La fine di un’estate

L’estate si può dire ormai tramontata. Con essa finiscono anche i ricordi legati alle ferie, alle meritate vacanze ed ai giorni di relax vissuti chi fra il caldo delle spiagge e chi fra la brezza delicata delle montagne. Il discorso, ovviamente, vale anche per il sottoscritto. Dopo un’estate passata fra impegni di lavoro e relax occasionale a giorni alterni, è venuto il momento di fare i conti con la realtà dei fatti e di appendere al chiodo il pass da vacanziero.

Nel dover tirare le somme di quanto sperimentato in lungo e in largo nel corso dei mesi estivi, mi salta alla mente soprattutto un’esperienza. È una delle più fresche, delle più recenti, ma senza dubbio è sicuramente nel ristretto novero di quelle che personalmente ricordo con più piacere.

Era da poco scoccato settembre, generalmente ultimo sforzo di un’estate che si appresta a chiudersi di lì a poco. L’agosto passato era stato per me, paradossalmente, tutt’altro che il periodo di pace, ferie e relax che rappresenta per milioni di persone in Italia. Il mio agosto si era aperto all’insegna di inderogabili scadenza universitarie ed era stato reso ancora più tremendo dal susseguirsi di commissioni su commissioni a lavoro. Questo mix letale di compiti e responsabilità ha finito, gioco forza, per mettermi K.O. nel giro di poche settimane.

Urgeva, dunque, staccare la spina: ne andava pericolosamente della mia bilancia dell’umore. Settembre in questo sembrava essere il momento perfetto. Le mete turistiche di svuotano, i prezzi scendono, il clima è più clemente nelle ore di punta e decisamente più godibile verso sera.

Fare un viaggio, sì, ma dove? La mia mente balzò subito all’opzione migliore, che guarda caso era in quel momento anche la più comoda per me.

Fare un viaggio, sì, ma ad Agrigento

Frammenti di un viaggio ad Agrigento

Agrigento, almeno per me, si proponeva come la meta ideale. L’estate, infatti, l’avevo trascorsa interamente in Sicilia staccando dalla frenesia del ritmo di Roma. Rifugiatomi nella più tranquilla ed anonima cittadina di Favara, Agrigento distava appena pochi chilometri e rappresentava la tappa perfetta per una gita in giornata utile a staccare la spina e ricaricare le energie.

Ed ecco che allora una mattina di inizio settembre, non troppo presto ma nemmeno troppo tardi, raccolti occhiali da sole e lo stretto necessario per un viaggetto di quella portata, inizio il tragitto che mi avrebbe condotto poco dopo nel cuore di quella che il poeta greco Pindaro, oltre 2.500 anni fa, aveva definito “La più bella città dei mortali”.

Con questo rapido incipit, possiamo aprire la prima sezione del mio viaggio ad Agrigento. Forse la meno interessante per un turista, forse la più fondamentale per chi organizza un viaggio in Sicilia. Come si arriva ad Agrigento?

Il tragitto fino ad Agrigento

Avendo trascorso l’estate, come già accennato, a Favara per me non fu difficile raggiungere Agrigento. Appena qualche chilometro di auto lungo la celebre “Strada degli scrittori” ed ecco che in appena quindici o venti minuti ero già in città, nei pressi della stazione degli autobus.

È qui che, giungendo da uno qualsiasi degli aeroporti Siciliani, inizierebbe con ogni probabilità la vostra visita ad Agrigento. La Sicilia, non è una novità di certo, non eccelle in quanto a infrastrutture di trasporto. Il metodo più rapido per raggiungere Agrigento, ad esempio, dagli aeroporti di Catania e Trapani è proprio in autobus: un tragitto di qualche ora che terminerà allo scalo degli autobus della città, prossimo al centro.

Per chi proviene dall’aeroporto di Palermo, invece, potrebbe essere decisamente più semplice usufruire del collegamento ferroviario diretto fra le stazioni di Palermo ed Agrigento. In questo caso, bisognerà fare un viaggio di circa un’oretta a bordo di un treno regionale generalmente puntuale nelle sue tratte.

Che arriviate in macchina, autobus o treno, il più grande vantaggio sarà tuttavia quello di essere incredibilmente prossimi al centro città. Sia la stazione degli autobus che la stazione centrale dei treni di Agrigento, infatti, distano appena poche centinaia di metri dalle vie del centro storico.

E dunque, una volta giunti, cosa fare?

Cosa fare ad Agrigento

Giunto ad Agrigento e dopo aver trovato parcheggio con non poche difficoltà, ho abbandonato la comoda aria condizionata della mia vettura per scontrarmi con il caldo umido di fine settembre che sembrava tenere in pugno tutta la città. Fortunatamente, in mio soccorso giungeva di tanto in tanto una brezza piuttosto leggera ma estremamente utile per sopportare quel caldo di settembre così tanto anomalo.

La prima tappa, obbligatoria per chiunque decida di visitare Agrigento in viaggio, non poteva non essere la rinomata Valle dei Templi. Per evitare di muoversi nuovamente in auto, comprai un biglietto della corriera locale sulla linea che avrebbe dovuto condurmi direttamente all’ingresso del parco archeologico della Valle.

Una dozzina di templi greci perfettamente conservati in un percorso guidato nell’acropoli della vecchia Akragas ellenica fra costruzioni, necropoli, sentieri e rovine di quella che fu una vera e propria gemma della Magna Grecia.

