La Seconda guerra mondiale lasciò dietro di sé morte e distruzione, ma portò anche al cambiamento dei rapporti internazionali e all’affermazione di un nuovo ordine globale. Nel 1945 nacque l’ONU, l’organizzazione intergovernativa per il mantenimento della pace e la sicurezza mondiale, tramite le cui istituzioni vennero giudicati i crimini e le atrocità commesse durante la guerra. Geopolitica – dal dopoguerra ad oggi Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Nello stesso anno, durante la Conferenza di Yalta, il mondo venne suddiviso in due blocchi: Winston Churchill, Franklin Delano Roosvelt e Joseph Stalin stabilirono che l’Occidente sarebbe stato posto sotto l’influenza anglo-americana e l’Oriente sotto quella sovietica. Fino alla fine degli anni ’80 i singoli Stati divennero terreno di scontro nella contrapposizione tra USA e URSS in quella che Walter Lippmann definì “Guerra fredda”.

IL BLOCCO STATUNITENSE –  CAPITALISMO E DEMOCRAZIA

La creazione di un nuovo sistema monetario internazionale partì dagli accordi di Bretton Woods del 1944, che istituirono un Fondo monetario internazionale e una Banca Mondiale, finalizzata alla concessione di prestiti per la ripresa e lo sviluppo dei Paesi occidentali. Nell’ottica di liberismo economico venne inoltre favorita la cooperazione commerciale dall’accordo generale sulle tariffe e sul commercio, denominato GAT, che stabiliva una progressiva riduzione dei dazi e la possibilità di stipulare patti commerciali.

Nel 1947 gli Stati Uniti approvarono l’European Recovery Program, altrimenti noto come Piano Marshall, che prevedeva una serie di aiuti economici e militari. L’ERP contribuiva alla ripresa economica degli Stati europei, ma costituiva anche una importante spinta verso riforme sociali su modello statunitense: nei Paesi che beneficiavano del programma, infatti, cominciarono a prevalere le forze politiche filoamericane. Ben presto in Occidente venne a formarsi un blocco unitario antisovietico e nell’Aprile del 1949 gli Stati si unirono in una vera e propria alleanza militare, la Nato.

Gli Americani godettero di una supremazia strategica e militare fino alla fine degli anni ’40 grazie alle testate nucleari, primato che venne meno quando anche l’Unione Sovietica cominciò ad entrare in possesso di armi nucleari.

IL BLOCCO SOVIETICO – COMUNISMO

Regimi comunisti vigevano in Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia. Nel 1947 venne istituito il Cominform per il coordinamento dei partiti comunisti nei vari Paesi e si avviò un processo di sovietizzazione, a cui si oppose la Jugoslavia, che prevedeva una nazionalizzazione dei sistemi di produzione, l’abolizione della proprietà terriera e la collettivizzazione dell’agricoltura. La cooperazione economica tra Unione Sovietica e Paesi satelliti venne disciplinata, a partire dal 1949, dal Comecon. Nel 1955 il Patto di Varsavia garantiva invece una alleanza militare, posta in contrapposizione al Patto Atlantico. Anche la Cina entrò a far parte della sfera di influenza di Stalin con il regime di Mao Zedong.

EQUILIBRIO DEL TERRORE

Quando la Russia entrò in possesso del nucleare, la militarizzazione e la corsa al riarmo nucleare contribuirono alla creazione di un “equilibrio del terrore”, la rottura del quale non avrebbe portato altro che distruzione. Nel 1962, scoppiata la rivoluzione a Cuba, l’intervento di entrambe le potenze mise a rischio questo fragile equilibrio: per la prima volta ci fu allora un’apertura al dialogo. Nel 1963 il Trattato contro il nucleare, stipulato per evitare lo scontro diretto, stabilì che Chruscev smantellasse le basi militari a Cuba e che Kennedy si impegnasse a non invadere l’isola, ritirando inoltre i missili in Turchia. Venne poi inaugurata la “linea rossa”, una linea diretta di telecomunicazione tra Stati Uniti d’America e Russia.

