Sono passati esattamente tre anni da quel 31 dicembre 2019, che tutti ricordiamo.
Nel mezzo delle vacanze natalizie, durante gli ultimi preparativi per il cenone di Capodanno, i telegiornali di tutta Italia riportavano una notizia, apparentemente innocua, proveniente dalla Cina. Nella Provincia dell’Hubei, più precisamente nella città di Wuhan, si stava diffondendo una “polmonite misteriosa”.

Da quel giorno, in realtà, il mondo non sarà più lo stesso. Contagi in rapida crescita in tutto il mondo, quarantene, mobilità bloccata: tre mesi dopo quel 31 dicembre, l’Italia si ritroverà in una situazione di totale lockdown.

Smart working, didattica a distanza, impossibilità di uscire di casa, incertezza sul futuro. Ed ora, che siamo in una fase più controllata della pandemia, se ne contano i danni. Si individuano effetti economici, sociali, politici, culturali. Ampia attenzione hanno dedicato esperti e studiosi ai giovani: sembra che questi tre anni – a tratti surreali – abbiano portato ad un peggioramento della salute mentale degli adolescenti: più angosciati, ansiosi, preoccupati per il proprio futuro.

Covid-19: con la pandemia aumentati i disturbi psicologici e psichici degli adolescenti

Tristezza, ansia e sbalzi d’umore tra gli adolescenti hanno subito un incremento durante gli anni della pandemia: è quanto riportato dall’indagine sociologica nazionale “Adolescenza, tra speranze e timori”, realizzata dal Laboratorio Adolescenza, in collaborazione con l’Istituto IARD e condotta su un campione di 5721 studenti italiani, ricompresi nella fascia d’età 13-19 anni.

Il 64,8% della popolazione che ha partecipato all’indagine ha dichiarato di sentirsi spesso o qualche volta triste senza capirne il motivo. Più del 40%, inoltre, si sente agitato, particolarmente ansioso e/o impaurito al punto tale da non credere di riuscire a respirare.
La motivazione di questo aumento sembra essere, nella maggior parte dei casi, riconducibile alla pandemia: il 67,2 % ha notato un cambiamento rispetto alla frequenza dei momenti di tristezza nel periodo di pandemia. Se per il 7,6% questi momenti sono diminuiti, per ben il 44% degli adolescenti i momenti in cui si sentivano tristi hanno subito un aumento.

Il pensiero degli adolescenti rispetto all’incremento generale del malessere della fascia giovanile della popolazione, durante la diffusione del Covid-19 è quasi unanime: più dell’88% dei ragazzi coinvolti nella ricerca, infatti, pensa che con la pandemia siano aumentati i disturbi psicologici e psichici degli adolescenti.

Adolescenti e pandemia da Covid-19

Pandemia da Covid-19: aumento delle richieste di aiuto di bambini e ragazzi

Oltre a momenti di tristezza ed angoscia, durante la pandemia è stato registrato un preoccupante incremento delle richieste di aiuto per l’esordio di patologie di natura neuropsichiatrica o per l’aggravamento di situazioni già pregresse. Come riportato dal documento di studioPandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi” realizzato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, i professionisti hanno registrato numerosi casi di peggioramento di disturbi già preesistenti e di esordio di nuovi disturbi in soggetti che in passato non avevano sperimentato situazioni del genere. I disturbi ed i sintomi più frequentemente riportati sono: gli episodi di autolesionismo, le alterazioni del ritmo sonno-veglia, il ritiro sociale, i disturbi del comportamento alimentare, l’ideazione suicidaria.

Proprio a proposito di quest’ultimo ambito, uno studio ha analizzato l’impatto della pandemia sul fenomeno in questione, a livello internazionale.

Nel primo anno di pandemia +10% di suicidi tra gli adolescenti

E’ stato pubblicato recentemente sulla rivista eClinical Medicine, uno studio realizzato dall’Università di Torino, che ha indagato l’impatto della pandemia da Covid-19 sul fenomeno dei suicidi tra gli adolescenti d’età inferiore ai 19 anni. Si è trattato di una ricerca svolta a livello internazionale, in quanto gli studiosi hanno raccolti dati riguardanti 70 milioni di persone, in vari Paesi e contesti.

I dati desterebbero preoccupazione: un ragazzo su 6 ha avuto almeno un pensiero suicidario e un ragazzo su 33 è arrivato al punto di tentare il suicidio.
Nell primo anno di pandemia, il 2020, si è verificato un numero maggiore di suicidi. L’aumento registrato rispetto all’anno precedente, il 2019, è evidente: si tratta di un incremento del 10% del fenomeno.

Insieme alle ricerche sulla salute mentale degli adolescenti, è stato svolto uno studio che ha riguardato anche potenziali elementi di mutamento a livello cerebrale degli adolescenti, a seguito della situazione pandemica.

Lo studio dell’Università di Stanford sul cervello degli adolescenti dopo la pandemia da Covid-19

La rivista scientifica Biological Psichiatry Global Open Science ha pubblicato una ricerca condotta dall’Università di Stanford, che, attraverso un confronto tra il cervello degli adolescenti prima delle misure restrittive della pandemia e dopo le stesse, ha rilevato un’accelerazione di un processo biologico riguardante la struttura cerebrale degli adolescenti.

In breve – e senza la pretesa di voler sostituire gli esperti -, viene spiegato che i cambiamenti nella struttura cerebrale avvengono in maniera naturale con l’età: durante la pubertà vi è una maggiore crescita di ippocampo e amigdala. Allo stesso tempo vi è un assottigliamento della corteccia.

Nello studio è stata osservata un’accelerazione di questo processo negli adolescenti che hanno vissuto la situazione pandemica: la corteccia sarebbe più ridotta, il volume di ippocampo e amigdala di misura più elevata e l’età cerebrale più avanzata. Fenomeni simili erano stati osservati in adolescenti vittime di violenza o abbandono.
In ogni caso, come suggerito dagli studiosi, ci sono altri aspetti da considerare e da accertare rispetto al processo osservato.

I dati riportati ci fanno riflettere sulla situazione attuale degli adolescenti. La loro vita tre anni fa è stata completamente stravolta. Per molto tempo hanno dovuto rinunciare alle lezioni scolastiche in presenza, alle attività sportive e ricreative, ai momenti di svago.
Insomma, non hanno vissuto alcuni anni della propria adolescenza nel modo in cui ci si aspetterebbe di viverli. E così, il futuro sembra incerto, l’ansia e l’inquietudine prendono il sopravvento, soprattutto se si pensa anche alle altre vicende avvenute in questi anni.

È necessario accorgersi, quindi, dei bisogni di una fascia di popolazione spesso bistrattata ma che, attualmente, risulta essere una delle generazioni che ha subito in maniera più grave le conseguenze – non a livello fisico – della pandemia.

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