VACCINO COVID-19: UNA CORSA CONTRO IL TEMPO

Era l’11 marzo del 2020 quando venne pubblicato il Decreto #IoRestoaCasa, vale a dire il provvedimento che estendeva a tutto il territorio nazionale quanto già disposto pochi giorni prima in alcune province del nord Italia: vennero sospese tutte le attività didattiche di qualsiasi ordine e grado, comuni attività commerciali al dettaglio, servizi di ristorazione e vietati assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Questa fu la realtà con la quale milioni di italiani dovettero convivere, all’inizio si pensava che il lockdown sarebbe durato pochi giorni, pochi giorni a casa e poi ne saremmo usciti più forti e più uniti che mai, tutti eravamo convinti che la fiamma dell’identità nazionale si sarebbe riaccesa per alcuni e sarebbe nata per la prima volta per altri… la realtà, come ben sappiamo, fu assai diversa dalle aspettative di milioni di connazionali.

Lo stato di lockdown durò ben 3 mesi nel nostro paese. Dopo giorni di chiusura per molte attività commerciali, dopo giorni di chiusura in casa, dopo giorni di un diffuso stato di terrore e angoscia, ma soprattutto dopo giorni di “casi in aumento” e dopo giorni di struggenti decessi, il nostro paese era quasi riuscito a vincere la sua battaglia contro il COVID-19. In questo caso si scrive facendo riferimento al tempo verbale imperfetto perché da pochi giorni, successivamente a una decisione del Governo italiano inerente la riapertura dei locali notturni, i casi di CORONAVIRUS sono nuovamente aumentati soprattutto in alcune regioni come ad esempio la Sardegna, il Lazio e nuovamente la Lombardia. Molte sono le domande che sorgono spontanee: Ci troviamo di fronte ad una nuova emergenza sanitaria? Si sarebbe potuto evitare un nuovo picco di contagi? I giovai hanno attuato le misure precauzionali suggerite dal governo? Ma una è la domanda che più rimbalza nella mente degli italiani: quando uscirà il vaccino?

IL VACCINO

Quando qualcuno ci attacca si è soliti rispondere: l’intera umanità è stata colpita da un nemico, inizialmente, invisibile e solo dopo notti insonne e una continua ricerca, i migliori scienziati, medici, fisici e chimici hanno dato un volto ad esso. È solo dopo averlo individuato e studiato che l’intera comunità scientifica si è messa all’opera con l’obiettivo di annientarlo mediante un vaccino. Molte sono le nazioni che stanno inseguendo la cura per il COVID-19, ma al momento solo 4 sono i più promettenti, quelli che fanno sperare in una soluzione in tempi brevi. Tra di essi incontriamo proprio la nazione che per mesi ha cercato di nascondere la nascita e la diffusione del virus, stiamo parlando proprio della Cina: messo a punto dalla CanSino Biologics con l’Istituto di Biotecnologie di Pechino, il vaccino si chiama Ad5-nCoV e si basa sul materiale genetico del Sars-Cov-2 trasportato da un altro virus reso inoffensivo.

Anche il Brasile ha deciso di entrare nella competizione, il governo di suddetto paese ha infatti autorizzato la sperimentazione per la fase 3 del candidato vaccino anti COVID-19 sviluppato dal laboratorio USA Johnson & Johnson. Il presidente brasiliano Bolsonaro ha stanziato circa 400 milioni di dollari per sviluppare il vaccino dell’Università di Oxford prodotto da AstraZeneca, finanziamento cui ha partecipato anche l’Italia con l’azienda di Pomezia Irbm.

L’agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) ha dato il via libera anche ai test del candidato vaccino della cinese SinoVac e quello prodotto dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech.

Sputnik V questo il nome dato al vaccino anti COVID-19 dalla Russia di Putin, la quale non poteva non partecipare a tale competizione. Il vaccino è stato ideato dal centro federale di ricerca per l’epidemiologia e la microbiologia N.F. Gamaleya. La scelta del nome del vaccino non è un caso, esso infatti fa riferimento alla venerazione e alla nostalgia dello stesso Putin per la sua amata Unione Sovietica, regime in cui è nato e cresciuto e che gli ha consentito di diventare quello che è oggi. Il nome Sputnik infatti rimanda al lancio del primo satellite artificiale mandato in orbita intorno alla terra nel 1957, infastidendo gli americani che accelerarono la corsa allo spazio. Tale nome e tale riferimento vuol dire riporre le speranze in questa ricerca cercando di contrastare l’emergenza economica e sanitaria. Nel sito ufficiale del vaccino si legge: “Lo Sputnik-1 ha intensificato la ricerca spaziale in tutto il mondo. Il nuovo vaccino russo contro il COVID-19 ha creato un ‘momento Sputnik’ per la comunità mondiale. Dunque il vaccino è stato chiamato Sputnik-V”. Altro elemento che suscita fiducia e orgoglio è il fatto che la figlia di Putin, Maria, sia una delle volontarie a cui sono state iniettate due dosi di vaccino.

