La mattina del 7 ottobre, inaugurata da un lancio massiccio di razzi, Hamas iniziava l’Operazione Alluvione Al-Aqsa.
Dal mare con motoscafi, dal cielo con deltaplani e parapendii, e dalla terra con bulldozer, camioncini e motociclette, milizie palestinesi entravano in territorio israeliano.
Sono state colpite basi militari, diversi kibbutz e un festival musicale: il bilancio, ancora parziale, è di oltre 1200 morti e circa 240 ostaggi.
Per molti, l’attacco del 7 ottobre è stato il peggior massacro di ebrei dai tempi dell’Olocausto, definito anche l’11 settembre di Israele.
Una scia di sangue e terrore che ha incontrato l’indignazione internazionale e la condanna mondiale.

Inoltre, però, numerose critiche, interne ed estere, sono state sollevate riguardo le debolezze della difesa e le falle dei servizi segreti israeliani.
Il principale imputato è stato il premier Benjamin Netanyahu, accusato di aver eccessivamente concentrato, negli ultimi anni, attenzioni e risorse dell’Intelligence nel monitoraggio della minaccia iraniana, evidentemente abbassando la guardia nei confronti di Hamas.
Dagli eventi del 7 ottobre il mito di onnipotenza e infallibilità del Mossad, il servizio segreto israeliano, ha subito un duro danno d’immagine.

Il Massacro di Monaco di Baviera

Nel settembre del 1972 durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera, nella Germania Ovest, un commando del gruppo terroristico palestinese Settembre Nero irruppe negli alloggi dove risiedevano atleti israeliani. In seguito al fallimento del tentativo di liberazione da parte della polizia tedesca, rimasero uccisi 11 ostaggi, oltre a 5 terroristi e un poliziotto della Repubblica Federale.

Vendetta

Il governo della premier Golda Meir rispose al Massacro di Monaco di Baviera istituendo il Comitato X, un gruppo di Intelligence che aveva il compito di formulare una rappresaglia nei confronti dei terroristi.
Venne così deciso di decapitare l’organizzazione Settembre Nero individuandone i principali dirigenti per poi eliminarli attraverso azioni “plateali”: l’obiettivo non era tanto la vendetta quanto piuttosto terrorizzare i palestinesi e attuare così un sistema di deterrenza attraverso la manifestazione della propria potenza.
L’operazione, denominata Ira di Dio, venne affidata al Mossad con la sua rete di collaborazionisti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e con l’aiuto dei servizi segreti europei.

Scia di sangue

La prima uccisione si concretizzò l’ottobre di quell’anno: il poeta e traduttore palestinese Wa’il Zu’ayter fu assassinato a Roma. Oltre a essere rappresentante dell’OLP, l’intellettuale era accusato da Israele di far parte di Settembre Nero.
Diverse operazioni avvennero in Francia, a Parigi, ma anche a Cipro e in Grecia; e ancora in Italia, sempre a Roma.
Più che di Intelligence, una vera e propria azione militare si svolse in Libano nel 1973: diversi alti dirigenti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina vennero uccisi da un commando speciale israeliani; in realtà, molte delle vittime di questa azione non avevano niente a che fare con il Massacro di Monaco.
Il mito di onnipotenza israeliana si poteva dire riaffermato.

Affare Lillehammer

Nel 1973 avvenne, però, anche uno dei più gravi fallimenti nella storia del Mossad.
Nella città norvegese di Lillehammer, alcuni agenti segreti vennero arrestati in seguito all’assassinio del cittadino marocchino Ahmed Bouchiki scambiato per il fondatore di Settembre Nero Ali Hasan Salama.
A seguito di questo episodio e a causa delle conseguenti critiche da parte dell’opinione pubblica internazionale, l’operazione Ira di Dio fu sospesa, per riprendere cinque anni più tardi.
Solo nel 1979 a Beirut, Salama fu ucciso in un’esplosione che provocò anche la morte di 4 guardie del corpo e altrettanti passanti, oltre al ferimento di 16 persone.

