Era la notte del 9 novembre del 1989, un evento epocale sconvolse l’Europa e il mondo intero: il crollo del Muro di Berlino. Esso non segnò solamente la fine della divisione della Germania, ma anche la fine della Guerra Fredda. Quella notte, decine di migliaia di berlinesi orientali giunsero nei pressi del Muro e lo scavalcarono, raggiungendo la parte ovest della città. Dopo quarant’anni di divisione, la caduta del muro di Berlino aprì le porte al processo di riunificazione, che avvenne formalmente il 3 ottobre del 1990. La riunificazione tedesca tra realtà e immaginazione
Qualche premessa storica La riunificazione tedesca tra realtà e immaginazione
La storia della divisione della Germania è lunga e complessa. Essa cominciò con la fine della Seconda guerra mondiale e la Conferenza di Potsdam del 1945. Qui, le quattro potenze vincitrici (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti d’America e Unione sovietica) divisero il territorio tedesco in quattro zone di occupazione. Il loro obiettivo era di rendere la Germania inoffensiva per sempre. Divisero anche Berlino in quattro zone, nonostante facesse parte della zona sovietica. Dopo la fine del conflitto, la Germania era ridotta in macerie. La popolazione viveva in condizioni di povertà assoluta e il Paese non godeva più di alcun tipo di autonomia politica. Perciò, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna per primi compresero l’importanza della ripresa tedesca. Essi unirono le rispettive zone di occupazione nel 1947 e, un anno dopo, anche quella francese.
Dopo una serie di riforme e aiuti economici, la zona di occupazione occidentale si rinforzò sempre di più. Nell’estate del 1949, con l’elezione del nuovo Parlamento e del cancelliere Adenauer, nacque ufficialmente la Repubblica federale tedesca. La Germania Ovest si incamminò, allora, su un percorso di crescita che la rese una delle economie europee più floride. Di conseguenza, il tenore di vita e la ricchezza dei cittadini aumentarono notevolmente. Nelle regioni dell’est, invece, si creò la situazione opposta. Infatti, proprio in reazione alla nascita della Repubblica federale, nell’ottobre del 1949 nacque la Repubblica democratica tedesca. Si trattava di uno Stato comunista, con un ordinamento simile a quello degli altri Paesi socialisti. Lo Stato controllava direttamente l’economia, ma anche la televisione e la radio. Esisteva, inoltre, una polizia politica segreta (la Stasi), impegnata in attività di spionaggio per scovare gli oppositori del regime.
La costruzione del Muro La riunificazione tedesca tra realtà e immaginazione
Sul suolo della Germania convivevano, quindi, due Stati in tutto e per tutto opposti tra loro. A partire dal sistema economico e politico-istituzionale, fino alle tradizioni e le abitudini. Inizialmente, inoltre, a Berlino era concesso il passaggio da una parte all’altra della città. Per questo motivo, molti cittadini lavoravano all’Ovest per ottenere stipendi più alti, e vivevano a est per via del minor costo della vita. Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, però, il divario economico e sociale fra le due Repubbliche fu sempre più evidente. I cittadini dell’est fuggirono in massa verso l’ovest; perciò, nell’agosto del 1961, fu eretto il Muro di Berlino. Inizialmente costituito solo da filo spinato, divenne successivamente una vera e propria costruzione. Il Muro non rappresentava solamente la divisione delle due Germanie, ma anche quella dei due blocchi, di due mondi opposti non conciliabili.
La riunificazione La riunificazione tedesca tra realtà e immaginazione
Paradossalmente, la costruzione del Muro ebbe l’effetto di stabilizzare la situazione di scontro fra Usa e Urss in Europa. Allo stesso tempo però il Muro separò famiglie, amici e concittadini da un giorno all’altro. La divisione delle due Germanie proseguì fino, appunto, al 1990. La situazione fu molto instabile nella Repubblica democratica durante l’estate del 1989. Lo Stato, infatti, stava affrontando un periodo di grande crisi economica e la popolazione si trovava sempre più in difficoltà. A partire da quel momento, migliaia di tedeschi orientali fuggirono in Austria, passando per l’Ungheria e la Cecoslovacchia. Esse, infatti, nel frattempo avevano riaperto le loro frontiere con l’Occidente. A quel punto, nella Germania dell’est le proteste contro il regime si fecero sempre più accese. Migliaia di cittadini occupavano le strade e le chiese delle maggiori città orientali, tra cui Lipsia e Dresda.
Presto, le proteste contro il regime divennero l’occasione per manifestare la volontà di riunificazione. Infatti, lo slogan iniziale «Siamo un popolo» divenne «Siamo il popolo». Le manifestazioni raggiunsero il picco nel mese di ottobre e terminarono con la caduta del Muro a novembre. Da questo momento, il processo di riunificazione fu abbastanza rapido. Infatti, il 28 novembre, il cancelliere della Rft Kohl annunciò al Bundestag il suo celebre “Piano dei dieci punti”. Si trattava di un progetto strutturato in dieci punti per la riunificazione. A marzo del 1990, ci furono le prime elezioni libere per i tedeschi orientali dal 1933. A luglio, con l’introduzione del marco tedesco anche nella Rdt, le due Germanie si riunificarono economicamente. Il 31 agosto, i rappresentanti della Rft e Rdt firmarono il Trattato di riunificazione. E, dopo la restituzione della sovranità da parte delle potenze vincitrici, la Germania si riunificò il 3 ottobre del 1990.
