Trieste, una città unica nel suo genere per la sua posizione geografica, posta all’estremità orientale sull’Adriatico al confine tra Italia e Slovenia, che da millenni l’ha resa un luogo di incontro e scambio tra culture e tradizioni diverse. Unica perché Trieste è una città dal carattere mitteleuropeo, multietnica e multiculturale: abitata da circa duecentomila residenti fra italiani, sloveni, croati, bosniaci e serbi, ma anche da tedeschi, austriaci, ungheresi, rumeni, albanesi e, pur tuttavia, oggi è un luogo accogliente e tollerante come pochi, dove diverse culture e tradizioni coesistono pacificamente.

Storia della città

La città ha origini antiche, già nell’età del bronzo la zona era abitata dai “Castellieri”, etnia illirica che viveva in villaggi protetti da fortificazioni in pietra, poi s’insediarono i Veneti. Diventata parte dell’Impero Romano nel 178 a.C., l’antica Tergeste consolidò il suo primo sviluppo come centro abitato e la propria fama crebbe fino ad essere uno dei più importanti porti dell’Adriatico, come può intuirsi dalle numerose vestigia romane presenti in città. Ancora oggi, ai piedi del Colle di San Giusto, è visibile un teatro romano, mentre sulla sommità si possono vedere i resti di una basilica civile e la platea lastricata del I secolo d.C.. Secoli dopo, nel Medio Evo, al lato della basilica romana furono edificati il Castello (XV Sec.) e la Cattedrale di San Giusto (XIV Sec.).

Nel 1098 Trieste risultava essere sede di Diocesi vescovile e nel 1139 la città divenne un libero comune. Nel 1382, i triestini logorati dalla guerra contro i veneziani firmarono spontaneamente un atto di “libera dedizione” all’Imperatore austriaco Leopoldo III d’Asburgo. Iniziò così un legame tra la città e gli Asburgo durato circa cinquecento anni.

Nel 1718 Carlo VI d’Asburgo firma con l’Impero Ottomano una serie di trattati commerciali e, per dare ulteriore impulso all’economia, nel 1719 proclamò “porto franco” il porto di Trieste, praticamente esentandolo dal pagamento dei dazi. Il porto ebbe la sua consacrazione come primo porto dell’Impero sotto il regno di Maria Teresa d’Austria, la quale, grazie alle sue illuminate riforme, permise a Trieste di raggiungere un alto livello di benessere e di autonomia che l’avrebbe resa seconda solo a Vienna.

In seguito alla dichiarazione di “porto franco”, Trieste si trasformò in una città cosmopolita, dove la favorevole politica economica, i privilegi commerciali e l’alto livello di tolleranza religiosa, garantiti dagli Asburgo, favorì l’integrazione in città di nuove comunità etnico-religiose, quali quelle greche ortodosse, illiriche e ebraiche.

Nella prima metà del 1800, la città attraversò un periodo di ulteriore sviluppo: nacquero le Assicurazioni Generali, l’Assicurazione Adriatica di Sicurtà, società di navigazione a vapore e, nel 1857, grazie alla nascita della Camera di Commercio e della ferrovia “Sudbahn”, i traffici commerciali si svilupparono verso Oriente, in questo favoriti, nel 1869, dall’apertura del Canale di Suez. Anche l’industria conobbe un periodo di espansione, in particolar modo quella della cantieristica navale, quella del caffè e verso la fine del secolo anche quella siderurgica, con l’apertura della Ferriera di Servola. Anche dal punto di vista demografico la città si sviluppò notevolmente, tanto da contare alla fine dell’Ottocento una popolazione residente di circa duecentoquarantamila abitanti. Trieste: una città a misura d’uomo

Nel primo conflitto mondiale, con l’inaspettata entrata in guerra dell’Italia a fianco dell’Intesa, gli austroungarici si trovarono ad affrontare un nuovo fronte di guerra a circa una trentina circa di chilometri da Trieste, con battaglie che infuriarono intorno all’Isonzo e sul Carso. Con la guerra le condizioni di vita della popolazione peggiorarono per la crisi economica e la natura cosmopolita della città aggravò la situazione sotto l’aspetto sociale, con tensioni che si verificarono tra le diverse etnie.

