La Cina, attore nascente e ormai quasi stabile nei giochi di potere e geopolitici mondiali.

Grazie alla sua grande espansione economica degli ultimi anni, si è accaparrata il podio tra le potenze globali, nonché superpotenza cruciale per gli avvenimenti concernenti l’ordine internazionale.

Non è un caso che nelle vicende che abbiamo visto negli ultimi mesi, che hanno sconvolto l’equilibrio mondiale, la Cina e la sua consequenziale reazione sono sempre stati sotto l’occhio vigile del mondo. Inziando dalla crisi Ucraina, con il timore di un intervento cinese a sostegno della Russia, o anche per la crisi di Taiwan nello scorso agosto, in cui la visita della presidente della camera statunitense, Nancy Pelosi, a Taipei aveva sconvolto la compostezza di Pechino nei confronti della questione taiwanese.

Questi sono esempi con cui si riesce a percepire la presenza della Cina dietro ai fili che muovono le vicende globali, grazie alla sua influenza politica ed economica.

16 ottobre 2022: si sono aperti i lavori del XX Congresso Nazionale del partito comunista.

Esso è un raduno di tutti gli alti funzionari del partito, con una cadenza quinquennale, che ha come obiettivo quello di eleggere il segretario generale del partito (anche per questo definito come il “Conclave rosso”) nonché le alte cariche dello stato. Inoltre, durante il Congresso si cerca di ricreare un piano d’azione della Cina per far fronte alle avversità che si presentano sul cammino della crescita del paese.

Quest’anno il Congresso è stato aperto, dopo l’annuncio ufficiale dell’ex Segretario generale Hu Jintao, da un discorso da parte dal Presidente Xi Jinping, il cui terzo mandato è ormai dato per certo.

“Lotta” è il termine chiave di tutto il discorso, che viene ripetuto per sottolineare la reazione della Cina davanti alle sfide che ha fronteggiato, che sta vivendo e che dovrà affrontare nei prossimi anni.

Prima tra tutte la lotta al covid e la politica “zero casi” con cui la Repubblica Popolare cinese sembra stia ancora vivendo quei primi mesi dell’ormai lontana primavera 2020 europea. Proprio con questa battaglia ancora aperta Xi Jinping ribadisce la volontà di tenere lontana la piaga della pandemia ed evitare quella convivenza che ormai in Europa è entrata ufficialmente in “vigore”.

Dall’altro lato, Il segretario del partito ribadisce la lotta all’unificazione per sistemare definitivamente quell’ambiguità del principio “un paese due sistemi”, con cui ha giustificato verso l’estero l’appartenenza di Taiwan ai confini cinesi e con cui la comunità internazionale è riuscita a scampare alla presa di posizione e avvicinarsi così alla Cina.

Una lotta e una pretesa che vengono rafforzate ulteriormente proprio dalle parole di Xi e con cui la Cina si mostra non più indulgente sul rimandare la questione, che, pur di risolverla, è disposta ad intervenire con la forza, se le circostanze lo dovessero richiedere.

Infine, Xi Jinping si sofferma sul termine “sicurezza”, sempre tenendo presente le tematiche covid e Taiwan, ma anche parlando della necessità di una sicurezza globale, rivolgendo lo sguardo verso le tensioni tra Russia e alleanza occidentale; anche se, però, nel discorso non c’è stato spazio né per il Cremlino né per quel presunto alleato, Vladimir Putin (probabile intenzionalità del Segretario Generale).

Tuttavia, se da dentro la Grande Sala del Popolo a piazza Tiananmen si è cercato di dare garanzie e di mettere in buona luce l’agire del Presidente Xi in questi suoi dieci anni di mandato, da fuori le mura si sono manifestati dissensi popolari contro la “dittatura sanitaria” anti covid con striscioni di protesta contro la politica “casi zero” e contro lo stesso Xi Jinping.

Allo stesso modo, dall’altra parte dello stretto arriva l’annuncio di Taipei: “non scenderemo a trattative sulla sovranità e sulla democrazia”.

In conclusione, da questo discorso si possono intendere le direttive per la “nuova era”, come la definisce Xi, in cui la Cina si presenta al mondo come alleato per una stabilità globale, ma anche come nemico primo, così catalogata da un rapporto degli USA.

Una Cina che si presenta pronta per ospitare il nuovo mandato 2030 di Xi Jinping. Una Cina che si sente pronta a fronteggiare la crisi climatica con uno sviluppo verde, sempre per garantire quella sicurezza globale a cui tanto ambisce e che rimane in perfetta linea con la Belt&Road Initiative dei primi due mandati del presidente, e che intende proseguire nel prossimo con la nuova Global Security Initiative, in modo tale da permettere alla Cina di presentarsi sullo scenario mondiale come la potenza per eccellenza per la sicurezza e lo sviluppo internazionale, e, così facendo, contribuire alla rottura del sistema “occidentalicentrico” e creare un multipolarismo nell’ordine mondiale.

Di conseguenza, la Cina si mostra pronta a mitigare le tensioni globali pur di mantenere quello status quo che garantisce benessere e prosperità, specialmente a livello economico, fatta eccezione per quelle questioni viscerali per le quali Pechino è disposta ad intervenire coercitivamente se istigata o ostacolata da forze esogene o resistenze “interne”.

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