Un ponte tra Oriente e Occidente nel centro storico di Bari, dove i pellegrini cattolici si uniscono a quelli ortodossi nella devozione ad uno dei più grandi santi della Chiesa indivisa: San Nicola. Questo ponte tra due realtà tanto lontane tra loro si materializza nel luogo appositamente edificato per accogliere le spoglie del Santo: la Basilica di San Nicola di Bari, un maestoso esempio di architettura romanico pugliese, dove fede, tradizione, arte e qualche mistero coesistono da secoli. San Nicola ecumenismo
Perché San Nicola si trova a Bari
San Nicola, insieme a San Sabino ed alla Madonna di Costantinopoli o Odigitria, è il patrono di Bari, anche se non ha origini baresi. Nicola nacque, da genitori di fede cristiana e benestanti, il quindici marzo del 270 d.C. a Pàtara di Licia, regione dell’Impero Romano d’Oriente, corrispondente all’attuale Turchia sud-occidentale. Rimasto orfano fin da piccolo, fu allevato in un monastero. Trasferitosi a Mira, altra cittadina della Licia, lì venne ordinato presbitero e successivamente nominato vescovo per acclamazione, dove dedicò il suo ministero al bene dei suoi concittadini e alle opere di carità. Imprigionato ed esiliato nel 305 durante le persecuzioni emanate da Diocleziano, fu poi liberato da Costantino I nel 313. La sua fede, ben radicata nei principi dell’ortodossia cattolica, lo portò a condannare l’eresia dell’arianesimo; a tal proposito, la tradizione ci tramanda che, nel corso del Concilio di Nicea del 325, San Nicola, in un momento d’impeto, prese a schiaffi Ario, un vescovo eretico, che sosteneva che la natura del Figlio non fosse uguale a quella del Padre. Il Santo morì a Mira il sei dicembre dell’anno 343 e le sue spoglie furono deposte nella cattedrale di quella stessa città. San Nicola ecumenismo
Durante il dominio bizantino, Bari era la città ed il porto più importante della regione, tanto da essere capoluogo del thema di Longobardia e, dal 975, sede del catapano, funzionario imperiale che amministrava tutti i domini bizantini nell’Italia meridionale. Nell’anno 1071, con la conquista della città da parte dei Normanni, Bari perse la sua centralità, poiché i nuovi arrivati la privarono del ruolo di capitale, trasferendola a Palermo. La città pugliese iniziò ad attraversare un periodo di crisi, dovuto al conseguente calo nelle attività commerciali, e quindi necessitava di una soluzione che la ricollocasse nuovamente come punto di riferimento politico ed economico sul mare Adriatico. La soluzione fu trovata: recuperare le reliquie di San Nicola, tanto più che Mira era ormai occupata stabilmente dai mussulmani. Possedere le reliquie di un Santo universalmente conosciuto avrebbe consentito a Bari di ottenere una dignità religiosa che in effetti gli mancava. Non da ultimo, la presenza delle reliquie di San Nicola, vista la sua notorietà, avrebbe richiamato un gran numero di pellegrini da ogni parte d’Europa, con un enorme ritorno economico per la città. San Nicola ecumenismo
