Il centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia (Livorno, 21 gennaio 1921) risveglia vecchi dibattiti politici, da quello sulla mai dismessa dicotomia destra-sinistra e la sua attualità nell’Italia del terzo millennio a quello sullo scissionismo a sinistra. Viaggio nella diade della politica italiana: destra e sinistra tra passato e presente Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Destra e sinistra, origine dei termini

Le denominazioni di destra e sinistra, utilizzate anche come semplificazioni concettuali di posizioni politiche, nascono in Francia durante il periodo rivoluzionario, prendendo spunto dalla posizione dei deputati all’interno del Parlamento rispetto al seggio del Presidente: alla sua destra sedevano i conservatori, che volevano preservare il potere della monarchia, alla sua sinistra i radicali, i rivoluzionari.
La distinzione tra i due concetti si poteva allora ricondurre all’altra dicotomia politica, conservatori-progressisti, senza dover addurre ulteriori specificazioni. Tuttavia, con l’evoluzione della società, questa riduzione semplicistica è divenuta sempre più insoddisfacente e meno esaustiva, ma, nonostante sia stata spesso messa in discussione, continua tutt’oggi a permanere, soprattutto nella vita politica europea ed in particolare in quella italiana.

Destra e Sinistra storica e ‘trasformismo’

I notabili eletti nel parlamento dell’Italia in via di unificazione e dopo l’unità avevano perlopiù una cultura di stampo monarchico-costituzionale, molto individualista e poco propensa alla nascita di vere e proprie formazioni politiche, ispirata ai principi del libero scambio a destra ed a politiche interventiste a sinistra, ma fondamentalmente conservatrice nello spirito anche in quei banchi di sinistra, di tradizione garibaldino-mazziniana, che pure miravano a riformismi come l’estensione del suffragio, e tra i quali uno dei massimi esponenti, Depretis, una volta al governo, diverrà presto simbolo proprio del trasformismo di sinistra.
Con l’allargamento del suffragio elettorale, voluto anche da Depretis, si inizia a temere l’espandersi degli estremismi sia a destra che a sinistra, così Depretis, già Presidente del Consiglio, appellandosi alla Destra storica per il superamento delle divergenze ideologiche tra destra e sinistra, darà vita alla fase che prenderà il nome di “trasformismo”, guidando governi di larghe maggioranze moderate e perlopiù ideologicamente convergenti al centro. Ciò provocherà l’allontanamento dal governo di personaggi più di sinistra come Crispi, ma non si potrà ancora parlare di vera e propria scissione, proprio per l’assenza di formazioni politiche nettamente definite come poi saranno i partiti.

La nascita dei partiti italiani e il fascismo come superamento di destra e sinistra

E’ solo a partire da fine ‘800 che in Italia gli orientamenti politici assumeranno la forma di veri e propri partiti in senso moderno, con la nascita a sinistra del Partito Socialista Italiano (1892) e ad estrema sinistra del Partito Repubblicano Italiano (1895). Altre formazioni vedranno la luce dopo il primo conflitto mondiale e nel 1921, con la nascita del PCI dalle costole socialiste, si avrà la prima vera scissione a sinistra.
In realtà proprio dal PSI si era già staccato Mussolini, dando vita ai fasci di combattimento, formazione che gli permise di instaurare una disastrosa dittatura ventennale.

Il fascismo rifiutava entrambe le ideologie proposte da Destra e Sinistra storica e si poneva come risposta al loro superamento. Ciononostante l’analisi storico-politica, pur accusando il ventennio fascista italiano di una fondamentale assenza di ideologie, lo ha sempre individuato come la massima espressione antidemocratica dell’estremismo di destra.

