Si riuniscono nel pescarese e si definiscono epicurei, li ho raggiunti a Turrivalignani e ho passato una serata con loro.

Conobbi Franco in una libreria indipendente a Chieti, gli chiesi una vecchia edizione degli Esordi di Moresco e, di lì a poco, cominciammo a parlare del più del meno. Mi invitò l’indomani a Turrivalignani, mi disse che si sarebbe riunito il circolo dei lettori della sua libreria e che sarebbe stato felice di vedermi. Forse mosso dalla simpatia che provai per Franco, accettai d’istinto, presi la locandina della serata e andai via.

L’incontro si è tenuto in una casa del centro, Turrivalignani occupa un sottile sperone su una cima rocciosa a circa trecento metri sulla linea del mare, giù dalla ripa si riconoscono i calanchi, solchi d’erosione comuni in Abruzzo. Nel salotto di casa ci sono otto persone, cinque donne e tre uomini, dai quaranta agli ottant’anni circa. Franco presenta il programma della serata, avrebbero discusso della lettura stabilita la settimana precedente – il Tieste di Seneca – e poi avrebbero ripreso la lettura di un volume che Franco chiamava il Verde.

La prima ora è trascorsa velocemente e secondo le aspettative ma poi, in un momento di pausa e prima di riprendere la lettura del Verde – a questo punto avevo già sbirciato la copertina e capito che si trattava di un volume su Epicuro di Francesco Verde –, Marianna, la padrona di casa, inizia a parlarmi del loro gruppo. Mi dice che è stata una professoressa di storia e che da sempre coltiva la passione per l’antichità classica. Frequentando la libreria di Franco, ha messo insieme un gruppo di lettura interessato principalmente alla letteratura greca e latina e, insieme a due amici del circolo, ha istituito una società di cultori dell’epicureismo. Mi spiega che oggi i membri del circolo di lettura e della società coincidono, si riuniscono quindi una volta alla settimana, discutono dei libri scelti e parlano del più e del meno, spaziano dalla riflessione filosofica al racconto dei più comuni aneddoti di giornata. Le chiedo se sono presenti altre società di studiosi di Epicuro e Marianna mi risponde che ha sentito parlare soltanto del Mondo di Epicuro, un’associazione culturale di Senigallia nata in seno al sito Epicuro.org. Le chiedo poi se l’interesse per la materia fosse solo accademico o se determinati insegnamenti regolassero nei fatti la loro quotidianità – conoscevo già la risposta –; allora Marianna riprende il suo posto e, con l’attenzione di tutti, riassume le sei caratteristiche principali dell’uomo-epicureo:

  • si serve dell’insegnamento di Epicuro per un fine pratico, il raggiungimento in terra di una forma di felicità. La felicità consiste in uno stato di pienezza che esclude qualsiasi forma di dolore;
  • trascorre molto tempo a discorrere con gli amici, insieme conversano, leggono e discutono. L’amicizia è una sostanziale forma di piacere, decisiva per il raggiungimento di uno stato di pienezza;
  • è solito condividere i pasti con gli amici – tra gli amici anche i familiari –, è convinto in generale che non è possibile godere appieno di cose che non sono condivise con gli amici;
  • non disprezza le amicizie che nascono per utilità, soprattutto per utilità reciproca. Pensa che in caso di necessità sia importante trarre benefici concreti dall’amicizia;
  • calcola con attenzione le conseguenze. Prima di prendere una decisione o di compiere un atto valuta il rapporto tra il previsto piacere prodotto e i previsti effetti collaterali negativi;
  • cerca di mettere in pratica il seguente insegnamento di Epicuro – citato da Seneca nel secondo libro delle Lettere a Lucilio –: se vuoi fare ricco Pitocle, non aggiungere qualcosa a ciò che possiede ma sottrai qualcosa a ciò che desidera. L’uomo-epicureo ritiene che la felicità si persegua dando valore a ciò che già si possiede, i desideri senza limite conducono all’infelicità perché condannano l’uomo a uno stato di continua insoddisfazione.

L’incontro si chiuse di lì a poco con una breve lettura del Verde e con la scelta del libro da leggere per la discussione della settimana seguente: il Filottete di Sofocle.

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