Si parla tanto del ruolo primario dei servizi sociali in Italia e di quanto le politiche del welfare cerchino in tutti i modi di migliorare le prestazioni erogate ai cittadini: asili nido, servizi socio sanitari, servizi per i soggetti a rischio di esclusione sociale (tossicodipendenti, disadattati, minori a rischio, persone in povertà assoluta o senza un reddito sufficiente al sostentamento, gli anziani, gli ammalati bisognosi di assistenza non solo sanitaria, i disabili.
Da un’indagine dell’associazione Openpolis, che ogni anno pubblica i dati che si riferiscono all’attività finanziaria ai bilanci degli enti pubblici nel contesto politico, è emerso che per quanto riguarda l’erogazione dei servizi sociali in Italia sussistono situazioni molto diverse.
Il contrasto che salta subito all’occhio leggendo questi dati, basati sull’analisi delle 15 città più popolose della penisola, è la sostanziale differenza tra Nord e Sud, pur tuttavia con qualche eccezione.
Una speranza per il miglioramento di questa forte differenza da Nord a Sud viene dai giovani, che sempre più spesso scelgono d’iscriversi alle facoltà di Scienze della Formazione come questa.
Si verrebbero ad ampliare il tal modo le risorse specializzate dedicate a questo settore, che sopratutto al Sud richiede di essere potenziato e valorizzato, con personale professionalmente preparato ad affrontare situazioni anche delicate.
Ai primi posti per servizi erogati e per risorse investite ci sono le città di Trieste, Venezia e Milano che, dai consuntivi per l’anno 2013 confrontato con l’anno precedente, hanno investito nei servici sociali rispettivamente cifre vicine ai 460 €, 350 €, 300 € pro capite.
Fanalino di coda sono le città di Messina (111 €), Palermo (83 €), Napoli (47 €) pro capite.
Ci sono tuttavia delle città che si discostano da questa evidente differenza d’ investimenti nei servizi sociali erogati ai cittadini, come per esempio la città di Genova con 141 €, vicina alle risorse che hanno investito nel 2012 anche città come Bari e Catania (167 € e154 €).
La media in definitiva dei comuni che hanno destinato del denaro per i servizi ai cittadini è 218 €, ma sulle differenze incidono certamente contesti sociali molto diversi e con esigenze che cambiano da città a città.
La varietà del tessuto sociale e della composizione per classi di età è diversa per esempio a Napoli che conta un sesto della popolazione che è sotto i 15 anni, mentre a Genova risiedono sopratutto persone anziane, tanto che il capoluogo ligure detiene a riguardo la più alta percentuale in Europa.
Città come Roma, che pure hanno visto un incremento dei fondi del Campidoglio investiti nei servizi sociali, ha una popolazione che si avvicina ai 3 milioni di abitanti, con tutte le problematiche che una metropoli presenta.
I bisogni dei cittadini quindi risultano molto variabili ,anche approfondendo l’analisi dei dati su situazioni particolari, i risultati di Openpolis non cambiano di molto, segno che è necessario e improrogabile fare di più. I servizi sociali e il welfare influenzano direttamente la qualità della vita che incrocia il vissuto di ogni singolo cittadino.
Investire soltanto 13 € negli asili nido comunali, come accade a Napoli, non può certo bastare ad aiutare genitori che lavorano e che impegnano parenti e amici in un ruolo che dovrebbe essere degli enti pubblici e istituzionali. I dati per il 2013 dimostrano comunque che qualcosa in più è stato messo in atto in grandi città come Roma, Milano e anche Napoli.

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