Entrambe le potenze erano interessate a mantenere l’equilibrio e scongiurare una distruzione reciproca.

Negli anni successivi, nonostante la persistenza di una rivalità, si continuò quindi una politica distensiva, che allentasse le tensioni.

BERLINO

Berlino fu la città più rappresentativa della “cortina di ferro” che divideva il mondo. Russia, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti si spartirono la capitale della Germania, creando ad Est la Repubblica Democratica Tedesca e ad Ovest la Repubblica Federale Tedesca (1949). Dal 1961 al 1989 il Berliner Mauer separò famiglie e amici, segnando il confine fisico tra due mondi ideologicamente diversi, divenendo un vero e proprio simbolo. Milioni di persone tentavano di superare la frontiera militarizzata per raggiungere l’Ovest, riunirsi con i propri cari e avere una vita migliore: il crollo del Muro di Berlino nel 1989 rappresentò la sconfitta definitiva dell’Unione Sovietica.

Tra il 1989 e il 1991 i regimi comunisti dell’Europa Orientale caddero e dalla dissoluzione dell’Unione sovietica nacquero sette nuovi Stati europei: la Federazione Russa, la Lettonia, la Lituania, l’Estonia, la Moldova, la Bielorussia e l’Ucraina.

La “Guerra fredda” terminò con il passaggio da un bipolarismo ad un unipolarismo, con la vittoria di un’unica superpotenza: gli Stati Uniti d’America.

Il Terzo mondo

Con il termine geopolitico ed economico “Terzo mondo” veniva indicato quel blocco “non allineato”, che non faceva cioè parte né di quello statunitense, né di quello sovietico. Nonostante non vi sia omogeneità al suo interno, solitamente questa definizione viene associata ai Paesi in cui vigono condizioni di povertà o in via di sviluppo.

La Federazione Russa

In seguito alla dissoluzione dell’URSS la Federazione Russa è divenuta membro dell’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco), del FMI, della Banca Mondiale e dal 2012 anche dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

La Russia ha continuato di fatto a considerare Paesi sotto la propria influenza i territori facenti parte del blocco sovietico. Subito dopo il crollo dell’Unione fu istituita la Comunità degli Stati indipendenti, a cui aderirono tutte le ex Repubbliche sovietiche. Oltre a rafforzare e preservare l’influenza russa in Europa orientale, la Cis legittimò l’intervento militare russo in Tagikistan e in Georgia, che uscì dalla Comunità nel 2008, in seguito a un conflitto che inasprì anche i rapporti con l’Ue e gli Usa.

Le tensioni tra Mosca e Washington proseguirono, soprattutto durante la presidenza di Bush, a causa delle numerose operazioni militari e dell’ascesa della Nato. Nel 2010 il Trattato New Start ha sancito una riduzione delle armi nucleari, ma il clima di dialogo non è durato a lungo: in seguito alla crisi ucraina l’Occidente e alcuni Stati orientali, come la Cina, hanno assunto un atteggiamento di diffidenza nei confronti della Russia. Pechino è visto da Mosca come una minaccia a causa dell’ascesa della Cina come potenza centrale in Asia e leader mondiale, ma è anche un importante partner economico.

Un nuovo bipolarismo

A partire dagli anni ’50 è stato avviato in Europa un processo di integrazione, formalizzato con il Trattato di Maastricht del 1992 e l’istituzione dell’Unione Europea. Sebbene l’Unione si sia evoluta nel corso del tempo, gli obiettivi originali erano prevalentemente di carattere economico, riguardavano cioè la creazione di un mercato unico stabile. In quegli anni il baricentro dell’economia era infatti situato in Europa.

Ad oggi invece sono emersi nuovi Paesi in seguito ad una crescita economica esponenziale. Il baricentro economico si è spostato verso l’Oriente e la pandemia ha alimentato questo spostamento degli equilibri internazionali.

