Il film Madre!, uscito nel 2017, è il settimo lungometraggio del regista Darren Aronofsky. Conosciuto principalmente per Requiem for a dream (2000), Il cigno nero (2010), grazie al quale Natalie Portman si è aggiudicata un Oscar alla migliore attrice, e Noah (2014), i film del regista si sono sempre distinti per questa sensazione di lenta inquietudine che li caratterizza dall’inizio alla fine.
Fedele quindi ai suoi metodi narrativi, Darren Aronofsky vuole ricreare la stessa inquietudine, anzi proprio ansia, nel suo film Madre!, creando quanto mai pareri contrastanti.
Il Dio carnefice – Recensione del film Madre! di Darren Aronofsky
Il film con protagonisti Javier Bardem nei panni di Lui e Jennifer Lawrence in quelli di Lei, uno dei più attesi della sua annata, è infatti stato fischiato senza poche remore alla 74a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ma c’è chi non ha esitato a chiamare invece al miracolo e al genio.
Si tratta, infatti e senza ombra di dubbio, di un film la cui comprensione non è immediata e scontata, un film che, incrociando e ammassando più piani narrativi e soprattutto simbolici, necessita di uno sguardo sì critico, ma decisamente molto attento a cogliere anche il minimo particolare.
Checché se ne possa pensare, comunque, Madre! rimane ancora oggi un film discusso, in grado di dividere la platea e creare accese discussioni, ma che proprio per questo vale la pena di essere guardato più volte.
La trama
In una idilliaca casa di campagna vivono un marito e una moglie: Lui è un poeta che da un po’ di tempo non riesce a trovare ispirazione e Lei, l’angelica moglie, è tutta impegnata a ristrutturare la loro casa, che tempo prima era andata distrutta in un incendio.
A turbare la presunta calma della coppia arriva un uomo, un medico, che, persosi nei dintorni, viene invitato a rimanere da un marito entusiasta e da una moglie restia, a cui però non si dà molta retta.
A breve a lui si unirà anche la moglie, che come per magia piomba davanti alla porta, a cui a breve si uniranno i due figli e, successivamente, amici, conoscenti e sconosciuti, tutti che sciamano nella casa della coppia accolti a braccia aperte da Lui e respinti timidamente da Lei.
La chiave di lettura
Iniziato quindi come un horror che faccia pensare ad uno dei più classici home invasion sullo stampo di Funny Games, lo spettatore si rende ben presto conto che Madre! scavalca il tema: troppi sono i simboli, troppe le frasi altisonanti e dal familiare sapore biblico, troppi i richiami per ridurre la trama a quella di un classico thriller.
Sarà infatti utile specificare subito l’interpretazione del film secondo lo stesso regista, che, in un’intervista del 2017 di Indiewire, afferma che: «La Lawrence è Gaia, o Madre Terra, mentre la sua casa rappresenta il mondo. Suo marito, noto come “il poeta” nel film, è Dio».
Sono poche informazioni, eppure essenziali per dare un senso ad una trama e ad un susseguirsi di eventi che, ad una prima visione, sembrano succedersi alla rinfusa e senza senso, e che invece rappresentano la storia dell’umanità, della religione e del cristianesimo.
Consci dunque di questa equivalenza Lui = Dio e Lei = Madre Terra, più facile sarà capire gli elementi che ci vengono posti davanti durante il film, da quelli più grandi immediatamente visibili (come la ferita sul costato dell’uomo, che rappresenta Adamo, e l’arrivo della moglie, Eva), a quelli più minuti, che richiedono più di una sola visione.
Non si vuole qui riportare tutti gli elementi biblici che ricorrono nel film: sono troppi e parte bella della visione sta appunto nell’andarli a ricercare, ma si vuole trasmettere la sensazione generale che rimane una volta finito il film.
Vera protagonista del film è Lei, Jennifer Lawrence, su cui infatti la telecamera è sempre puntata e attraverso il cui sguardo interpretiamo tutto ciò che accade.
Lei, Madre Terra, moglie fedele di un uomo che, con dispetto, non si può non ritenere geniale, come un fantasma si muove dietro di Lui, a curare e tenere in ordine la loro casa, il Mondo, così grande ma non ancora pronto ad accogliere nessuno e destinato a loro soli.
Lei, con la sua battuta ricorrente «Faccio io», si prende carico di tutte le conseguenze delle azioni del marito, accomodante ma indispettita da quella invasione, da tutte quelle libertà che questi sconosciuti si prendono in casa sua.
Lo spettatore non può fare a meno di empatizzare con Lei, di capire e condividere il suo disagio nei confronti sia degli ospiti che del marito, unica che ha capito che in quegli avvenimenti, che vengono da tutti accolti come naturali, di naturale non c’è niente, e nemmeno giusto.
Lui, invece, vero antagonista della storia, mette in scena una personificazione di Dio che di divino non ha nulla, ma che è anzi profondamente radicato nella dimensione umana: e infatti Darren Aronofsky crea un Dio che altro non è che un uomo narcisista, egocentrico e profondamente egoista. Per Lui nulla è sufficiente, ha bisogno di vivere nell’adorazione e per l’adorazione degli altri, fare tutto quello che fa per gli altri, perché, benché dica che la sua ispirazione è la moglie, questa potrebbe tranquillamente non esistere, che tutto quello che Lui brama è sentirsi adulare e parlare di se stesso.
L’altro, questa folla irriconoscibile ma adulante che invade la loro casa (eppure solo Lui ne è riconosciuto come il padrone), diventa l’unica cosa che conta: anche quando Lei sarà incinta Lui avrà attenzione solo per quella folla ormai folle a causa delle sue parole; anche quando Lei starà per partorire Lui avrà attenzione solo per quella folla alla quale donerà il figlio, strappandolo dalle braccia di Lei mentre dorme; anche quando si arriverà alla tragica fine, la sua preoccupazione sarà solo per quella folla, che «Io e te dobbiamo imparare a perdonare».
Nel produrre un film con delle pretese così alte, di cui tanto ancora si potrebbe dire e che meriterebbe un’analisi approfondita scena per scena, è naturale che il giudizio si divida, ma sarebbe forse più utile considerare e riconoscere l’ambizione che c’è dietro.
Col film Madre! Darren Aronofsky vuole infatti raccontare la storia dell’umanità in uno dei suoi capitoli più tragici ma anche interessanti, ovvero la religione: vuole mettere in luce le contraddizioni e le bestialità che in nome di essa sono state fatte, di cui la vittima, in ogni caso, rimane sempre una; vuole mettere in luce le incoerenze che di questa sono la base, ma, soprattutto, vuole mettere lo spettatore davanti ad una possibile verità: che Dio non sia altro che un uomo narcisista e che i suoi seguaci altro non siano che degli invasati e degli invasori.