La guerra, come noto, si concluse con la sconfitta dell’Impero austroungarico e il 3 novembre 1918 il cacciatorpediniere Audace, della marina italiana, attraccò sul Molo San Carlo (ribattezzato poi proprio Molo Audace), di fronte all’odierna Piazza Unità d’Italia. Fu la prima nave italiana ad arrivare a Trieste, dalla quale sbarcarono, per prendere possesso della città, millequattrocento militari tra bersaglieri, carabinieri e marinai, favorevolmente accolti dalla cittadinanza filoitaliana, meno da quella slava.

Con l’annessione al Regno d’Italia, formalizzata con il Trattato di Rapallo del 1920, Trieste e il suo porto subirono un importante ridimensionamento: da seconda città e da primo porto dell’Impero asburgico, si trovò ad essere una città di frontiera e uno dei tanti porti in Italia, peraltro senza più godere dei privilegi di “porto franco”. Insieme alla crisi economica, la città si trovò a fronteggiare un periodo di aspri conflitti sociali, determinati da una parte dalla politica forzata di italianizzazione dei territori, negando qualsiasi riconoscimento alle popolazioni di etnia slava, e dall’altra dalle sempre più pressanti rivendicazioni di quest’ultime. Con l’avvento del fascismo, tra il 1919 e il 1922 gli squadristi portarono a termine diverse incursioni, distruggendo negozi, circoli politici, culturali e giornali di lingua slovena e croata. L’italianizzazione del territorio impose l’utilizzo esclusivo della lingua italiana, vietando l’uso della lingua slovena e croata. Questa repressione incentivò la formazione di organizzazioni terroriste e indipendentiste slave, rendendo la città un continuo luogo di scontro tra le due etnie. Tra i tanti, vi è forse un episodio che può essere rappresentativo di quegli anni turbolenti: l’incendio dell’Hotel “Balkan” (Narodni Dom), conosciuta come Casa del popolo slovena. La struttura costituiva uno dei primi esempi europei di centro polifunzionale, che accoglieva al suo interno una banca, un teatro con galleria, una palestra, due caffè, due ristoranti, un albergo, una propria centrale di illuminazione e  appartamenti civili. In particolare, il “Narodni dom” accoglieva quattro importanti circoli sloveni, due dei quali attivi in politica. L’edificio era frequentato da giornalisti jugoslavi e di altre nazioni, diplomatici in incognito, agenti segreti di alcuni paesi balcanici ed occidentali e strani uomini d’affari che di tanto in tanto soggiornavano a Trieste.

Gli anni tra le due guerre furono segnati, soprattutto nel Carso dove era più radicata la popolazione di etnia slovena, dall’azione dei Tribunali speciali del fascismo e dagli attentati compiuti da gruppi di nazionalisti sloveni. Fucilazioni e atti terroristici si susseguirono, inasprendo i rapporti tra le due etnie.

Nel settembre 1938, in un discorso pronunciato a Trieste, nell’odierna Piazza Unità, Benito Mussolini in persona annunciò la promulgazione delle leggi razziali, con le conseguenze ormai note a tutti, soprattutto in una città che era seconda solo a Roma per numero di cittadini ebraici residenti. L’otto settembre del 1943, con l’armistizio chiesto dall’Italia agli “Alleati”, Trieste venne posta sotto il diretto controllo nazista. La politica antisemita e di repressione in generale effettuata dai nazisti ha lasciato in città una testimonianza viva di quel periodo: la “Risiera di San Sabba”, un fabbricato dedito in passato alla lavorazione del riso e trasformato nell’unico campo di sterminio realizzato sul territorio italiano, dotato di un forno crematorio. A gestirlo furono chiamati militari e ufficiali già allo scopo impiegati in Polonia. Alla Risiera trovarono la morte tra le quattro e le cinquemila persone, per lo più oppositori politici, partigiani italiani, sloveni e croati. Le vittime ebree saranno meno di un centinaio, perché per loro il campo di San Sabba sarà maggiormente una sistemazione temporanea in attesa della deportazione nel lager di Auschwitz. Trieste: una città a misura d’uomo