Nella primavera dell’anno 1087, 62 marinai salparono da Bari su tre imbarcazioni diretti ad Antiochia per vendere del frumento. Fu l’abate benedettino Elia, futuro vescovo di Bari, che, prima della partenza, fornì le necessarie informazioni ai marinai per la riuscita dell’impresa: il giorno 20 aprile, Mira sarebbe stata quasi deserta per via di una ricorrenza popolare, festeggiata dalla cittadinanza in campagna. Inoltre, la chiesa, dove erano state deposte le spoglie di San Nicola, si era venuta a trovare nel tempo in una zona periferica, poiché il nuovo centro cittadino costruito dai musulmani aveva lasciato il borgo cristiano quasi disabitato ed ai margini della città. I baresi, giunti a Mira, si recarono presso la cattedrale, dove fingendosi pellegrini si fecero indicare la tomba del Santo. Ottenute le indicazioni del caso, immobilizzarono i pochi monaci presenti e una volta rotta la lastra tombale di San Nicola, s’impossessarono delle ossa del Santo, trovate immerse in un liquido: quella che poi sarà definita a Bari la sacra manna. Non se ne conosce il motivo per il quale i marinai baresi trafugarono una parte dello scheletro, prendendo solo le ossa più grandi del Santo, compreso il teschio, lasciando nel sepolcro il resto delle spoglie (poi prese dai veneziani anni dopo). Probabilmente, ciò fu semplicemente dovuto alla fretta, del resto l’impresa era piuttosto avventata. Dopo circa settecentocinquanta anni dalla sua morte, San Nicola lasciava la sua terra di origine per la volta di Bari, dove giungeva, tra l’acclamazione dei suoi cittadini, il nove maggio del 1087. L’abate Elia depose temporaneamente le spoglie del Santo presso la chiesa di San Benedetto, nelle more di una più degna collocazione. Questa impresa fu documentata in due opere letterarie coeve agli avvenimenti narrati riconducibili a Niceforo, un monaco benedettino barese, ed a Giovanni Arcidiacono, prelato barese vicino al vescovo Ursone, i quali contribuirono a diffondere la notizia in gran parte dell’Europa, come spiegato da Mauro Spagnoletti in “La traslazione di S. Nicola di Mira e la storiografia barese” (Archivio storico pugliese, Vol. 39, 1986, pp. 101-132). San Nicola ecumenismo
La questione della giusta collocazione del Santo in città non sembrò facilmente risolvibile. Se da una parte l’abate Elia, come anche il popolo, era del parere della necessità di edificare una nuova chiesa che rendesse onore al Santo, dall’altra, il Vescovo di Bari Ursone, incurante del volere popolare e appoggiato dall’aristocrazia locale, dispose che le ossa trafugate fossero deposte in Cattedrale, simbolo del potere ecclesiastico. Tuttavia, il Vescovo dovette tornare sui suoi passi, accettando la proposta di Elia, non tanto per i reiterati tentativi fatti dall’Abate perché cambiasse la sua decisione, quanto per i cruenti scontri tra i soldati della Cattedrale e i popolani rivoltosi. San Nicola ecumenismo
Il sito per edificare la chiesa fu individuato nello spazio occupato dal palazzo del Catapano bizantino, la cui area era rimasta abbandonata. L’Abate benedettino fece iniziare subito i lavori, in quello stesso anno 1087, con la realizzazione della cripta, che fu ultimata due anni dopo, nel 1089. Per la sua costruzione fu riutilizzata parte del pavimento del Palazzo del Catapano e i pilastri delle diverse chiese demolite nell’area. L’anno 1089 vide Papa Urbano II giungere appositamente a Bari, per consacrare la cripta e deporre le reliquie sotto l’altare maggiore. Nell’occasione, conseguentemente alla morte di Ursone, il Papa consacrò arcivescovo di Bari lo stesso abate benedettino Elia. I lavori di costruzione proseguirono con la costruzione della parte superiore della basilica, grazie all’interessamento del successore di Elia, l’abate Eustazio. La basilica fu consacrata da Papa Celestino III il ventidue giugno 1197.
