Oggi più che mai l’uomo può vedere con i propri occhi gli effetti del cambiamento climatico. Le recenti alluvioni in Emilia-Romagna sono uno dei tanti esempi di catastrofi che avvengono sulla terra. Viene quasi da pensare che l’ultimo film di Paolo Virzì non sia altro che una triste predizione del futuro. Del regista, molto noto nel panorama italiano, è possibile ricordare film come Ovosodo, La prima cosa bella, Il capitale umano, La pazza gioia. Virzì torna nelle sale con Siccità, il 29 settembre 2022. Le riprese iniziano con la rappresentazione di una Roma completamente deserta, arsa dal sole, non piove da ben tre anni. A causa della mancanza d’acqua la città deve far fronte alla numerosa di diffusione di malattie, dovuta anche alla presenza di scarafaggi. L’ospedale Sant’Anna è pieno di persone ricoverate in terapia intensiva, i cui sintomi sono febbre e costante stanchezza, uno scenario quasi apocalittico. Uno scenario forse in parte già vissuto che per tanti aspetti ricorda la pandemia dovuta al COVID – 19. L’idea, infatti, afferma il regista in una sua intervista con Giammaria Tammaro nella rivista Oggi, nasce proprio durante la prima ondata di Covid e si sviluppa durante il lungo periodo della quarantena. Periodo in cui la popolazione, in questo caso quella italiana, ha messo in stand by la propria vita, costretta a rimanere a casa ha prestato maggiore attenzione e alle notizie spesso sconcertanti sul cambiamento climatico. Paolo Virzì riesce a trarre da questo drammatico contesto un capolavoro, un film che cerca in qualche modo di sensibilizzare, e aprire gli occhi attraverso la rappresentazione di uno scenario estremamente angosciante. Sottolineando un punto in particolare, quanto l’uomo da carnefice diventa vittima, “è colpa vostra, questo è il mondo che ci avete lasciato”, dice Martina, al padre.

I personaggi del film subiscono gli effetti più devastanti di questa Siccità. Il cast è composto da alcuni dei più grandi attori italiani. Si può vedere un magnifico Valerio Mastandrea nel ruolo di Loris, tassista, dipendente dalle droghe, padre ed ex compagno di Sara, dottoressa che lavora presso l’ospedale Sant’Anna, interpretata da Claudia Pandolfi. Si ha il tanto atteso ritorno nei film di Virzì di Silvio Orlando, che interpreta Antonio, detenuto del carcere di Rebibbia, in cui vi sta da quasi vent’anni, evade per errore e da quel momento in poi si svolge tutta la sua vicenda in giro per Roma il cui un unico scopo sarà ritrovare la figlia, interpretata da Sara Serraiocco. Quando la troverà le lascerà ciò che ha di più prezioso ovvero una tanica d’acqua e ritornerà in carcere. Diego Ribon, interpreta un climatologo stimabile che viene invitato a parlare nella trasmissione del telegiornale della problematica che affligge la città, ma una volta acquisita una certa fama non sdegnerà di fare un bagno nella lussuosa vasca idromassaggio di Valentina, interpretata da Monica Bellucci una donna seducente e altolocata. Vengono rappresentate le grandi divaricazioni sociali, dove chi annaffia una pianta viene messo alla gogna, mentre nei piani alti della Roma bene si usa l’acqua per le piscine idromassaggio senza alcuna etica e morale, una grande metafora della società odierna? a far parte di questa élite vi è la famiglia Zarate che senza scrupoli e senza cura per la situazione attuale tiene attivi i propri parchi acquatici. Emanuela Fanelli – vincitrice del David di Donatello come migliore attrice non protagonista – nel ruolo di Raffaela Zarate è la figlia di colui che gestisce questa impresa. Vi è infine Max Tortora nei panni di un senza tetto, abbandonato da amici e parenti, e Tommaso Ragno nel ruolo di Alfredo, attore dimenticato che passa il tempo in casa a fare dirette sui social cercando di impartire ai suoi “fan” insegnamenti morali. Il film termina con un messaggio di speranza, dopo tre anni a Roma inizia a piovere.

Ma c’è davvero ancora speranza? Di anno in anno la terra subisce gli effetti devastanti dell’uomo. Si tratta di un film davvero lontano dalla realtà? O questa è più vicina di quanto possa sembrare? Nel 2019 – 2020 a causa dei cambiamenti climatici diversi incendi hanno distrutto gran parte delle foreste Australiane. Nel 2022 vi sono state inondazioni in Pakistan e in Australia. E anche oggi quello che sta succedendo in Emilia-Romagna non è semplice “maltempo”. Secondo i dati riportati da National Geographic Italia le cause e i pericoli dei fenomeni sono connessi al cambiamento climatico, sono 42 i comuni a rischio, e le vittime ad oggi ammontano a 14.

Quanti territori dovranno essere ancora distrutti affinché si riesca a prendere dei provvedimenti? Com’è possibile che nel 2023 ancora non venga presa sul serio la crisi climatica.
Gli attacchi degli “eco – vandali” sono davvero da condannare se la situazione attuale, in Italia e nel mondo intero, è questa? E una domanda sorge spontanea, allora qual è il miglior modo per venire ascoltati se neanche i disastri ambientali portano l’uomo a prendere dei provvedimenti?
Forse si è già arrivati ad un punto di non ritorno, o forse si può ancora fare qualcosa, forse servirà più di una protesta e più di un film per spingere l’uomo a reagire.

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