Con la resa dei tedeschi, il primo maggio del 1945, si aprì la cosiddetta “questione triestina”, ovvero la disputa sull’appartenenza della città tra Italia e Jugoslavia. Non fu solo un discorso politico, ma una questione che fin dal suo esordio fu caratterizzata da violenze inaudite che la cittadinanza di Trieste, ma anche quella del Carso e dell’Istria dovettero subire. La mattina del primo maggio, le truppe comuniste jugoslave del maresciallo Tito entrarono in città e si rivelarono oppressori quanto e, se possibile, più dei nazisti. Le truppe titine iniziarono subito con il dare la caccia agli uomini del C.L.N., che pur avevano partecipato insieme a loro alla liberazione, e a migliaia e migliaia di triestini, alcuni perché fascisti o perché, comunque, esponenti di movimenti politici, anche se antifascisti, altri senza nessuna apparente ragione di ordine politico. Per circa quaranta giorni, Trieste vive questo orrore: migliaia di suoi abitanti, sparirono per mano della Milizia Popolare, per non fare mai più ritorno. Buona parte di costoro finirono trucidati nelle “foibe”. Solo per fornire un dato di quanto bestiale sia stata questa persecuzione, nella foiba di Basovizza (diventata simbolo di tutte le foibe) furono, successivamente, stimati qualcosa come cinquecento metri cubi di poveri resti umani. Tutto ciò durò fino dodici giugno del 1945, quando le truppe Alleate indussero quelle slavo-comuniste a lasciare la città.

Il 10 febbraio del 1947, con il Trattato di Parigi, le Nazioni Unite proclamarono un nuovo stato neutrale e demilitarizzato, il Territorio libero di Trieste (T.L.T.), sotto protezione internazionale. L’intera zona venne divisa in due aree: la Zona A, comprendente la città di Trieste e i comuni limitrofi (sostanzialmente l’attuale provincia di Trieste), gestiti dal governo militare provvisorio angloamericano, e la Zona B, comprendente la penisola istriana, gestita dagli jugoslavi. Il cinque ottobre del 1954, il governo italiano succedette agli angloamericani nella Zona A e Trieste per la seconda volta ridiventa italiana. Il dieci novembre del 1975, con il Trattato di Osimo, si giunse ad un accordo definitivo tra i governi italiano e jugoslavo e le due succitate zone restarono sotto la giurisdizione dei rispettivi Stati.

Una storia lunga e, soprattutto tra la fine del Diciannovesimo e buona parte del Ventesimo secolo, tormentata, che ancora oggi è possibile intuire da alcuni scorci cittadini, che la riportano alla memoria.

La cultura

Trieste è la città di Umberto Saba, che la celebrò nelle sue poesie. È per lui un luogo privilegiato, anche per il suo carattere contraddittorio: è una città portuale, aperta, disinibita e sempre giovane di vita nuova e fresca e al tempo stesso è una città riservata e diffidente, “graziosa di una grazia scontrosa e acerba”.

È anche la città di James Joyce: lo scrittore irlandese vi abitò dal 1904 al 1915 e dal 1919 al 1920, dove portò a termine “Gente di Dublino”, scrisse “Ritratto dell’artista da giovane” e concepì e iniziò il suo romanzo più famoso “Ulisse”. La città esercitò un’influenza determinante nelle sue opere, poiché la città e i suoi abitanti saranno oggetto di ispirazione per l’Autore, il quale, a tal proposito, ebbe a dire “La mia anima è a Trieste”. Trieste: una città a misura d’uomo

Nella città giuliana Joyce intrattenne rapporti di fraterna amicizia con Italo Svevo (pseudonimo di Aron Hector Schmitz), noto scrittore e drammaturgo triestino, che ha rappresentato Trieste, le sue vie e il suo carattere in ogni suo romanzo.

La “letteratura triestina” annovera, comunque, moltissimi altri autori, tutti di assoluto spessore, da Giani Stuparich a Fulvio Tomizza, dai più conosciuti Susanna Tamaro a Claudio Magris, da Boris Pahor, scrittore triestino di lingua slovena, a molti altri.

“Trieste, forse, più di altre città, è letteratura, è la sua cultura”. È un’affermazione di Claudio Magris, scrittore triestino, che in poche parole ha espresso la vera essenza culturale della sua città. E, a conferma dell’affezione della città verso le figure letterarie, basta fare un giro per le vie del centro, dove è possibile “incontrare” D’Annunzio in Piazza della Borsa, una sua statua in bronzo lo raffigura su una panchina intento a leggere. Sul Ponte Rosso del Canal Grande si può incrociare la statua, anch’essa in bronzo, di James Joyce, all’atto di passeggiare come chiunque altro. Italo Svevo lo vediamo davanti ai giardini di Piazza Ortis e, infine, Umberto Saba, che all’incrocio tra via Dante e via San Nicolò, si avvia verso la sua Libreria Antiquaria, in attività ancora oggi. Quattro statue immerse fra la gente per le vie della città, intente a compiere gesti ordinari come chiunque altro.