Le conseguenze della riunificazione
Il 3 ottobre del 1990 fu una giornata di grande gioia e festeggiamenti. I tedeschi erano ritornati finalmente un popolo solo dopo più di quarant’anni di divisione. Le celebrazioni, però, dovettero presto fare spazio alla realtà. Nonostante l’ottimismo di Kohl e dei principali ambienti politici, il processo di riunificazione si rivelò molto più complicato del previsto. Tanto per cominciare, la Rdt si trovava in una situazione di crisi economica più seria di quanto si pensasse. Bisognava trovare il modo di far ripartire le industrie dell’est (tutte di proprietà statale) e renderle competitive sul mercato. Allo stesso tempo, era necessario mantenere tutti quei servizi di previdenza sociale che la Rdt garantiva ai suoi cittadini. Per questo, il cancelliere stabilì una parità di cambio tra il marco occidentale e quello orientale. Questa decisione fu molto criticata, poiché il marco orientale aveva un valore reale molto inferiore a quello occidentale.
Queste misure si rivelarono efficaci, ma i tedeschi non furono comunque risparmiati dai costi della riunificazione. Da un lato, moltissimi cittadini orientali persero il lavoro e si trovarono inseriti in una società capitalista di cui non conoscevano le regole. Dall’altro, le famiglie occidentali dovettero finanziare, attraverso le imposte, una buona parte degli aiuti alle regioni dell’est. Questo creò forte malcontento e disillusione. È così che nacquero fenomeni come la cosiddetta “Ostalgie”, ossia la nostalgia dell’est. Nonostante ciò, la Germania è riuscita a portare avanti con successo il processo di riunificazione. Oggi, infatti, la disparità iniziale tra le regioni occidentali e quelle orientali è diminuita. Il tasso di disoccupazione è diminuito molto e il Pil pro capite è aumentato. Non si è ancora raggiunta la completa parità, ma il processo di riunificazione ha ottenuto, senz’altro, importanti successi.
E se…?
E se quel 9 novembre 1989 non fosse accaduto proprio nulla? Se il Muro non fosse mai crollato? Se la Germania non si fosse mai riunificata? Oggi, la Repubblica federale sarebbe, probabilmente, ancora più forte della Germania unita dal punto di vista economico. Senza i costi della riunificazione la sua ricchezza sarebbe aumentata moltissimo. Il marco occidentale avrebbe dominato in maniera ancora più schiacciante in Europa. Gli stessi cittadini, senza dover pagare le imposte per la ricostruzione dell’est, avrebbero aumentato di molto i propri redditi. L’ex capitale Bonn, probabilmente, sarebbe diventata un centro più importante a livello internazionale. In definitiva, l’economia, l’industria, ma anche l’incisività politica della Rft sarebbero state ancora più forti e solide di quanto non lo siano oggi.
Per quanto riguarda la Repubblica democratica, le prospettive sarebbero state ben diverse. La crisi che affliggeva le regioni dell’est non avrebbe permesso loro di crescere come hanno fatto grazie alla riunificazione. Questo perché la Rdt avrebbe continuato a essere uno Stato comunista. Ciò significa che la pianificazione economica non seguiva le regole del mercato. Allo stesso tempo, il governo avrebbe dato molta più importanza al Welfare State e a tutto il sistema di previdenza sociale. I tedeschi dell’est non avrebbero fatto i conti con un mondo basato sulla concorrenza e l’efficienza. Allo stesso tempo, sarebbero rimasti in uno Stato fortemente autoritario, in cui l’informazione e le persone stesse venivano controllate. Avrebbero vissuto in una società attenta ai bisogni dei cittadini e senza classi. Ma anche con la paura costante della Stasi e la consapevolezza di non potersi fidare nemmeno dei propri familiari.
In conclusione
Verosimilmente, ciò avrebbe avuto effetti anche sul piano internazionale. La caduta del Muro di Berlino è stato, infatti, l’acceleratore della caduta dell’Urss. Senza la riunificazione, l’Unione sovietica si sarebbe potuta mantenere in vita ancora per qualche anno. Si possono fare tante ipotesi diverse. Tuttavia, se la Germania non si fosse mai riunificata, il popolo tedesco sarebbe stato privato di una parte importante della propria storia, cultura e identità. Della libertà di manifestare la propria volontà e scegliere il proprio destino. Forse, in alcuni casi, i vantaggi avrebbero potuto anche essere maggiori, ma questi vantaggi non sono nulla se non si condividono con i propri fratelli.