L’area geografica del Nagorno Karabakh, territorio autonomo conteso da Azerbaigian e Armenia, è di nuovo protagonista di una guerra risalente a poco più di trent’anni fa tra questi due Paesi, ma vede coinvolti anche gli interessi geopolitici di grandi potenze internazionali come la Russia e la Turchia. Persino l’Italia è indirettamente implicata nel conflitto di quella che è considerata la via del gas tra Oriente e Occidente. Nagorno Karabakh: storia di un conflitto lungo 30 anni Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Quando un conflitto storico come quello del Nagorno Karabakh torna ad inasprirsi è importante risalire alle origini degli eventi per inquadrarne cause ed effetti:

Territorio e alleanze

Il Nagorno Karabakh è riconosciuto internazionalmente come parte dell’Azerbaigian dal 1991, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, ma presenta una maggioranza etnica armena. Baku, capitale azera, e Erevan, capitale armena, rivendicano la sovranità sulla regione, ma dietro tale ostilità si nasconde la presenza ingombrante di Russia e Turchia. La Russia è attenta alla situazione geopolitica dei territori dell’ex-URSS, in particolare alla regione del Caucaso meridionale, per via dell’intreccio di interessi legati alla sicurezza nazionale e allo sfruttamento di risorse di idrocarburi e in questa nuova fase del conflitto si ritrova a svolgere un delicato ruolo di mediazione tra le due parti.

Se da un lato il Cremlino mantiene un’alleanza militare con l’Armenia, dove ha stabilito una base, dall’altro ha stretto forti legami anche con l’Azerbaigian, sostenuto attivamente nel conflitto dalla Turchia. La netta posizione turca prevede un’unica soluzione: la completa liberazione del territorio che, a detta del presidente azero Aliyev, risulta sotto occupazione armena. Il sostegno tra Turchia e Armenia risale a secoli fa e nasce dalla comune appartenenza dei due popoli all’etnia turca, che ha instaurato un forte rapporto nazionalistico.

Il ruolo chiave di Russia e Turchia

L’equilibrio mantenuto dalla Russia è messo a dura prova dallo schieramento turco, che in qualche modo costringe il Paese ad un coinvolgimento meno mascherato e ne mina la sfera d’influenza in un’area storicamente di stampo filo-russo. A complicare la situazione sono gli stessi rapporti tra Russia e Turchia, già in crisi diplomatica dal 2015 e rivali nelle guerre in Libia e Siria in quanto sostenitori di parti avverse, che rischiano di influenzare gli sviluppi nel Nagorno Karabakh e di far prevalere le proprie decisioni rispetto a quelle di Baku ed Erevan.

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Nonostante le premesse Putin continua con la linea del dialogo, sebbene la prima tregua proclamata sia stata violata e Armenia e Azerbaigian si accusino a vicenda su chi lo abbia fatto per primo. Il primo ministro armeno, Sarkissian, reputa inconciliabile una resa diplomatica alla luce delle migliaia di morti che la guerra sta causando.

Il coinvolgimento italiano (e non solo)

Il Nagorno Karabakh rappresenta una delle aree principali per il trasporto di forniture energetiche in Europa ed è anche tra i primi fornitori in Italia. La presenza massiccia di gasdotti ed oleodotti garantisce da anni riserve di gas naturale e petrolio ed assicura all’Azerbaigian entrate cospicue, quindi è fondamentale per gli azeri salvaguardare le strutture energetiche dalle mosse del conflitto e dalle mire armene che aspirano a controllarle.

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La stessa Turchia importa le risorse dall’Azerbaigian ed ecco che la posta in gioco e gli interessi coinvolti delineano ancor di più fazioni e strategie. Per l’Italia Baku è la seconda fonte di petrolio dopo l’Iraq e un eventuale blocco delle esportazioni aggiungerebbe un carico oneroso sul piano economico ad un Paese già in estrema difficoltà.

Il Gruppo di Minsk

Nel 1992 l’odierna OSCE ha creato il Gruppo di Minsk, composto da Francia, Russia, Stati Uniti e rappresentanti di altri Paesi come l’Italia, la Turchia, l’Armenia e l’Azerbaigian, con lo scopo di far firmare un accordo di pace inerente la vicenda del Nagorno Karabakh. Il lavoro del Gruppo è lento e caratterizzato da tentativi di negoziati tra le parti e anche in questa nuova fase del conflitto è intervenuto al fianco della Russia nella richiesta di cessare il fuoco.

In seguito al primo fallimento sono attesi ulteriori sviluppi dopo il discorso del Segretario di Stato americano Pompeo, che ha invitato le parti in causa ad un colloquio e, di nuovo, alla resa armata. Tuttavia la pace sembra ancora lontana. Nagorno Karabakh: storia di un conflitto lungo 30 anni

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