Il connubio tra Trieste e la letteratura, ancor oggi, si respira nei diversi “caffè letterari” presenti in città. In fondo il fascino di Trieste è dovuto anche a questi storici locali, ancora arredati in stile ottocentesco e dall’austero aspetto austroungarico come da antica tradizione viennese, in piena sintonia con l’elegante architettura dei palazzi del centro cittadino. Luoghi dove ci si incontrava per parlare di politica, di cultura, di scienza, dove spesso trovarono accoglienza e ispirazione grandi scrittori, poeti o musicisti. In effetti, non era una rarità incontrare in questi “caffè” James Joyce, Italo Svevo o Umberto Saba, solo per citarne alcuni. Sono diversi i “caffè” che meriterebbero una menzione: dall’Antico Caffè San Marco, con annessa libreria, aperto nel 1914 in via Cesare Battisti, al Caffè degli Specchi, inaugurato nel 1839, in Piazza Unità d’Italia, dal Caffè Stella Polare, aperto nel 1867, in via Dante 14, al Caffè Tommaseo, in attività dal 1830, solo per citarne alcuni. Tutti, comunque, accomunati, in passato come oggi, dalla frequentazione di illustri letterati.

Trieste è anche la città dei teatri: tanti, tutti molto attivi e presi regolarmente d’assalto dai triestini, i quali hanno fama di essere un pubblico competente ed esigente. La cultura teatrale dei triestini è talmente nota che non sono poche le compagnie teatrali che decidono di eseguire la “prima” del proprio spettacolo qui. Tra i principali teatri abbiamo il teatro Lirico Giuseppe Verdi, costruito tra il 1798 e il 1801, che è il principale teatro di opera lirica e sinfonica di Trieste, e il Politeama Rossetti, edificato nel 1878, che ha due sale, una più piccola, dedicata alla drammaturgia contemporanea, e una più grande per prosa, musical e spettacoli di danza. Vi sono diversi altri teatri, fra i quali: il teatro Miela, il teatro popolare “La Contrada”-Bobbio, la sala Tripcovich, il Teatro Stabile Sloveno, unico teatro stabile pubblico italiano di lingua estera, nei quali non mancano le occasioni per assaporare la musica lirica, l’opera, l’operetta, la prosa, il teatro sperimentale.

La città è ricca anche di musei; se ne contano circa quaranta e ce ne sono per tutti i gusti. Tra i più importanti abbiamo il rinomato Museo Revoltella, una galleria di arte moderna con opere di famosi artisti dell’arte del Novecento, fra i quali Guttuso, De Chirico, Morandi. Altro importante museo è quello di Storia naturale, tra i più antichi d’Italia (1846). Deve la sua fama soprattutto alla collezione di importanti reperti unici al mondo, quali ad esempio il dinosauro Antonio (Tethyshadros insularis), il più grande e completo dinosauro italiano e la più importante scoperta paleontologica d’Europa, mentre la mandibola umana di oltre 6.400 anni, in cui è visibile un’otturazione dentale praticata con la cera d’api è il più antico esempio di cura odontoiatrica del mondo. Per concludere, si possono citare il Museo d’Antichità JJ Winckelmann, nato nell’Ottocento per accogliere i reperti storici della città e arricchitosi in seguito con donazioni private, oggi ospita un’importante collezione egizia, materiali archeologici del periodo romano, sale dedicate alla Preistoria e Protostoria locale, vasi greci, corinzi, attici, apuli ed etruschi e vetrine dedicate alla scrittura nell’antichità.

Infine, la città offre nell’arco dell’anno una serie di manifestazioni cinematografiche, e mostre fotografiche ed eventi divulgativi scientifici, politici e culturali, spesso a carattere internazionale, tanto da attirare visitatori da tutta Europa e celebrano la diversità culturale e l’eredità artistica della città. Trieste: una città a misura d’uomo

Per il mondo dello sport, invece, si può segnalare la Barcolana, evento triestino noto a livello internazionale, che si svolge ogni anno, la seconda domenica del mese di ottobre. Si tratta della regata velica più grande al mondo, che richiama imbarcazioni da tutti i cinque continenti. La manifestazione nel 2018 raggiunse il Guinness World Record con ben 2689 imbarcazioni partecipanti. La caratteristica della manifestazione, che prende il via all’altezza del Castello di Miramare e si conclude sulle “rive” davanti a Piazza Unità d’Italia, è che insieme a velisti di caratura internazionale vi partecipano anche i velisti della ‘domenica’. In buona sostanza, è una grande festa cittadina, dove a latere della manifestazione sportiva, per quasi una settimana prima della regata, il centro cittadino è animato da manifestazioni gastronomiche, eventi culturali, concerti musicali e molto altro.