La Basilica di San Nicola a Bari
La basilica, edificata in stile romanico pugliese in pietra calcarea bianca, si presenta con una facciata a salienti, coronata da archetti, tripartita da due lesene che poggiano su altrettante colonne libere con capitelli di età tardo romana. Inoltre, osservando il prospetto dall’alto in basso, si notano un oculo centrale, sovrastante e, alla base, i tre portali -due portali laterali più piccoli ed uno centrale più grande- che danno accesso alle rispettive navate all’interno della chiesa. Il portale centrale, quello più riccamente decorato, è circoscritto da un protiro, poco profondo e slanciato, che ha sulla cuspide del timpano una sfinge, rappresentante la Santissima Trinità, ed è sostenuto da due colonnine corinzie che poggiano su buoi stilofori, a loro volta distesi su due mensole ricavate da due cornicioni di età romana. Vi è una ragione per cui, a differenza dei portali romanici generalmente decorati con leoni stilofori, qui troviamo stranamente dei buoi: la tradizione narra che le ossa del Santo, una volta sbarcate, furono portate in città su un carro trasportato da due buoi, i quali ad un certo punto del tragitto decisero di fermarsi e non vollero più avanzare. Tale episodio venne interpretato come un prodigio e pertanto si decise che le spoglie del Santo dovessero essere custodite in quel preciso luogo, dove poi è sorta, appunto, la basilica. San Nicola ecumenismo
La facciata della basilica è fiancheggiata da due torri quadrangolari: la Torre del Catapano a destra e la Torre delle Milizie a sinistra, diverse fra loro per altezza, fattura, simmetria e allineamento. In epoche precedenti all’edificazione della basilica, le due torri potrebbero aver ricoperto ruoli difensivi nell’ambito del preesistente Palazzo del Catapano.
I fianchi della basilica sono caratterizzati dalla presenza di contrafforti ad archi ciechi, sopra i quali corre il loggiato, in corrispondenza dei matronei interni. Sul fianco dell’edificio prospiciente la via d’ingresso alla piazza della Basilica è presente il portale dei leoni, particolarmente interessante per il suo valore artistico e simbolico. La porta è così chiamata in virtù dei due leoni stilofori che sorreggono due colonne sui cui capitelli vi sono due piedritti raffiguranti l’uno un contadino che sta mietendo il grano, l’altro un vendemmiatore. Queste due figure sono allegoricamente collegate con i due calici a doppia ansa, che è possibile scorgere nella parte bassa dei due stipiti, dai quali si elevano tralci di vite per tutto lo stipite e, continuando sull’architrave, si uniscono in un terzo calice. Queste figure richiamano, evidentemente, il miracolo eucaristico. Altra parte significativa del portale è la parte interna dell’archivolto, definito arco dei cavalieri. Infatti, in tale arco sono principalmente raffigurati due gruppi di quattro cavalieri per parte, i quali sembrano dirigersi alla conquista di una torre su cui vi sono due arcieri, mentre a terra vi sono due fanti, per entrambi i lati della torre, armati di spada e in attesa dello scontro con i cavalieri aggressori. Le interpretazioni date alla scena cavalleresca sono diverse, tra cui una raffigurazione legata ai cavalieri di Re Artù, in analogia ad altre raffigurazioni simili a Otranto. In tal senso ci viene in aiuto anche lo studio dello storico Francesco Babudri in “La porta dei leoni in S. Nicola di Bari” (Archivio storico pugliese, vol. 2, 1949), secondo cui la torre è una figura eucaristica (op. cit. pp. 106-109). La manifattura di questo portale, come anche di quello principale, spicca anche per via delle decorazioni bizantine, longobarde e normanne armonicamente integrate tra loro. San Nicola ecumenismo
L’interno della basilica si presenta con una pianta a croce commissa ed è suddivisa da tre navate sostenute da pilastri e da sei colonne corinzie per lato, di cui le prime quattro affiancate a coppie. La navata centrale maggiore è ulteriormente sostenuta da tre arconi trasversali, edificati nel quindicesimo secolo con funzioni di rinforzo della struttura, resa pericolante a causa del terremoto del 1456. Risale, invece al 1673 il soffitto in legno dorato e in stile barocco, intervallato da opere pittoriche del pittore bitontino Carlo Rosa.
