Una serie di sfortunati eventi susseguitisi a valanga negli ultimi anni, hanno fatto ipotizzare alla stampa francese ed internazionale la fine del Parti Socialiste. Nelle ultime elezioni del 2017, il partito usciva stremato dai cinque lunghissimi anni della presidenza di François Hollande, il presidente che ha dovuto gestire in prima linea il problema del terrorismo islamico in Francia. Si sono aggiunti poi problemi di natura economica, che hanno costretto la direzione a vendere la storica sede parigina di Rue de Solférino, inaugurata dallo storico presidente Mitterrand. CHI SARÀ IL PROSSIMO PRESIDENTE FRANCESE? ATTORI VECCHI E NUOVI PER L’ELISEO DEL 2022 Direttore Claudio Palazzi
Le ultime elezioni furono dunque la Waterloo dei socialisti d’oltralpe che non solo non riuscirono ad accedere al secondo turno, ma al primo scesero persino al di sotto della coalizione La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, perdendo così il primato di formazione di riferimento della gauche francese.

Il fattore che ha scatenato tutti gli altri è stata probabilmente la scissione a destra di Emmanuel Macron, prima vicesegretario generale della Presidenza poi ministro dell’economia durante gli anni di Hollande, che nel 2016 ha fondato il partito liberale e centrista En Marche, vincendo l’anno dopo le elezioni, soprattutto a danno dei socialisti, ai quali ha ‘’strappato’’ buona parte di elettorato e classe dirigente.

Un discorso simile si era ipotizzato anche per Les Républicains, partito erede della tradizione gollista e massimo riferimento della destra in Francia. La crisi del partito, messo in ginocchio da scandali e guerre di corrente, si era accompagnata ad una minacciosa crescita della formazione sovranista di Marine Le Pen, il Rassemblement National (ex FN), che sembrava aver imposto la propria egemonia nel campo politico e sociale della destra, cavalcando l’ondata nera che la univa al nostrano Matteo Salvini, agli spagnoli di Vox e al blocco di Visegrad.

ELEZIONI REGIONALI DEL 2021: IL RITORNO DEL VECCHIO MONDO

La fine dei due partiti storici e il nuovo che avanza, dunque. Almeno sino all’estate di quest’anno, tutta la stampa sembrava convinta che la sfida per le elezioni del 2022 sarebbe stata, senza ombra di dubbio, una riedizione del 2017, dove si sarebbero quindi fronteggiati Macron e Le Pen.

Eppure le ultime elezioni regionali, tenutesi a giugno, rimescolano le carte in tavola e rendono il quadro decisamente meno scontato e più interessante. Delle tredici regioni continentali in cui si è votato, sono stati riconfermati tutti i governatori uscenti: sette regioni ai Repubblicani, cinque ai Socialisti, poi la Corsica indipendente.

È la vendetta del “vecchio mondo”, scrive Le Monde, sottolineando come i partiti istituzionali siano ancora vivi nei territori e possano rappresentare una minaccia per i due attori che davano per scontato il loro reciproco (e rinnovato) accesso al ballottaggio: dunque per organizzare il rematch Macron – Le Pen bisognerà prima fare i conti con i partiti della vecchia scuola, che sono sicuramente in difficoltà, probabilmente in transizione, ma non di certo, per ora, estinti.

IL FATTORE HIDALGO

Ciononostante, dopo la rovinosa caduta di cinque anni fa, i socialisti hanno ancora molto da fare per recuperare la fiducia di tutto l’elettorato che negli anni hanno smarrito. La credibilità di Macron è ancora forte, nonostante alcune critiche alla sua gestione dell’emergenza covid, e dai sondaggi sembrerebbe più probabile che a sfidare il campione uscente sia la destra tradizionale, se non di nuovo Marine Le Pen. Dunque sono in molti a ritenere che il PS non sia pronto per il ballottaggio, salvo sorprese. E proprio nell’ultimo mese i socialisti hanno ricevuto la sorpresa che potrebbe salvarli: la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha deciso di presentarsi come candidata presidente. «Oggi sono pronta: ho deciso di candidarmi per offrire un futuro ai nostri figli, a tutti i nostri figli», ha dichiarato Hidalgo, che sarebbe così l’unica donna in campo assieme a Marine Le Pen, che rispetto a lei si trova agli antipodi. All’apice della sua agenda, ci sarebbe la costruzione di una «Repubblica decentralizzata, più vicina ai cittadini, […] a bassa emissione di carbonio, più giusta, con salari più alti, soprattutto per gli insegnanti e il personale sanitario».

Nata nel 1959 in Andalusia, emigrata in Francia con la famiglia per fuggire al regime dittatoriale di Francisco Franco, Anne (già Ana) Hidalgo potrebbe essere la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica: eventualità che non si è mai presentata nella storia delle cinque repubbliche francesi. Sarebbe una vera botta in testa ai fin troppi bonapartismi, cesarismi e gollismi che da sempre costituiscono la stella polare dei presidenti in pectore della Repubblica Francese – e non solo di quella Francese. Una donna quindi per scardinare il machismo intrinseco nelle istituzioni della Vème République, che fin da De Gaulle hanno sempre incentivato il culto dell’uomo forte e solo al comando, e dell’esecutivo che si rafforza rispetto al legislativo e, molto spesso, lo schiaccia.

Dunque se ben colta, la candidatura di madame Hidalgo potrebbe essere l’occasione in mano ai socialisti per ribaltare le carte in tavola e tornare, prima o poi, ad essere determinanti.

GLI ALTRI SFIDANTI

Così, a ridosso della fatidica data, la corsa all’Eliseo si fa sempre più affollata e il risultato più difficile da indovinare: a sinistra non solo la Hidalgo e Mélenchon, ma anche Jadot che a fine settembre ha vinto le primarie dei Verdi, l’ex-socialista Arnaud Montebourg e il comunista Fabien Roussel. Nel frattempo, i Repubblicani decidono di abolire le primarie per la scelta del loro candidato, che sarà invece designato dal Congresso di dicembre: la sfida interna alla destra sembra essere fra Michel Barnier, ex commissario negoziatore per la Brexit, contro Valerie Pécresse, presidente della regione parigina, e Xavier Bertrand, presidente riconfermato della Hauts-de-France, gli ultimi due entrambi senza la tessera del partito in tasca, stracciata ormai anni fa.

Manca poco ormai alle elezioni di Aprile 2022 e le incognite sono ancora molte. Il dato più rilevante degli ultimi mesi è però quanto abbiamo detto, il duello fra Macron e Le Pen potrebbe non essere così scontato come si credeva e potrebbe invece, in modo del tutto inaspettato, coinvolgere attori vecchi e nuovi.

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