L’estate si avvicina e nel periodo più caldo dell’anno, i cittadini romani sembrano saperlo bene, il problema dei rifiuti nella Capitale riemerge con forza facendosi sentire – letteralmente e non solo metaforicamente –fino a diventare insostenibile. Un problema di lunga data, oramai, che ha rimbalzato da un’amministrazione all’altra senza che una soluzione sia stata effettivamente trovata. Dopo la chiusura della discarica di Malagrotta nel 2013, necessaria per allontanare il rischio per Roma di una procedura d’infrazione europea, nessun’amministrazione si è rivelata capace di attuare un piano di gestione efficiente. Si è dovuto ricorrere a impianti di smaltimento collocati fuori dalla regione, se non addirittura all’estero, con gravi conseguenze sia dal punto di vista ambientale che per i cittadini, i quali hanno visto aumentare notevolmente il costo della Tari, la tassa sui rifiuti. Il sindaco Roberto Gualtieri insiste sulla necessità di costruire il termovalorizzatore, previsto dal Piano Gestione Rifiuti approvato ad agosto dello scorso anno. Il luogo designato per la realizzazione è l’area industriale di Santa Palomba, all’interno del Municipio IX della Capitale, sebbene in diverse occasioni comitati, associazioni e gruppi organizzati di cittadini si siano mobilitati per esprimere il loro dissenso e protestare contro la costruzione.

Sono in molti, dunque, a chiedersi: a Roma serve davvero un termovalorizzatore? Implementare il sistema di raccolta è sufficiente? È quello che ho cercato di capire attraverso le parole di due giovani ragazzi, Lorenzo e Celeste, 23 e 27 anni, nati e cresciuti a Roma, rispettivamente nel quartiere di Villa Verde (Municipio VI) e Nuovo Salario (Municipio III).

Come funziona la raccolta nel tuo quartiere? Ti ritieni soddisfatto/a?

Lorenzo: «Una raccolta porta a porta che prevede rifiuti differenti a seconda dei giorni della settimana. Complessivamente si, mi ritengo soddisfatto». Di diverso avviso Celeste: «Nella mia zona la raccolta non è porta a porta. Ci sono i cassonetti lungo la strada che, teoricamente, andrebbero svuotati in determinati momenti della giornata» ma questo non accade «Soprattutto quest’estate ci sono stati rallentamenti nella raccolta e spesso i rifiuti sono più fuori dai cassonetti che dentro».

Da questo punto di vista qual è stata l’amministrazione più efficiente secondo te? E quale la meno?

Celeste: «Negli anni passati, tra il 2009 e il 2012 la situazione non era così drammatica; dall’amministrazione Raggi (Virginia n.d.r.) in poi è sicuramente peggiorata».

Lorenzo: «Nell’ultimo anno e mezzo le cose sembrano andare meglio sotto la guida di Gualtieri. Con la Raggi il problema raggiunse il suo apice».

Stando ai numeri dei reclami ricevuti dall’AMA, in testa alla classifica dei municipi più in difficoltà figurerebbe il Municipio VII (Appio Tuscolano), seguito da Pigneto e Centocelle; poco dopo si trovano il Centro storico e il quartiere Prati, per ultimi Tor di Quinto e Tiburtino con un numero di circa seimila segnalazioni ciascuno. In che posizione inseriresti il tuo quartiere?

C: «Non mi sento di inserirlo (Nuovo Salario n.d.r.) tra gli ultimi, ma nemmeno tra i primi. Forse poco prima o dopo il centro».

L: «Lo inserirei tra gli ultimi, se proprio devo. Non credo che da Valle Verde siano partiti così tanti reclami».

Nel 2019 il livello di raccolta differenziata a Roma era del 45,2 per cento, contro una media nazionale del 63 per cento, mentre la città di Milano batte Roma con una media del 70%. Cosa non funziona a Roma?

C: «Ho avuto modo di stare per diverso tempo a Milano e di viverla da cittadina. Sicuramente la raccolta funziona molto meglio di Roma. Le multe, regolarmente comminate in caso di mancata o errata differenziazione dei rifiuti, sono un buon deterrente».

L: «Milano ha il vantaggio di essere molto più piccola a livello territoriale, ma credo anche che ci sia un diverso approccio culturale alla questione, maggiormente impegnato rispetto a Roma».