In fondo alla Basilica si ha il presbiterio, distinto dalla navata centrale da ulteriori tre archi a tutto sesto, dove l’altare è sormontato da un ciborio, il più antico della Puglia, risalente al dodicesimo secolo. Il baldacchino all’apice del ciborio è sorretto da quattro colonne di marmo antico e da capitelli, mentre al centro della sua trave frontale presenta una piastra in rame smaltata del 1139 raffigurante l’incoronazione di re Ruggero II da parte di San Nicola. La presenza di tale immagine evoca un messaggio politico e simbolico, poiché rappresenta i legami tra la basilica e la monarchia normanna. Tra l’altare e l’abside, vi è la cattedra di Elia -così definita per via di un’incisione sul retro che lo richiama-, pregevole esempio di arte romanica del dodicesimo secolo. Realizzata da un unico blocco di marmo, è costituita da un sedile con braccioli e alta spalliera, sostenuto da tre telamoni. Sempre sul presbiterio, il pavimento che contorna la Cattedra di Elia è finemente decorato a mosaico, dove tra i motivi ornamentali è ripetuto il monogramma cufico di Allah. In merito a questa indubbia stranezza della presenza di un elemento musulmano in una chiesa sono state formulate diverse ipotesi. Tra le più accreditate vi è quella che alla composizione del mosaico siano stati chiamati artigiani arabi dalla Sicilia o, anche, che sia stato composto dalle maestranze locali di etnia saracena partecipanti all’opera. In entrambi i casi, si presume che queste maestranze abbiano voluto lasciare un segno per rispetto alla propria religione. A tal proposito, è utile rammentare che Bari, seppur per un breve periodo (dall’anno 847 all’anno 871), è stato un emirato arabo. Non a caso, nei muri laterali della Basilica vi sono inclusi alcuni mattoni con incise iscrizioni arabe: si tratta di materiale edile di risulta proveniente da precedenti costruzioni risalenti a quel periodo storico. Del resto, è presumibile che all’epoca dell’edificazione della Basilica vi fossero ancora a Bari cittadini di discendenza saracena. San Nicola ecumenismo
Alle spalle della cattedra, si erge il monumento funebre di Bona Sforza, regina di Polonia e duchessa di Bari. Il gruppo marmoreo, eretto nel 1593, circa trentasei anni dopo la sua morte a Bari, mostra la regina in atteggiamento di preghiera, attorniata da San Stanislao, patrono della Polonia, e, ovviamente, da San Nicola, mentre le figure femminili poste alla base del mausoleo reggono lo stemma del regno di Polonia e del ducato di Bari.
Nel transetto destro della basilica è sito un altare in argento, dedicato a San Nicola, sui cui lati in bassorilievo sono rappresentati episodi della vita del Santo. Questo manufatto fu commissionato dal priore Alessandro Pallavicino agli orafi napoletani Ennio Avitabile e Domenico Marinelli nell’anno 1684, al fine di sostituire il precedente altare, donato dallo zar di Serbia Uros II Milutin nel 1319 e che da quella data custodiva le spoglie del Santo, ormai considerato vetusto. A seguito della commissione, il vecchio altare venne fuso e con l’argento così ricavato gli orafi napoletani ne realizzarono uno in stile barocco, più vicino ai gusti artistici del momento. L’altare restò collocato sulla tomba di San Nicola fino al 1957, anno in cui fu posto nell’abside destra della basilica. Al di là della bellezza dell’opera, questo altare è particolarmente noto per essere legato ad un vero e proprio enigma. Infatti, su una lastra d’argento, apposta sulla mensa dell’altare, vi è incisa un’iscrizione: un crittogramma, costituito da seicentoventiquattro caratteri latini riportati senza alcun apparente ordine logico, che nessuno nel corso di oltre tre secoli è mai riuscito ragionevolmente a decifrare. San Nicola ecumenismo
Infine, nelle immediate vicinanze del portale, adiacente alla navata destra della basilica, è possibile ammirare il ‘Tesoro di San Nicola’, posto nell’apposita sala e contenente oggetti sacri e doni fatti alla Basilica: degni di menzione, solo per citarne alcuni, sono i candelieri in cristallo di rocca, la croce angioina che contiene una reliquia del legno della Croce di Cristo, donata da Carlo II d’Angiò, la corona ferrea con la quale fu incoronato Ruggero II il Normanno nel 1132 e una reliquia della spina della corona di Gesù.