Cos’è la destra cos’è la sinistra

La tematica su cosa sia la destra e cosa sia la sinistra, ed in qualche modo anche la constatazione di una certa difficoltà di attribuzione valoriale politica oltre i luoghi comuni, ispirò a scriverne anche artisti come Giorgio Gaber, di cui resta un cult il celebre brano “Destra-Sinistra”.
Per Bobbio i due termini rappresentano una contrapposizione ideologica che riguarda fondamentalmente l’eguaglianza quale principale criterio distintivo fra destra e sinistra politica.
Un’uguaglianza riconosciuta con orgoglio a sinistra, ma anche da costruire con l’abbattimento degli ostacoli che ne impediscono il perseguimento, quindi un valore fondamentale e come tale riportato in Costituzione (art. 3).
A ciò la destra continuerà sempre a contrapporre l’affermazione delle diseguaglianze sociali ed il mantenimento delle differenze di classe.

La spinta post-ideologica non riesce ad abbandonare la dicotomia destra-sinistra

Così come il fascismo aveva delegittimato la destra, sostiene Galli, la caduta del comunismo reale, metaforicamente e fisicamente rappresentata dalla caduta del muro di Berlino (1989), delegittima non solo la sinistra estrema, ma tutta la sinistra, compresa quella socialdemocratica, più moderata.
La forte spinta post-ideologica globale non può che condurre ad un abbandono almeno formale delle ideologie anche in Italia, dove nel frattempo inizia ad abbattersi, su una politica sempre più partitocratica, la tempesta demolitrice di tangentopoli, che segnerà la fine della Prima repubblica.
L’agone politico sembra lasciarsi alle spalle sia le ideologie destra-sinistra che il multipartitismo, ma infine mira a riposizionarsi attorno a un bipolarismo moderato, che pur sfrondato degli estremismi, continua a ruotare attorno alla diade, stavolta nominandola
centrodestra-centrosinistra.

Ma se la comunicazione politica riprende a sposare sempre più frequentemente linee di propaganda vera e propria, adottando slogan e polarizzandosi su temi e ideologie facilmente connotabili come destra e sinistra, la realtà delle azioni politiche rivela più spesso l’assecondamento di una società liquida, così come la rappresentava Bauman, e del tutto post-ideologica, talora totalmente priva di appartenenza.

Nascono così nuove formazioni politiche, che si basano innanzitutto sul rigetto della contrapposizione storica destra-sinistra, fino al completo esautoramento della funzione intermediaria dei partiti politici, evocando la rappresentanza democratica diretta. E’ il fenomeno del Movimento 5 Stelle, volutamente privo di ogni possibile base ideologica enunciata per statuto e di una struttura partitica. La sua azione politica esplicita mira al raggiungimento di scopi concreti dichiarati nella rappresentazione delle 5 stelle.

Destra e sinistra nel terzo millennio

Destra e sinistra hanno imparato col tempo ad adattarsi alle congiunture, ai cambi, all’evoluzione della società; ma con modi e spesso con risultati ben diversi.

La destra, priva di paradigmi filosofici come di eccessivi scrupoli ideologici, in una strategia certamente efficace, non ha mai trovato difficile compattarsi e compattare i propri sostenitori, anche ottenendo consensi attraverso modus operandi del tutto populisti, pur di raggiungere il potere amministrativo e governativo, non disdegnando di scendere a compromessi e di sacrificare parte degli obiettivi dei singoli gruppi.

La sinistra, considerata la caparbietà delle sue componenti, ha spesso trovato una facile via risolutiva nello scissionismo ed in una specie di snobismo divisivo, perdendo anche grandi occasioni di aggregazione, in un poco concreto avvitamento ideologico su se stessa, evitando di mettersi in discussione e di mettere in discussione valori considerati, appunto, indiscutibili. Da sempre caratterizzata, nelle sue frange estreme, da un forte massimalismo, si è spesso rifugiata politicamente nella creazione di nuovi gruppi adattativi, non riuscendo a risolvere e ricomporre il confronto al suo interno, proprio a causa di una genetica inattitudine ad accettare compromessi.

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