L’intero percorso turistico si snoda fra templi e testimonianze dell’epoca ellenica per circa un paio di chilometri e, fra soste per ammirare il paesaggio mozzafiato e scattare qualche foto ricordo della giornata, mi ha preso circa 2-3 ore. Insomma, non si corre il rischio di annoiarsi e si riesce facilmente a dimenticarsi del tempo che passa.

Fortunatamente, la direzione del Parco Archeologico della Valle dei Templi ha da sempre particolarmente a cuore la diffusione della cultura, dunque non è raro trovare offerte e promozioni sui biglietti d’ingresso. In qualità di studente universitario, ho avuto addirittura l’opportunità di poter accedere al parco in maniera totalmente gratuita.

Perdendomi a più riprese fra colonne, capitelli, sentieri e incisioni iniziavo a sentire i morsi della fame. Ed in effetti, a rendersene conto, si era fatto anche piuttosto tardi. Intorno alle due del pomeriggio, dunque, ho deciso di fermarmi a consumare qualcosa in uno dei diversi chioschetti che è possibile trovare all’interno della Valle.

Nulla a questo mondo batte l’esperienza di gustarsi una tipica granita con brioche all’ombra di alcuni dei templi greci oggi meglio conservati al mondo.

Passata l’ora di pranzo e scavallato il caldo di metà giornata, la Valle ha iniziato a riempirsi ancora degli ultimi gruppi di turisti estivi. Per me, invece, era il momento di tornare ad Agrigento.

Passeggiare fra le vie di Agrigento

Ritornato in città, sempre avvalendomi del trasporto pubblico, non poteva mancare una delle tappe obbligate quando si viaggia ad Agrigento. La tipica e tradizionale passeggiata lungo Via Atenea pare essere un must di ogni viaggio ad Agrigento. Che sia di mattina, pomeriggio o sera, la storica Via di Agrigento si mostra sempre in tutto il suo incanto storico.

Camminando lungo Via Atenea sono migliaia le cose in grado di attirare la mia attenzione. Da un lato, infatti, lo sguardo non può che cadere sulle vetrine dei negozi che affollano la strada chiusa al traffico. Fra gioiellerie, empori, negozi di vestiti, librerie, attività artigianali vale sicuramente la pena di fare avanti e indietro solo per godersi il magnifico spettacolo delle vetrine illuminate.

D’altra parte a catturare l’attenzione ci pensano i palazzi d’epoca e le chiesette che si incontrano lungo tutto il tragitto che va da Porta di Ponte, storico ingresso della città, fino al Teatro Pirandello (ex Teatro Margherita, anche sede del comune).

Si potrebbero spendere ore ed ore perdendosi fra i vicoli e le stradine che si snodano lungo Via Atenea, ogni deviazione è unica nel suo genere e capace di aprire le porte a scenari inaspettati ed inusuali. Basta indovinare qualche stradina salendo dalla chiesetta di San Lorenzo che, infatti, dopo una breve salita ci si troverà di fronte al Monastero di Santo Spirito ed alla sua chiesa storica.

Versando un’offerta libera alla congregazione delle suore del Santo Spirito sarà possibile visitare la chiesa, i locali storici del monastero ed il museo. Fra antichi utensili di scrittura, anfore e oggettistica di epoca araba e normanna è facile perdersi fra le stanze del museo.

Una serata ad Agrigento

Uscito dal Monastero di Santo Spirito iniziava ad imbrunire. Settembre aveva iniziato a portare giornate più corte ed il sole stava già iniziando la sua lenta discesa verso l’orizzonte.

È forse proprio questo il momento migliore per gustarsi Agrigento e Via Atenea. Le vetrine illuminate risaltano al buio, i locali aprono e la strada si fa sempre più occupata da cittadini e turisti intenti a passeggiare da un capo all’altro della Via.

Trovare qualcosa da fare non è per nulla difficile. Giusto il tempo di una breve sosta per bere qualcosa in uno dei tanti locali che costeggiano il percorso in sanpietrini che ecco il sole essere calato del tutto ed il cielo farsi sempre più scuro. Quasi all’unisono con questo avvenimento, inizia a movimentarsi anche la vita serale di Agrigento.

Non è raro, infatti, trovare locali che offrano performance di musica dal vivo, spettacoli, stand up, creando veri e propri eventi capaci di raccogliere centinaia fra spettatori e curiosi. Fermatomi per cena in un locale, ho avuto modo di ascoltare il concerto di una piccola band locale con una scaletta composta di intramontabili classici punk-rock degli anni ’80 e ’90.

La fine di un viaggio

Terminata la cena e lo spettacolo, potevo ritenermi soddisfatto. Avevo vissuto una giornata da turista. Mi ero preso i miei tempi e avevo avuto occasione e modo di vivere la città di Agrigento. A fine giornata ero stanco, è vero, ma era una stanchezza – per così dire – positiva.

Mi aveva sorpreso, durante la giornata, vedere ancora così tanti turisti. Mi ha ricordato di quanto potenziale abbia questa terra, mi ha riavvicinato ad una sensazione che pensavo di aver perso. Non posso che essere soddisfatto di questa piccola gita fuori porta, così breve ed allo stesso tempo così piena di esperienze, così rigenerante.

Tornando a casa, in auto, il mio pensiero non potè che andare malinconicamente all’autunno alle porte. Certo, faceva dispiacere tornare ai ritmi frenetici del lavoro, della scrittura, dell’università. Ma dopo quella giornata avevo finalmente la mente sgombra, mi sentivo pronto a ricominciare a pieno regime.

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