Dagli ampi spazi della basilica, attraverso due scalinate ubicate nelle navate laterali, si scende nella cripta: cuore originario dell’intero complesso religioso. La cripta si presenta a base rettangolare, strutturata su nove navate composte da ventisei colonne che sorreggono trentasei volte a crociera. Le colonne, e i relativi capitelli, sono diverse fra loro: alcune di derivazione bizantina, altre di derivazione normanna. Il presbiterio è delimitato da una cancellata e dietro l’altare, sotto il quale sono custodite le reliquie del Santo, è possibile ammirare una preziosa icona donata dallo zar di Serbia Uros III nel 1327. Una parte della cripta è dedicata ad una cappella ortodossa, caratterizzata dall’iconostasi, dove ogni domenica si celebra la liturgia ortodossa. San Nicola ecumenismo
Non meno curiosità suscita, la colonna “miracolosa”, attualmente protetta da una gabbia di ferro e sita in un angolo della cripta. Sono diversi i motivi per i quali questa viene definita miracolosa. La leggenda vuole che questa colonna di marmo rosso sia stata notata da San Nicola a Roma, in occasione della visita che fece a papa Silvestro. Questa, caduta nel Tevere, riapparve nel porto di Myra e il Santo la collocò nella sua chiesa. Sempre secondo la leggenda, la stessa colonna, a seguito della traslazione delle spoglie di San Nicola, fu vista miracolosamente galleggiare nel porto di Bari. La sera prima della consacrazione della cripta, la leggenda dice che lo stesso San Nicola, apparso insieme a degli angeli, vi collocò la colonna, poiché ve n’era una mancante a sostegno di una delle volte dell’edificio. Ma la ragione per cui i baresi la considerano miracolosa, al di là delle asserite proprietà taumaturgiche, è un’altra: secondo la tradizione popolare, le donne nubili in cerca di marito girandovi intorno per tre volte e baciandola avrebbero contratto matrimonio in breve tempo. A quanto pare sembrerebbe che questo desiderio delle ragazze venisse effettivamente soddisfatto. Purtroppo nel corso dei secoli, per il fatto di essere continuamente toccata dai fedeli, la colonna si è deteriorata e per preservarla, è stata ingabbiata in una inferriata e collocata in un angolo della cripta, a destra della scalinata d’ingresso. Sono ormai anni che alle ragazze in cerca di marito è impedito in tal modo di girarle attorno; tuttavia, le ragazze continuano a rivolgere una preghiera al Santo davanti a questa colonna, sperando di essere presto esaudite. San Nicola ecumenismo
Il culto di San Nicola
Il culto di San Nicola si diffuse dapprima nell’intero Impero Bizantino, del quale, per alcuni secoli, fece parte anche buona parte dell’Italia meridionale. Nel corso dei secoli la devozione si diffuse anche in Occidente e tra i popoli slavi. A Roma, come anche a Ravenna e a Venezia, il Santo viene raffigurato in alcune chiese già tra l’ottavo e il nono secolo. Nei secoli successivi si diffuse anche in Francia, in Germania, in Olanda, in Inghilterra e, attraverso l’influenza bizantina, nell’Est europeo, soprattutto in Russia dove la devozione al santo si è così radicata nel tempo, tanto da essere seconda solo alla Vergine Santissima e da meritargli il patronato della nazione.