Tuttavia ciò che emerge verso la rapida produzione del vaccino russo è scetticismo; il quotidiano online russo Meduza, riporta l’Ansa, ha scritto che l’ACTO (associazione delle organizzazioni di sperimentazione clinica) ha chiesto al ministero della Salute russo di rinviare la registrazione del vaccino Gamaleya poiché non è stato testato nemmeno su un centinaio di persone. In base a tali affermazioni, il capo epidemiologo (non interno) del ministero della sanità russo Birko si è espresso sostenendo che le richieste di posticipare la registrazione del vaccino possono essere legate a questioni di rivalità a causa della forte concorrenza commerciale.

VACCINO: A CHI Sì E CHI NO?

Un vaccino risulta essere fondamentale non solo per risollevare la salute mondiale, ma anche e soprattutto l’economia di un determinato paese. I leader globali sono a conoscenza di ciò e stanno facendo sì che i paesi ricchi accumulino centinaia di milioni di dosi di potenziali vaccini preordinati, scommettendo sul fatto che tra di essi uno sia il favorito e il vincitore. Ma questa corsa dei paesi più ricchi non genera nient’altro che una vera e propria disparità oltre ad essere “disastrosa a livello internazionale” ha detto Suerie Moon (co-direttrice del Global Health Center del Graduate Institute Geneva) al “Politico”, “significa che ci saranno pochissimi vaccini disponibili per il resto del mondo e per i paesi che non hanno soldi o la capacità di produzione entro propri confini per accedere al vaccino”. Spaccature circa il tema emergono anche a livello europeo dove la Cancelliera tedesca Angela Merkel sostiene che il vaccino sia un “bene pubblico per tutta l’umanità”; Emmanuel Macron condivide le posizioni tedesche affermando che un vaccino deve andare a vantaggio di tutti perché sarà “un bene pubblico globale”; posizioni discordanti provengono da Ursula von der Leyen che afferma la necessità di vendere il futuro vaccino a un prezzo accessibile in “ogni angolo del mondo”.

“FATELO PRIMA A TUTTI I PARLAMENTARI”

Questo è stato il commento di un utente in un social network circa le prime sperimentazioni del vaccino presso l’Istituto delle malattie infettive Spallanzani di Roma; è proprio con questo commento che possiamo dedurre la netta e aperta posizione dei NO VAX che sono tornati a farsi sentire anche in questa particolare occasione. Elevato appare lo scetticismo verso tutte le sperimentazioni, le quali cercano, in molti casi, di sconfiggere rare malattie o semplici influenze, ma quando il nemico appare ancora e quasi del tutto sconosciuto all’uomo il sentimento che pervade molti esseri umani non è solo di scetticismo, ma anche di paura, rabbia e una forte avversione verso tutto ciò che ci appare ignoto. Molti NO VAX hanno chiesto, attraverso commenti sui social, non solo di effettuare tale sperimentazione prima sui parlamentari, ma anche di aspettare ben cinque anni prima di iniettarlo all’intera popolazione, ovviamente per verificare l’attendibilità degli effetti e soprattutto per constatare che non vi siano controindicazioni per la salute dell’uomo.

Appare ovvio come in questi casi, soprattutto in regimi democratici, il vaccino non dovrebbe essere reso obbligatorio in quanto vi deve essere una libertà di scelta che deve essere garantita a ogni singolo individuo. Una domanda che sorge spontanea: è preferibile garantire e tutelare la libertà, in questo caso di scelta, o garantire e tutelare la salute di ogni singolo individuo (compresi i più fragili che non possono vaccinarsi avendo un sistema immunitario debole) obbligandolo alla vaccinazione?

CONCLUSIONI

Sono passati ben sei mesi da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato lo stato di lockdown in Italia e dopo sei mesi poche risultano essere le certezze: si tratta di un virus, in molti casi aggressivo, si tratta di un virus che si può manifestare con o senza sintomi, si tratta si un virus cui molte nazioni stanno cercando una soluzione, anche se al momento essa sembrerebbe essere lontana… di una cosa possiamo essere assolutamente sicuri: la guardia e l’attenzione devono essere mantenute alte e le precauzioni suggerite dai vari governi nazionali devono essere rispettate ed attuate soprattutto ora che l’estate sta per volgere al termine e l’autunno e l’inverno si avvicinano con le varie “influenze stagionali” che ogni anno colpiscono milioni di individui; sostanzialmente ciò che ci viene chiesto non è difficile: mantenere la distanza di un metro, lavare spesso le mani e indossare la mascherina soprattutto in luoghi affollati dove il “distanziamento sociale” non può essere rispettato. Usare un po’ di buon senso e di responsabilità. Non sembra difficile.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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