Bilancio della collera israeliana

Incredibilmente, tre degli otto terroristi autori del Massacro di Monaco di Baviera scamparono all’azione di Ira di Dio, operazione che si protrasse per più di vent’anni.
Inoltre, anche se fortemente indebolita, Settembre Nero non arrestò le sue azioni di sequestro e di attacchi nei confronti di Israele. Al contrario, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestinese fu la più colpita.


Da qui, le critiche di diversi analisti ed esperti di Intelligence, secondo i quali una simile operazione non ha portato gli effetti preventivati e sperati.
Per ex agenti del Mossad, tra cui figure apicali, addirittura l’essersi concentrati sulle minacce esterne, soprattutto nell’area europea, ha reso Israele esposta a pericoli più prossimi: infatti, nel 1973 allo scoppio della Guerra del Kippur effettivamente le autorità israeliane furono colte di sorpresa, con la premier Golda Meir e il direttore del Mossad Zvi Zamir che ignorarono i vari segnali di allarme riguardo le operazioni siriane ed egiziane in preparazione del conflitto. Una interessante analogia con le critiche sollevate nei confronti dell’attuale premier Nethanyau per i fatti di attualità.

Il futuro sullo sfondo

Tratto dal romanzo storico Vendetta di George Jonas, nel 2005 uscì nelle sale cinematografiche Munich diretto da Steven Spielberg. Il film, il meno retorico del regista di origine ebraica, ricostruisce la storia dell’Operazione Ira di Dio.
La vicenda narrata si conclude a New York: due agenti del Mossad stanno dialogando esprimendo i rispettivi dubbi sull’efficacia dell’intera azione di Intelligence. Il protagonista, interpretato da Eric Bana, biasima i metodi adottati non solo sul piano etico, ma ne critica anche l’utilità strategica: secondo lui ogni terrorista eliminato sarà sostituito da uno peggiore. Al termine della collera scatenata da Israele non c’è ancora la pace promessa.

Mentre avviene la dolorosa presa di coscienza riguardo la spirale di violenza e vendetta, innescata dai palestinesi e alimentata dagli israeliani, sullo sfondo appaiono le Torri Gemelle, inaugurate proprio nel 1973. Una premonizione dal futuro, e un monito sull’inefficacia e sull’inutilità della «guerra al terrore» lanciata dal presidente statunitense George W. Bush all’indomani dell’attacco terroristico al World Trade Center.

Lezioni dal passato

La risposta israeliana agli attacchi palestinesi del 7 ottobre si è concretizzata nell’Operazione Spade di Ferro: una dichiarazione ufficiale di guerra come non accadeva dalla Guerra del Kippur, esattamente cinquant’anni fa.

Dopo una iniziale fase di bombardamento aereo lunga la Striscia di Gaza, sono state avviate anche le operazioni di terra con l’invasione di Gaza City.
L’intento dichiarato è quello di decapitare la dirigenza di Hamas e debellare l’organizzazione terroristica dal territorio palestinese: nonostante diversi leader si trovino in questo momento in Paesi amici, come il Qatar.


A causa dei morti civili e del bombardamento di scuole e ospedali, organizzazioni umanitarie e organismi internazionali hanno accusato il governo israeliano di star compiendo una pulizia etnica. D’altra parte è imprescindibile per Israele riaffermare il proprio diritto a esistere e a difendere quel mito di onnipotenza per scoraggiare qualsiasi attacco da parte dei nemici mediorientali.

Ma fino a che punto si spingerà l’azione militare? E quali saranno gli effetti sulla popolazione palestinese, e in generale tra l’opinione pubblica del mondo arabo?
A che prezzo verrà debellata Hamas? E siamo sicuri che la spirale di vendetta non alimenterà un nuovo terrorismo?
Domande alle quali il futuro saprà rispondere.
Anche il passato, tuttavia, può aiutarci a formulare ipotesi.

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