La sfida di Roma, un Giubileo 2025 senza “monnezza”

è l’obiettivo della maxi-gara da 400 milioni bandita a fine dicembre

La paura – ma più che paura è un vero e proprio terrore, per chi deve gestire l’annosa questione della ‘monnezza’ a Roma – è di ripiombare nell’emergenza, con le immagini dei cumuli di rifiuti per strada che fanno il giro del mondo, proprio alla vigilia e durante il Giubileo del 2025, quando la Santa Sede stima che nella Capitale arriveranno 32 milioni di pellegrini. Ed è per questo che Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti, ha cercato stavolta di muoversi in anticipo pubblicando una max-gara da 400 milioni di euro, la più grande mai bandita finora, per far fronte alla situazione. Ma di che cosa si tratta?

Il bando è stato pubblicato subito dopo lo scorso Natale, il 27 dicembre, un altro periodo caratterizzato da proteste dei cittadini per l’immondizia rimasta nei cassonetti, e riguarda la conclusione di accordi quadro con uno o più operatori economici per il trasporto, lo scarico, il trattamento e il recupero per i prossimi 3 anni (2024-2026) di circa 2milioni di tonnellate complessive tra rifiuti solidi e indifferenziato. Una quantità enorme di ‘monnezza’, che è già comprensiva, spiega Ama, di una quota eccedente stimata per l’anno giubilare del 2025. L’obiettivo dichiarato dalla municipalizzata, che naturalmente agisce “in accordo e in coordinamento” con Roma Capitale, è quello di “mettere in sicurezza la gestione del ciclo dei rifiuti nella città di Roma, alle porte e in vista del Giubileo”.

In ballo, come visto, ci sono un bel po’ di soldi con cui l’azienda spera di attrarre operatori da fuori regione e anche dall’estero, e proprio in questi giorni sapremo chi si è aggiudicato la gara, suddivisa in sette lotti. Uno di questi, peraltro – ed è un’altra novità – rende possibile il recupero di materia dai rifiuti, in particolare un combustibile alternativo utilizzabile soprattutto nell’industria dei cementifici.

Il presidente di Ama, Daniele Pace, è entusiasta: “Dopo le importantissime gare su mezzi pesanti, nuovi cassonetti e cestini getta-carte, con questa maxi-gara, la più grande mai bandita, Ama intende mettere in sicurezza anche il fronte del trattamento/recupero soprattutto dei rifiuti indifferenziati”, sottolinea in una dichiarazione pubblicata sul sito della municipalizzata. “Se, come auspichiamo – prosegue – la gara andrà a buon fine, verranno stipulati contratti tracciabili e con la massima trasparenza sulla base delle migliori offerte del mercato. Stiamo lavorando al massimo per garantire il decoro della Capitale, che si prepara a dare la migliore accoglienza ai milioni di fedeli che parteciperanno al Giubileo del 2025”.

Se dunque questa è l’ultima novità sul versante della cronaca – ma non una questione di poco conto, perché in molti sono convinti che l’individuazione di un operatore serio potrebbe effettivamente determinare una svolta nell’affaire rifiuti a Roma – è anche vero che il problema della ‘monnezza’ è endemico della Capitale: non c’è stato anno, negli ultimi decenni, in cui l’emergenza non si sia riproposta. I più critici parlano di una situazione ai limiti del collasso, dove le regole vengono ignorate, con cataste di rifiuti anche a ridosso dei monumenti iconici, centinaia di discariche illegali, una raccolta differenziata fatta male e ai minimi storici. Una situazione di degrado che non fa distinzioni, in questo caso, tra le borgate e i quartieri ‘bene’ della Capitale. “E’ una vergogna”: usano le stesse parole un anziano del quartiere periferico di San Basilio e una signora dei Parioli ai quali chiediamo un commento sulla questione.