In sostanza, San Nicola, già nel Medioevo, divenne uno dei santi più popolari del cristianesimo sia in Oriente che in Occidente, probabilmente grazie, anche, alla natura dei prodigi e alle leggende a lui attribuiti che esaltavano la sua generosità, espressa soprattutto nei confronti dei più bisognosi o dei più deboli, come i bambini. Fra le sue gesta più conosciute, vi è l’episodio che narra di un padre che, caduto in povertà, non era in grado di fornire ad ognuna delle sue tre figlie la dote necessaria per maritarsi. Pertanto, decise di avviare le tre figlie alla prostituzione. San Nicola, venuto a conoscenza della decisione presa da questo padre, per tre notti consecutive gettò dalla finestra della loro casa un involucro contenente denaro (o forse oro), perché ognuna delle ragazze avesse la dote necessaria per il matrimonio. Sono diversi anche i prodigi che vedono San Nicola intervenire in aiuto dei bambini, fra questi il più noto, in verità declinato in diverse versioni, narra che Nicola, questa volta già vescovo, resuscitò tre bambini che un oste aveva ucciso, fatto a pezzi e messi sotto sale per utilizzarne la carne. San Nicola ecumenismo
Il miracolo, comunque, più famoso, che si compie ancora, è la quello della manna di San Nicola. Come già riportato nelle cronache del tempo, i marinai baresi trovarono lo scheletro del Santo immerse in un liquido. Ebbene, ancora oggi, nel sepolcro si forma questo liquido: la Manna di S. Nicola. A seguito delle analisi effettuate nel 1925 dal Laboratorio di chimica dell’Università di Bari, questo liquido non è altro che un’acqua di particolare purezza. Non è chiaro se questo liquido trasudi dalle ossa del Santo o dalle pareti della tomba. Tuttavia, per i fedeli, si tratta di un vero e proprio miracolo, mentre per altri si tratterebbe, invece, di un fenomeno chimico analogo a quello di un fenomeno naturale di condensazione vaporosa. Tuttavia, qualsiasi sia la ragione per cui questo liquido venga a formarsi, si deve riconoscere la sua natura di reliquia perché venuto in contatto con le ossa del Santo. La sera del nove maggio di ogni anno, in occasione della festa del Santo, si raccoglie circa mezzo litro di questo liquido, il quale, diluito in acqua benedetta, è distribuito ai fedeli in piccole boccette. Alla Manna sono attribuiti poteri taumaturgici dalla tradizione popolare.
Per concludere, una clamorosa notizia: le ossa sepolte nella Basilica potrebbero non essere quelle di San Nicola! Nel 2017 tutte le testate giornalistiche nazionali e internazionali hanno diffuso una notizia che aveva dell’incredibile: i resti di San Nicola sarebbero rimasti nella chiesa di San Nicola a Demre (l’antica Mira) in Turchia ed i baresi prima e i veneziani dopo si sarebbero appropriati delle ossa di un altro sacerdote. San Nicola ecumenismo
Questo è almeno quanto affermato da Cemil Karabayram, archeologo turco, secondo il quale le ricerche effettuate presso la cattedrale dove originariamente erano state deposte le spoglie di san Nicola, hanno evidenziato, attraverso l’utilizzo del georadar, l’esistenza di una cripta sottostante il pavimento della chiesa, dove potrebbe essere ubicato il vero sepolcro del Santo, ancora inviolato e, quindi, ancora contenente le sue spoglie. Tuttavia, siamo ancora nel campo delle ipotesi e nulla è stato dimostrato in tal senso. Infatti, su stessa ammissione dell’archeologo turco, ci vorrà ancora del tempo prima di giungere alla cripta, perché il pavimento ad essa sovrastante è decorato con preziosi mosaici che sarà necessario preservare, prima di poter scavare un accesso al locale sottostante. Sono ormai passati alcuni anni da questo annuncio e non vi pare, ad oggi, che vi siano ulteriori novità su questo fronte. San Nicola ecumenismo
La notizia non ha certo scomposto la certezza dei baresi: per loro San Nicola è, senza alcun dubbio, a Bari, con buona pace dei turchi.