La città

Trieste si presenta al turista come una città elegante, dal sapore mitteleuropeo, con i suoi palazzi neoclassici del centro città che richiamano i fasti della passata appartenenza agli Asburgo. Una città ordinata, pulita, dove si passeggia piacevolmente per le sue strade del centro, perché, oltre ad essere dotata di ampie aree pedonali, il traffico cittadino, tutto sommato, non è caotico.

Farà piacere sapere che per visitare la città non è necessario avere un’auto; Il trasporto pubblico dispone di mezzi comodi, puliti, molto puntuali e di una rete efficiente e ramificata, tanto da collegare al centro città i punti d’interesse più lontani, solo per citarne alcuni: il Castello di Miramare (edificato a picco sul mare a metà del Diciannovesimo secolo in stile neogotico per volere dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo e famoso per aver ospitato la Principessa Sissi); il Carso (ricco di sentieri panoramici dove dedicarsi al trekking o alla mountain bike) o Muggia (caratteristico antico borgo affacciato sul mare). Inoltre, oltre ai bus, è possibile utilizzare anche una linea pubblica marittima, che collega via mare il centro città con le principali località della costiera come la già citata Muggia (tutto l’anno), Barcola, Grignano, il Castello di Miramare, Sistiana e Grado (nei mesi estivi). Trieste: una città a misura d’uomo

Trieste è anche un importante centro di ricerca e sviluppo a livello internazionale, grazie agli oltre trenta centri di ricerca e alta formazione. Anche in questo caso, sarà possibile citarne solo alcuni. Un punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca e l’alta formazione è sicuramente la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (sissa.it), le cui attività si orientano su tre principali aree: fisica, matematica e neuroscienze. Altro importante istituto è l’International Centre for Theoretical Physics (Home | ICTP): un’organizzazione intergovernativa che sviluppa e promuove la ricerca scientifica in fisica teorica. L’ICTP ospita regolarmente conferenze e workshop internazionali e lavora con ricercatori di tutto il mondo per sviluppare nuove tecnologie e scoprire risposte alle domande scientifiche più importanti. Altrettanto noto, nell’ambiente scientifico, è il Sincrotrone di Trieste: uno dei pochi al mondo nel suo genere e uno dei più avanzati acceleratori di particelle. La sua ricerca ha un impatto significativo sulla società, contribuendo allo sviluppo di nuove tecnologie, prodotti e soluzioni per molte sfide globali, tra cui la lotta al cambiamento climatico, la scoperta di nuove cure per malattie e lo sviluppo di tecnologie più efficienti e sostenibili.

Anche la qualità dell’istruzione è elevata. Oltre all’Università degli Studi di Trieste, figurano in città altri istituti di istruzione a rilevanza internazionale quali: la Scuola per interpreti e traduttori (SSLMIT) e il MIB di Trieste (School of Management), che offre percorsi di studi avanzati in materie economiche e di gestione aziendale.

Ebbene, a questo punto ci si potrebbe chiedere come si vive a Trieste? Indubbiamente, i triestini godono di un elevato livello di qualità della vita, grazie ad una città ordinata, pulita sostanzialmente tranquilla e dotata di servizi di buon livello.

La sanità si distingue per l’alto livello di specializzazione e la qualità dei servizi offerti. Infatti, il Servizio Sanitario Regionale investe continuamente nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e terapie per garantire ai cittadini l’accesso a cure all’avanguardia. La città dispone di una vasta gamma di strutture sanitarie, tra cui ospedali pubblici e privati, cliniche e centri di assistenza medica specialistica, tra questi spicca il Polo Cardiologico di Trieste, un centro di eccellenza per la cura delle malattie cardiache riconosciuto a livello nazionale.

Infine, anche dal punto della sicurezza pubblica, la città è spesso statisticamente classificata nei  primi posti a livello nazionale, infatti la criminalità, al di là di qualche sporadico episodio di cronaca, e ridotta al minimo. In conclusione, Trieste è generalmente considerata relativamente sicura rispetto ad altre città italiane ed europee di dimensioni simili.

In ultima analisi, Trieste è una città dinamica e vibrante, sempre sospesa tra Mitteleuropa e Mediterraneo e con un’economia diversificata che include il commercio, la finanza, la ricerca scientifica e la cultura. La città offre un’ampia gamma di servizi e opportunità che la rendono una città a misura d’uomo.

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