Ma il sistema con cui si gestisce la raccolta e, soprattutto, lo smaltimento dei rifiuti a Roma e nel Lazio presenta più di qualche opacità. Se ne è parlato in una recente inchiesta giornalistica, durante la puntata di Far West del 29 gennaio scorso, su Rai 3. Quello che è emerso è che a fronte di una percentuale di differenziata bassissima rispetto alle altre città italiane (solo il 46%, Milano ha il 72%), i rifiuti della Capitale non dovrebbero essere smaltiti così come sono, ma dovrebbero essere prima trattati in modo da essere resi inerti, secchi, e dunque meno inquinanti. I centri però che effettuano questo trattamento, i cosiddetti Tmb (da ‘Trattamento meccanico-biologico’), hanno preso fuoco (l’impianto Salario nel 2018, Rocca Cencia nel 2019, Malagrotta nel 2022 e, poi, nel 2023). E allora i rifiuti vanno in giro per la regione per poi essere smaltiti altrove, con costi altissimi: all’estero – ad esempio nell’inceneritore di Copenaghen – e in impianti disseminati in Italia, tra cui anche impianti non Tmb, ma Tm, che effettuano solo il ‘Trattamento meccanico’, senza dunque eliminare la parte umida e rendere il rifiuto inerte e meno inquinante. Ciò avviene nonostante la normativa europea e una sentenza del Tar del Lazio stabiliscano che i rifiuti devono essere inerti e avviene, inoltre, pagando le stesse cifre di un Tmb, dove invece lo smaltimento è molto più complesso (e più caro). Tra gli ambientalisti, e non solo, ci si chiede se questa procedura sia corretta e, soprattutto, se non comporti dei rischi per la salute. Anche perché il servizio di Rai 3 chiude con una questione irrisolta importante: “I rifiuti che escono da un Tm che fine fanno? Teoricamente non potrebbero finire in discarica, vista la loro componente umida”, chiede la giornalista al responsabile di un Tmb. Ma a questa domanda è complicato dare una risposta. “Potrebbero andare in ulteriori impianti di recupero, Tmb”, prova a dire l’interlocutore. “E allora a che serve il Tm?”.

A rendere irrilevanti questo ed altri inquietanti interrogativi dovrebbe essere il leggendario termovalorizzatore con cui l’amministrazione guidata da Roberto Gualtieri vorrebbe passare alla storia. È presto dire se riuscirà nell’impresa, ma è un fatto che il progetto va avanti. Dopo il passaggio di fine ottobre, in cui il CdA di Acea aveva votato la proposta rimodulata del progetto, mandando a Roma Capitale il documento per le valutazioni finali, il 16 novembre scorso è stato pubblicato il bando di gara. A darne l’annuncio, lo stesso sindaco: “Con la gara per realizzare un moderno termovalorizzatore – ha sottolineato Gualtieri – vogliamo porre fine alla vergogna di una città che era costretta a mandare a smaltire i rifiuti ovunque: il termovalorizzatore di Roma sarà un impianto all’avanguardia sul piano tecnologico, il meno inquinante d’Europa e ci garantirà di raggiungere l’obiettivo discarica zero”.

Secondo il cronoprogramma, il cantiere dovrebbe iniziare entro l’autunno 2024 per finire entro il 2026.

Con sentenza n. 1349/2024 la IV sezione del Consiglio di Stato ha confermato la legittimità delle ordinanze del sindaco di Roma Capitale, in qualità di Commissario per il Giubileo, che approvavano il piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale, la relativa VAS (Valutazione ambientale strategica) e l’individuazione del sito di Santa Palomba per la realizzazione del termovalorizzatore previsto dal suddetto piano.
Il sito prescelto è stato ritenuto conforme ai criteri localizzativi previsti dal piano regionale di gestione dei rifiuti ed è stato chiarito che gli ulteriori profili di tutela della salute e di compatibilità ambientale dell’opera rispetto alla presenza di luoghi sensibili nonché di tutela del patrimonio culturale dovranno essere approfonditi nel corso del successivo iter autorizzatorio.

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