Il nuovo bipolarismo vede come protagonisti USA e Cina, storicamente centripeta, che ha avviato una apertura all’esterno a partire dagli anni ’80 per rispondere alle esigenze del cosiddetto “capitalismo di Stato”. L’appartenenza all’Unione Europea permette agli Stati europei di continuare ad avere, seppur non singolarmente, un peso economico rilevante.

La Cina

L’obiettivo di Xi Jinping è quello di rafforzare la proiezione internazionale geopolitica e di creare un nuovo ordine globale a guida asiatica in un’ottica di integrazione, collaborazione e interdipendenza tra gli Stati dell’Asia. La Cina è una potenza economica e la sua azione si basa non sulla forza militare, ma su accordi economici che soddisfino interessi reciproci.

Il principale terreno di scontro tra le superpotenze è quello delle infrastrutture.

Nel 2011 gli Usa avviarono la New Silk Road Initiative, un progetto infrastrutturale che abbattesse le dogane e permettesse la gestione condivisa delle risorse per conseguire la pace e la stabilità in Afghanistan, Asia centrale e meridionale. Il progetto fallì a causa anche del cambio di politica di Trump.

Per colmare questo e altri insuccessi dell’Occidente, la Cina ha avviato nel 2015 la Belt and Road Initiative.

Il progetto

  • propone soluzioni alternative per il rischio a cui sono posti i traffici commerciali presso i key points esistenti
  • valorizza le potenzialità dei territori interni
  • migliora la connettività attraverso interventi infrastrutturali relativi a trasporti ed energia
  • favorisce i rapporti commerciali e la modernizzazione dei Paesi coinvolti

Nel 2015 è stata istituita, con l’obiettivo di intaccare il monopolio del FMI statunitense, l’Asian Infrastucture Investment Bank.

L’AIIB è un piano di investimento estero e di sostegno per le imprese, viene quindi spesso associato al Piano Marshall. A differenza del piano statunitense, però, l’AIIB non ha una portata geografica limitata e non intende indirizzare l’orientamento politico tramite l’intervento economico. Un esempio lampante sono i Paesi dell’Europa orientale di tradizione sovietica che vengono utilizzati non come strumento politico, ma semplicemente come collegamento con l’Europa continentale.

Covid-19

La pandemia ha ridato centralità allo Stato e messo in discussione l’ordine mondiale.

Nel Vecchio continente da una parte si è cercato di alimentare sentimenti di solidarietà e coesione, dall’altra sono divenute sempre più evidenti le disparità tra ricchi e poveri o tra Europa del Nord e Europa del Sud.

L’Europa intrattiene rapporti economici con entrambe le superpotenze, facendo leva sul proprio peso nell’assetto geopolitico. Gli Stati Uniti hanno però da sempre coltivato l’immagine di Terra della libertà e democrazia, pur essendo evidente che i diritti siano di fatto calpestati anche nelle pieghe delle strutture statali democratiche: questo può comportare un appoggio non trascurabile da parte dell’UE.

Dietro una crescente pressione americana, volta ad assicurarsi un maggior allineamento degli Europei nel contrasto con la Cina, l’UE ha recentemente imposto al Paese di Xi Jinping delle sanzioni per violazioni dei diritti umani a causa delle persecuzioni degli Uiguri.

L’immagine del Paese è stata danneggiata da molti scandali, tra cui quello riguardante le modalità con cui inizialmente le autorità cinesi hanno scelto di mettere a tacere i medici diligenti che tentavano di diffondere informazioni e prevenire la diffusione del virus, che ha pregiudicato il mondo intero. La Cina ha però saputo rispondere in modo efficace e tempestivo alla pandemia, collaborando a sostenere l’emergenza sanitaria anche in altri Stati.

Il baricentro economico continua a spostarsi verso l’Oriente.

Sebbene alcuni progetti siano stati sottoposti a dei rallentamenti, gli Stati Uniti e la Cina seguitano a scontrarsi in relazione alle reti 5g, alla connettività e alle tecnologie.

La pandemia ha avuto un impatto sconvolgente sulle nostre vite e sull’economia, ma non ha segnato l’arresto della competizione geopolitica mondiale.

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