Le crisi non colpiscono tutti allo stesso modo. Spesso non colpiscono neanche tutti: alcuni le subiscono mentre altri riescono a trarne guadagno. Secondo il rapporto Istat su occupazione e disoccupazione nel 2020, nell’anno della pandemia di Covid-19, in Italia sono stati persi 444.000 posti di lavoro. Di questi, le donne sono state 312.000, il 70%. Solo a Dicembre gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, 2000 uomini e 99000 donne, chiara evidenza di come le lavoratrici siano state maggiormente colpite dalla crisi che ha investito il mondo del lavoro. Perdere il lavoro durante una pandemia Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Tra queste vi è Daniela (nome di fantasia), 42 anni, ex event manager in una società attiva nel campo della comunicazione. “La pandemia – racconta – mi ha totalmente stravolto la vita: il mio lavoro era molto frenetico, organizzavo grandi eventi, a cui partecipavano anche seimila persone, e mi occupavo di tutto, dalla prima idea fino alla conclusione, dal contesto generale ai dettagli. La mia routine quotidiana era fortemente condizionata dagli eventi da organizzare, ai quali dedicavo molte ore del giorno, e a volte anche della notte.” Poi il virus, il lockdown e l’impossibilità di incontrarsi dal vivo. “Da Marzo è cambiato tutto: l’attività dell’azienda si basava soprattutto sull’organizzazione di eventi, quindi niente più eventi, niente più lavoro. Vengo messa in cassa integrazione e così, da un momento all’altro, la frenesia lascia spazio alla calma e al tempo libero”.

Cambiamenti

I due mesi di lockdown diventano un’occasione per dedicarsi alla famiglia. “Stare a casa – continua Daniela – mi ha dato la possibilità di passare più tempo con i miei figli e con il mio compagno. Ho riscoperto il piacere di stare tutti insieme, ma ho anche avuto modo di dedicarmi di più a me stessa. In generale, mi sono presa una pausa, sia mentale che pratica, da un lavoro molto coinvolgente, nella speranza che tutto si sarebbe risolto presto”.

Purtroppo così non è. Nonostante le riaperture di Maggio, l’emergenza continua, coinvolgendo soprattutto i settori le cui attività si svolgono necessariamente dal vivo. Rimangono chiusi, tra gli altri, cinema, teatri e musei; bisogna evitare assembramenti, quindi non si possono organizzare eventi dal vivo. L’azienda di Daniela non riparte. “A quel punto – ricorda – mi sono resa conto che qualcosa stava cambiando. Le prospettive non erano buone e si è iniziato a parlare di licenziamenti. Sinceramente, avendo un contratto a tempo indeterminato, mi sentivo relativamente tranquilla; non credevo, o non volevo credere, che sarei potuta rimanere coinvolta, anche perché il Governo aveva introdotto il blocco dei licenziamenti. Purtroppo l’azienda si trovava in una situazione troppo difficile, così a Novembre è stata messa in liquidazione e qualche giorno dopo mi è stato comunicato che di lì a poco avrei ricevuto la lettera di licenziamento.”

Ripartenza

Smaltita la delusione, Daniela ha iniziato a ragionare su come ripartire. “Un anno senza lavorare ha iniziato a farsi sentire, soprattutto sul piano economico. Lo stipendio del mio compagno, che per fortuna non ha avuto problemi in questo periodo, non è più sufficiente a mantenere quattro persone, oltre al mutuo che stiamo ancora pagando. A fine anno ho cominciato a valutare le possibili alternative. Ovviamente preferirei trovare un lavoro in linea con la mia precedente esperienza, anche quella avuta anni fa come segretaria in uno studio legale. In futuro, se le cose si sistemassero, mi piacerebbe riavere il posto di event manager, cosa che credo converrebbe a tutti vista la tanta esperienza che ho accumulato. Tuttavia, al momento la priorità è avere uno stipendio, perciò non avrei problemi ad accettare un’occupazione in ambiti diversi.” Trovare un nuovo lavoro, però, è tutt’altro che semplice. “Sto usando diverse piattaforme online per la ricerca: il mio curriculum viene letto, poi però non ci sono offerte di colloqui. E’ demoralizzante, ma non bisogna perdersi d’animo.”

Il ruolo della politica

Tra le vicende di un anno incredibile si è inserita anche la crisi del governo Conte II. “La caduta del governo mi ha spaventata: ci trovavamo in una situazione difficile, in piena emergenza e con in ballo le decisioni sull’utilizzo dei fondi europei, mi è sembrato tutto pazzesco. Tenendo conto dei vari problemi, forse si sarebbe dovuto fare uno sforzo in più.” Ora la speranza è che il governo Draghi sostenga il lavoro e ne favorisca la ripresa. “Dopo tanti mesi senza lavorare c’è la voglia, ma soprattutto la necessità, di ricominciare, di rimettersi in carreggiata. Si cerca di essere ottimisti, ma non sempre ci si riesce: hai tante preoccupazioni, devi occuparti della famiglia, trovare un lavoro, e intanto la situazione sanitaria è ancora lontana dall’essere risolta. Una magra consolazione è stata sapere di non avere colpa per licenziamento, essere consapevole di aver sempre svolto al meglio il proprio dovere. Il problema è che trovare un nuovo lavoro non è semplice, soprattutto di questi tempi. Essere una donna tra i 40 e i 50 anni mi fa sentire svantaggiata rispetto ad altre categorie di lavoratori, ma si va avanti, nell’attesa che le cose vadano meglio.”

La legge di bilancio 2021, approvata definitivamente il 30 dicembre 2020 e sulla quale il governo Conte II aveva posto la questione di fiducia, ha previsto diversi incentivi per favorire l’occupazione, tra cui quelli per l’assunzione di under 35, over 50 e donne. In particolare per queste ultime, la riduzione dei contributi per il datore di lavoro che assume è stata aumentata, passando dal 50%, previsto dalla legge 92/2012, al 100% fino a un massimo di 6000 euro annui. C’è ancora molto da fare, ma è un primo passo.

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