Censura: la grande presente nell’Italia giallo-verde

Matteo Salvini è il più grande influencer del momento, e su questo non dovrebbero esserci dubbi. I profili social del capitano raggiungono quotidianamente milioni di italiani, assicurandogli una visibilità quasi martellante: i like e le condivisioni del Ministro dell’Interno, insomma, non hanno niente da invidiare alla propaganda televisiva di berlusconiana memoria.
Tuttavia, in un’Italia in cui il governo giallo-verde ha il 60% dei consensi, sembrano non mancare episodi di dissenso, in particolare nei confronti dello stesso Salvini.
Si tratta di azioni che sono spesso goliardiche, altre volte meno, che hanno in comune un elemento: la censura sistematica cui sono sottoposte.

Dai video e dagli striscioni…

Si sa, il capitano, da star del momento, non nega mai un selfie ai suoi sostenitori, spesso a discapito della dedizione che dovrebbe prestare al lavoro da Ministro. La sua percentuale di presenze in parlamento è esigua. Ma come del resto afferma: il suo lavoro può essere svolto anche a distanza. Il punto è se parlava del lavoro da ministro o quello da promoter social della sua immagine.  Questa cosa è nota al popolo leghista, e lo è altrettanto a chi non sostiene l’attuale establishment: non c’è voluto quindi molto affinché la disponibilità del capitano diventasse un simpatico mezzo per esprimere dissenso, vista fra l’altro l’enorme diffusione che questo tipo di contenuti ha. Più volte negli ultimi mesi, infatti, Salvini è stato preso in giro da finti elettori che, con la scusa di scattarsi una foto con lui, lo hanno incalzato con domande o lo hanno messo in imbarazzo con gesti provocatori: c’è chi ha chiesto dei 49 milioni scomparsi, chi, da omosessuale, si è lasciato andare in baci con il proprio partner, chi addirittura ha definito il capitano una “m***a letale”, il tutto filmandolo. Particolare scalpore a tal riguardo ha destato un episodio che si è verificato a Salerno: dopo una domanda provocatoria da parte di una ragazza (“siamo ancora terroni di m***a?”), Salvini avrebbe chiesto alla Digos di sequestrare il telefono e di cancellare il video, che è stato comunque pubblicato. Non è tuttavia la prima e ultima volta che le forze dell’ordine intervengono per tutelare l’immacolata immagine del Vicepremier.

Altro fenomeno che sta avendo una discreta diffusione, infatti, è quello di appendere striscioni nelle varie tappe dell’interminabile campagna elettorale del leader leghista. La creatività è tanta, e non mancano le idee. A Milano, ad esempio, troviamo “Mai con Salvini”, ma anche “Meno Salvini e più gattini”. C’è chi addirittura si è vestito da Zorro, per poi esporre la scritta “Restiamo umani”. Anche nel caso degli striscioni, non sono mancate risposte da parte della Lega. A Brembate, in provincia di Bergamo, i vigili del fuoco (!) hanno rimosso uno striscione recante la scritta “Non sei benvenuto”, evidentemente rivolta al capitano.
Sempre a Milano, a San Siro, una 33enne è indagata per avere esposto lo striscione “Salvini amico dei mafiosi, nemico dei poveri”. Ad aver aperto il fascicolo è Alberto Nobili, il responsabile dell’antiterrorismo milanese (sic!), avendo ritenuto la frase troppo offensiva.

La rimozione di striscioni e di video, tuttavia, non è l’unica forma di censura a cui stiamo assistendo in questo periodo.

… Alle sospensioni.

Un episodio particolarmente grave è la sospensione avvenuta nei confronti della professoressa Rosa Maria dell’Aria, docente di italiano all’ITI Vittorio Emanuele III di Palermo. L’insegnante ha assegnato un progetto di storia ai propri alunni, che avrebbero autonomamente prodotto un video a quanto pare non molto gradito all’attuale governo. Il video, infatti, farebbe un parallelo fra le leggi razziali del 1938 e il decreto sicurezza, vero e proprio “fiore all’occhiello” del governo giallo-verde. La vicenda nasce dopo un tweet da parte di un giovane studente vicino a Casapound e collaboratore di quotidiani online di estrema destra come “Vox” e “ Il Primato Nazionale”, Claudio Perconte, che avrebbe inviato le immagini del video al ministro dell’istruzione Marco Bussetti. Il giorno dopo il tweet, è intervenuta la sottosegretaria leghista ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, che ha detto di aver “avvisato chi di dovere”, augurandosi l’interdizione a vita dall’insegnamento per la professoressa. Puntuale è stata la reazione dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo, che ha immediatamente sospeso la professoressa dell’Aria, rea di non aver impedito ai propri studenti di esprimere un’opinione.

Non è mancata la solidarietà da parte degli studenti, dei docenti e dei cittadini, che si sono riuniti in presidio sotto la prefettura di Palermo, chiedendo l’immediato ritiro della sospensione. Anche i sindacati si sono mossi, in particolare l’USB, che ha promosso una petizione per il reinserimento della professoressa, che ha attualmente raggiunto circa 160mila firme. Nonostante la grande solidarietà da parte della comunità civile, ancora la professoressa dell’Aria non è tornata a lavorare.

E la nostra democrazia?

Le ragioni di questi episodi di censura sono molteplici. In un periodo in cui la politica è sempre di più basata sulla figura del leader, un’immagine ingombrante come quella di Matteo Salvini appare a tratti intoccabile. Il vicepremier leghista, infatti, è l’uomo più in vista del governo, se non della politica italiana, e sicuramente uno dei politici più conosciuti all’estero. I suoi obiettivi, a suo dire pratici e concreti, non ammettono contestazioni: chi non è d’accordo con lui è un professorone di sinistra, un figlio di papà o un buonista. Si tratta di immagini che richiamano la figura di qualcuno totalmente slegato dalla realtà e, in quanto tale, che non avrebbe diritto di contestare, perché non comprenderebbe i “veri problemi della gente comune”. L’individuazione costante di un nemico, dunque, e di periodiche “emergenze nazionali” farebbe parte della strategia comunicativa del capitano, che non ammette mezze misure. Salvini posa con il mitra perché “la legittima difesa prima di tutto”, presenta un’immagine superstiziosa del cattolicesimo, con la madonna stessa che “lo porterà alla vittoria”, mette alla pubblica gogna ragazzine minorenni che lo contestano in piazza, si serve delle forze dell’ordine come fossero la propria Guardia pretoriana.

E, nonostante questo, il capitano definisce “censura” la cacciata dal Salone del Libro di Torino della casa editrice Altaforte, particolarmente vicina a Casapound e diretta da Francesco Polacchi, indagato per apologia di fascismo e particolarmente conosciuto negli ambienti di estrema destra. D’altra parte, la vicinanza del neofascismo al vicepremier (e viceversa) è nota, avendo Altaforte pubblicato un libro-intervista a Salvini, ed essendo presente fra le altre cose una foto del Ministro a cena con lo stesso Polacchi e i fratelli Di Stefano di Casapound.

Esistono in questo contesto dei concreti rischi per la democrazia italiana? Forse attualmente no, ma, mentre ci dedichiamo sui nostri social a lunghe dissertazioni storiche e filologiche su cosa sia o su cosa non sia il “vero” fascismo, i cittadini vengono indagati, i telefoni sequestrati, le professoresse sospese e gli stessi fascisti legittimati dal Ministro dell’Interno.

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