Nonostante l’emergenza sanitaria che il nostro paese sta affrontando a causa dell’epidemia di Covid-19, recentemente l’Europa è stata testimone di una vera e propria esplosione di violenza e terrorismo ad opera dei fondamentalisti islamici. Ad essere colpita da questa nuova ondata di attentati terroristici è stata soprattutto la Francia. Nuove ondate di terrorismo in Francia – Conoscere il diverso per combattere l’estremismo. ondate di terrorismo in Francia – Conoscere il diverso per combattere l’estremismo Direttore responsabile: Claudio Palazzi 
Nel raccontare i fatti che sono accaduti di recente, i media tendono a mettere in luce le principali ragioni politiche alla base di tali episodi di odio religioso nei confronti del mondo Occidentale, senza però considerare l’eventualità che dietro questi eventi potrebbero nascondersi delle motivazioni più profonde, che dovrebbero farci riflettere sul perché l’Europa sia, ancora una volta, il bersaglio più colpito dai terroristi.

Attentati in Francia: cos’è successo e perché

A seguito del nuovo lockdown (che avrebbe dovuto instaurare un clima di maggior solidarietà), la Francia è tornata nel mirino dei fondamentalisti islamici.

Il 16 ottobre, in occasione del processo per l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo avvenuto nel 2015, un professore ha tenuto una lezione ai suoi studenti sulla libertà d’espressione, mostrando proprio quelle vignette che sono state la causa della strage. Questo suo gesto è stato percepito come una provocazione da parte dei terroristi islamici, tanto che all’uscita dalla scuola, un 18enne ceceno in contatto con i jihadisti ha ucciso l’insegnante. La Francia si ritrova sotto choc per questo episodio di violenza, ma l’incubo non si ferma e i terroristi tornano a colpire la cattedrale di Notre-Dame nel centro di Nizza, dove vengono uccise due donne e il guardiano della chiesa. Inoltre, nel corso della mattinata si registrano episodi simili anche ad Avignone e al consolato francese di Gedda, in Arabia Saudita, dove vengono aggrediti gli agenti della sicurezza francesi.

Dunque una vera e propria escalation di odio e violenza nei confronti di una nazione che da tempo lotta contro il terrorismo islamico.

All’origine di tutto questo vi è sicuramente l’inasprimento delle tensioni tra Macron e il presidente della Turchia Erdogan a seguito del discorso del presidente francese, che si dichiarava contrario al “separatismo” dell’Islam radicale per riaffermare la supremazia dei valori della Repubblica (tra cui la laicità). E’ proprio questo contesto di “guerra” tra i due leader ad essere strumentalizzato da Al-Qaeda che inizia a prendere di mira i luoghi di culto, come la sinagoga nella città di Vienna (2 novembre 2020).

Mondo islamico e Francia: perché tanto odio?

Come accennato poco prima, il presidente Macron ha recentemente annunciato di voler mettere in atto delle misure restrittive contro il cosiddetto islam separatista. E’ stata proprio questa sua dichiarazione ad accendere i contrasti con la Turchia, il cui presidente si è reso portavoce della protesta dei musulmani contro i francesi.

Tuttavia, l’odio che emerge chiaramente dagli eventi che hanno coinvolto il paese di recente lo riscontriamo anche in quelli accaduti nel passato (Nizza, ad esempio, è già stata vittima di un attentato il 14 luglio 2016, quando un uomo ha volontariamente investito con un camion la folla che assisteva ai festeggiamenti per la festa nazionale francese) e quindi non rappresenta una novità per la Repubblica. Sebbene le ragioni geopolitiche o politiche vengano individuate come le cause primarie di questo sentimento, ad influire molto sono anche le differenze culturali tra le due parti, che da sempre sono vittime delle incomprensioni reciproche.

Non va sottovalutato il fatto che la Francia sia stata un impero coloniale e che il trattamento riservato agli abitanti delle colonie è il potenziale punto di partenza del risentimento del mondo musulmano verso i francesi.

La paura del diverso

Se da un lato le scelte politiche adottate dal presidente Macron e dai governatori precedenti nei confronti della popolazione musulmana hanno l’obiettivo di contenere e prevenire il fenomeno del terrorismo, dall’altro è evidente che queste misure hanno contribuito a creare una situazione difficile per coloro che praticano la propria religione senza arrivare a commettere atti estremi. La stessa legge proposta da Macron, che prevede un maggior controllo dei luoghi di culto, rischia di limitare le libertà della maggior parte dei musulmani in Francia che esercitano pacificamente la loro fede e di alimentare l’esclusione e i pregiudizi nei confronti delle minoranze.

L’islamofobia e la xenofobia si basano infatti sulla permanenza di tanti preconcetti relativi a ciò che non si conosce abbastanza e che banalmente viene etichettato come “diverso”, semplicemente per paura di dialogare con “l’altro”. Ed è proprio sulla paura e sull’ignoranza che giocano i terroristi, strumentalizzando l’odio e l’intolleranza derivanti dall’incapacità di abbattere i pregiudizi e di convivere pacificamente.

Conclusioni

Quindi, anche in vista dei fatti recentemente accaduti, combattere la violenza resta un obiettivo fondamentale, poiché questa non va mai giustificata e tollerata. Allo stesso modo però, concentrarsi esclusivamente su ciò che sta succedendo in questo momento, porta a distogliere lo sguardo da quelle che sono le cause che l’hanno scatenato. Ad esempio la persistenza dei pregiudizi nei confronti di chi è straniero e di chi possiede valori culturali diversi da quelli a cui siamo abituati.

Dunque, occorre anche riflettere su quali atteggiamenti è giusto adottare per superare le difficoltà di comprensione che portano a conflitti e ad atti estremi. La persistenza di disuguaglianze e discriminazioni nei confronti delle minoranze etniche e religiose è una realtà che va presa in considerazione. Non farlo, con il pretesto di avere come priorità la lotta all’estremismo e al fanatismo religioso, a lungo andare potrebbe rivelarsi controproducente.

Per concludere, sono illuminanti le parole di Ryszard Kapuściński, giornalista polacco, che in un suo saggio scrive: “Ogni volta che l’uomo si è incontrato con l’altro, ha sempre avuto davanti a sé tre possibilità di scelta: fargli guerra, isolarsi dietro a un muro o stabilire un dialogo. […] L’esperienza di tanti anni trascorsi in mezzo agli altri mi insegna che la benevolenza nei loro confronti è l’unico atteggiamento capace di far vibrare la corda dell’umanità”.

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