Secondo te, il termovalorizzatore previsto dal Piano Gestione Rifiuti approvato dal sindaco Gualtieri potrebbe essere una soluzione o Roma può farne a meno?

C: «Così com’è organizzata ora la raccolta non basta, specialmente dopo la chiusura della discarica di Malagrotta.  È doveroso un ripensamento complessivo. Non trovo funzionale, ad esempio, il fatto che alcuni quartieri abbiano sistemi di raccolta diversi da altri: la modalità porta a porta, personalmente, conferirebbe alla città un’immagine più decorosa. Quanto al termovalorizzatore, credo che potrebbe esser d’aiuto: d’altronde, grandi capitali europee come Copenaghen ospitano impianti simili nel centro città».

L: «Non so se il termovalorizzatore possa essere il più efficace ma sicuramente servirebbe una soluzione più innovativa sul piano tecnologico. Spero solo non porti gli stessi disagi, come i cattivi odori, dell’impianto di Ponte di Nona».

Il piano promette di portare la raccolta differenziata al 65-70% dai 45 attuali in 10 anni. Un sogno ad occhi aperti o un obiettivo realizzabile?

Celeste: «È un buon proposito, ma non penso sia assolutamente verosimile». Anche Lorenzo è d’accordo: «È inverosimile, soprattutto a Roma».

Temi che un impianto come il termovalorizzatore disincentiverebbe i cittadini e la città nell’impegno quotidiano verso il riciclo, e quindi nel raggiungimento del target di raccolta previsto per Roma?

C: «Penso che quella del riciclo sia un’abitudine di educazione civica; non attribuirei la responsabilità al termovalorizzatore. Punterei piuttosto ad insegnare al rispetto nello smaltimento dei materiali vista la grave crisi climatica in cui ci troviamo».

L: «Forse si. Sapere di essere responsabili in prima persona della raccolta all’interno della propria città è diverso dal demandare la responsabilità ad un macchinario».

C’è chi dice che Roma costa troppo per ciò che offre: sei d’accordo?

Celeste: «Abbastanza, effettivamente l’offerta dei servizi è pessima per quanto mi riguarda, a partire dai trasporti pubblici».

Lorenzo: «Dipende. Da turista costa meno di molte altre mete. Pure da cittadino, alla fine, si paga il prezzo di vivere nella Capitale storica, il centro del mondo per certi versi».

Quali sono le problematiche che da cittadina romana senti l’urgenza vengano risolte?

Celeste: «Direi che il problema rifiuti se la gioca a pari merito con il trasporto pubblico». Concorde Lorenzo: «In primo luogo i trasporti pubblici, e di conseguenza la mobilità e il traffico. Oltre i rifiuti, aggiungerei che i servizi di pulizia della città in generale andrebbero incrementati».

I problemi legati alla gestione dei rifiuti influiscono sull’immagine turistica di Roma o la bellezza della città Eterna riesce ancora ad avere la meglio?

C: «Alcune zone più periferiche non vengono frequentate dai turisti. Non si può dire lo stesso per quelle vie del centro che vedono i rifiuti marcire sul bordo della strada».

L: «Si, nella percezione del turista proveniente da una città meglio organizzata e pulita, l’impatto è ancora più evidente».

 

Il punto

Sebbene in disaccordo su alcuni punti, dalle risposte di Lorenzo e Celeste emerge grossomodo la disorganizzazione connessa al problema di raccolta e smaltimento dei rifiuti nella Capitale. Il totale dei rifiuti prodotti e raccolti a Roma nel 2019 è stato di 1.690.303 tonnellate. Se il Piano di Gestione riuscisse nell’obiettivo di portare la raccolta al 70%, stando a questi numeri, resterebbero ancora 600 mila tonnellate da smaltire e destinare al termovalorizzatore. L’impianto, la cui costruzione è prevista per la primavera del 2024, si occuperebbe di bruciare i rifiuti indifferenziati e di trasformarli quasi totalmente in energia elettrica, con un margine di emissioni nocive. La gran parte delle ceneri pesanti e leggere prodotte, infatti, verrebbero impiegate come materiale inerte su fondi stradali e usi edili. Un progetto che sembrerebbe risolutivo. Certo è che prima della messa in funzione, annunciata per il 2026, Roma ospiterà il Giubileo nel 2025 e magari l’Expo 2030: questo aumenterà sensibilmente la quantità di rifiuti prodotti. Nel frattempo, staremo a vedere.

 

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