“Il codice da Vinci” è un film di Ron Howard, regista, produttore e attore americano, che,  dall’omonimo romanzo di Dan Brown, è riuscito a produrre quello che da molti è reputato un  vero capolavoro.

Tutto ha inizio quando il professor  Robert Langdon, interpretato da Tom Hanks, viene svegliato nella notte nel suo hotel a Parigi dalla polizia francese a causa della morte del curatore del Louvre, il quale cadavere è stato trovato in una delle gallerie del museo, posto in una posizione insolita.

Ciò che Langdon non sa è che da quel momento in poi seguiranno una serie di peripezie che lo porteranno prima ad una fuga e poi alla caccia alla soluzione di uno dei misteri religiosi più affascinanti di sempre: il Santo Graal.

Il protagonista è affiancato da Sophie Neveu, nipote del curatore morto, con la quale farà fronte a una serie di indizi e misteri, nascosti in importanti opere d’arte. Tale percorso si incrocia con quello dell’antica società segreta del Priorato di Sion, che nasconde un segreto che potrebbe compromettere la chiesa cattolica.

Nel film si uniscono simbolismo, religione , paganesimo, cultura, arte, femminismo  e mistero, per tenere lo spettatore incollato allo schermo.

Ne “Il codice da Vinci” in realtà, però, c’è molto di più, poiché il vero messaggio del film può sfuggire anche all’osservatore più attento.

Il film infatti ha come tesi di fondo una sorta di riscatto femminista  nei confronti di una chiesa maschilista e accusata di soggiogamento della donna, proponendo una teoria secondo cui il Graal non è il calice dell’ultima cena di Gesù Cristo bensì la Maddalena. Si tratta dunque non di un contenitore fisico ma di un vero e proprio corpo che diventa contenitore della discendenza di cristo, un sangue che non è quello di Gesù crocifisso. Si  tratta piuttosto di “sang real”, di un figlio portato in grembo dalla Maddalena.

Sembra quasi che la chiesa cattolica, da sempre composta da una gerarchia di soli uomini, ha funzionalmente costruito una cultura misogina nascondendo una scomoda verità, quella secondo cui Gesù amava Maria Maddalena e voleva generare con lei una dinastia. Inoltre egli avrebbe affidato a Maria Maddalena la realizzazione di una “chiesa” con predominanza femminile, che invece, nella realtà dei fatti, è stata eliminata dall’imperatore Costantino.

La figura femminile dunque è stata accantonata già a partire dal Concilio di Nicea, con una visione basata sul patriarcato.

Secondo Judith Plaskow, una teologa statunitense, “Il Codice da Vinci” può essere contestato in punti in cui non appare storicamente accurato, né si può sostenere la certezza del matrimonio tra Gesù e Maddalena. Certamente però la visione del film può aiutare a farsi domande sul ruolo della donna nella storia delle religioni.

Numerosi scrittori recentemente si sono concentrati sull’idea secondo cui per un uomo di 33 anni come Gesù fosse inusuale rimanere scapolo e, per questo, la vicinanza con Maria Maddalena ne fa la candidata più probabile.

Al contrario invece, molti teologi rifiutato le teorie basate su ciò che era “normale” per gli uomini ai tempi di Cristo dal momento che quest’ultimo incarnava una forma radicale di spiritualità che facilmente comportava la castità.

Il tema del soggiogamento della donna dunque si può ricondurre ad una storia molto antica, ma ciò non significa che non ci riguardi, anzi in realtà permea i giorni nostri.

Basti pensare  ai matrimoni forzati,  agli abusi sessuali, ai femminicidi e alle ingiustizie socio-economiche che dimostrano come  le donne siano vittime di una serie di violenze e violazioni dei propri diritti. A livello mondiale, in media le donne hanno il 75% dei diritti in meno rispetto a quelli di cui godono gli uomini, per non citare poi tutti i casi in cui la figura femminile viene sottomessa per motivi religiosi, come viene fortemente evidenziato nel film citato.

Mettere in luce il maschilismo di fondo delle religioni monoteiste, giustificato forse ai tempi ma che stona con l’universo femminile di alcuni paesi più sviluppati ai giorni nostri, è stata indubbiamente una mossa arguta, che ha suscitato molto scalpore nello spettatore.

Al giorno d’oggi, forse, non è cosi sbagliato pensare ad un nuovo modello femminile, più adatto alla nostra sensibilità e al passo con i tempi, che faccia riflettere sulla  “Maddalena” non più solo come moglie e madre ma come compagna.

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