Vacanze ai tempi del COVID-19. La resa dei conti

L’estate 2020 è stata la stagione più inconfondibile ma anche la più discutibile del nuovo millennio.

Infatti, nonostante l’emergenza coronavirus abbia comportato, dal punto di vista economico, gravi conseguenze alla maggior parte degli italiani, in pochi hanno rinunciato alle vacanze e, per di più, molti hanno deciso di viaggiare solo per l’Italia.

Inizio dell’estate: aspettative

La montagna, sin da subito, è stata prospettata come la soluzione migliore a detta della maggior parte dei cittadini poiché non ci sono stati grandi problemi di spazi, il rischio di assembramenti è stato molto inferiore rispetto ai centri città e alle spiagge e dunque ci si è sentiti molto più al sicuro.

Per quanto riguarda il mare, la situazione era stata prospettata, sin dagli inizi, come la più complicata. Infatti, anche se a giugno le spiagge non erano ancora molto affollate, luglio ed agosto sono stati considerati i mesi più preoccupanti a causa delle difficoltà riscontrate per garantire il rispetto delle norme di sicurezza. Inoltre era stato affermato che gli stabilimenti balneari si sarebbero attrezzati ed organizzati in maniera efficiente, ma, purtroppo non sono mancati quegli che, invece, pur di avere un maggior guadagno hanno ritoccato le tariffe e, per di più, non si sono curati minimamente di rispettare le distanze di sicurezza tra le postazioni che avevano a disposizione in spiaggia, prendendo dunque con leggerezza la questione di rischio.

Agosto: mese di punta

Ad agosto, il contenimento del virus è stato messo molto più a rischio rispetto ai mesi precedenti. Una delle cause di quest’ultimo è stata la scelta da parte della maggior parte degli italiani di partire per le vacanze nel periodo dopo ferragosto. Infatti non ha sorpreso il fatto che, proprio in questi luoghi di mare, si siano verificati sempre più aumenti di contagi alla fine del mese.

Esempio di ciò lo è stata la Sardegna, posta al centro di numerose polemiche in quanto ha registrato l’incremento più alto dallo scorso 28 marzo con 91 nuovi casi di coronavirus, dato fornito dall’Unità di crisi regionale. E non è un caso il fatto che la maggior parte degli ultimi contagiati risultino essere giovani di un’età compresa fra i 18 e i 24 anni poiché due risultarono essere i focolai principali: i locali presenti in Costa Smeralda e il villaggio vacanze nell’isola di Santo Stefano, dove 470 fra turisti e personale sarebbero in quarantena secondo quanto riportato da “Repubblica”.

Altro esempio da considerare risulta essere Pescara in quanto il centro della città si trova proprio in prossimità del lungomare, dunque vi è stato un maggior rischio di formazione di possibili assembramenti. Rischio, infatti, che non si è manifestato solo di giorno ma anche e soprattutto di notte. E nonostante le ultime misure anti Covid-19 dal Ministro della Salute il 6 agosto 2020 e la chiusura delle discoteche in tutto il paese, la situazione non è stata poi del tutto cambiata. Inoltre, nella provincia abruzzese i controlli hanno avuto sia un carattere preventivo per responsabilizzare le persone all’uso delle mascherine, sia costrittivo nelle ore di maggiore concentrazione di persone.

Dunque, durante l’estate, le nuove frontiere lo sono state le spiagge e i luoghi di vacanze e non più gli ospedali e gli ospizi dove si era diffuso il virus tra marzo e aprile.

Giovani: la movida del contagio

Le vacanze estive per i giovani, come ben si sa, è stato da sempre considerato un periodo di massima spensieratezza caratterizzato, per lo più, da relax e avventure. Dinanzi alla pandemia, ovviamente, le dinamiche sono completamente cambiate.

La nuova generazione, infatti, è stata al centro di numerose polemiche all’interno del Paese durante la stagione più calda dell’anno, proprio a causa della sconsideratezza con la quale molti di essi hanno interpretato l’emergenza del virus, evidentemente alcune cose non sono ancora chiare ai molti giovani ammassati per le vie delle grandi città e sulle strade delle località turistiche, abbracciati e in posa per un selfie senza mascherine.

Fortunatamente, non tutti hanno avuto questo tipo di pensiero. Infatti, per le conseguenze psicofisiche dello stress protratto durante le fasi del virus, è possibile constatare il fatto che il Covid ha messo, non solo i giovani, ma tutti di fronte alla vulnerabilità dell’umano, mostrando con ancor più forza quanto siano importanti le relazioni sociali e quanto i social, seppur siano stati salvifici in alcuni casi, da soli non siano sufficienti a colmare la mancanza del contatto in tutte le sue sfaccettature.

Dunque, date queste ultime osservazioni, abbiamo tutti l’opportunità di iniziare una convivenza più equilibrata con il sociale e i social, bisogna solo avere la premura di rispettare le norme di sicurezza per garantire, non solo la nostra salute , ma anche quella dei nostri cari.

Conclusioni

In definitiva, nonostante molti italiani abbiano viaggiato intorno all’Italia, sia per non correre il rischio all’estero, sia per riprendersi dai due mesi di lockdown reclusi in casa, sia per aiutare alla ricrescita economica del Paese, non sono riusciti a salvaguardarsi del tutto dai rischi del contagio. Inoltre, le attenzioni prestate da parte dei proprietari di bar, locali, ristoranti, villaggi e stabilimenti balneari non sono state tutte delle migliori.

Dunque, bisogna tener conto del fatto che alla fine dell’estate, la normalità non potrà essere ancora del tutto ripresa e che molti risultano essere le incognite da svelare riguardo l’organizzazione del Paese, nei diversi ambiti (istruzione, economia e lavoro).

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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