Andata in onda la prima volta su Rai due nel 2020, Mare Fuori si conquista il quarto posto in classifica tra le serie tv più viste su Netflix a Giugno 2022, continuando ancora oggi ad affermarsi fiction di successo. Un vero capolavoro, sia nella prima sia nella seconda stagione, che attraverso il racconto delle vicende di alcuni ragazzi, le cui storie si intrecciano nell’Istituto Penale Minorile (IPM) di Napoli, mette in luce tematiche fortemente attuali: criminalità giovanile, bullismo, disagi adolescenziali.

La trama
Mare fuori è un racconto corale, di cui è protagonista un gruppo di giovani, che inizia a delinearsi nel momento in cui Carmine e Filippo, sebbene per motivi diversi, vengono arrestati nello stesso giorno e fanno ingresso nel carcere minorile. I due  provengono da mondi del tutto diversi: il primo conosce perfettamente il mondo della criminalità, in quanto ha alle spalle una famiglia camorrista, di cui però non si sente parte e dalla quale vorrebbe scappare, tuttavia si ritrova coinvolto nell’omicidio di un rivale pur di salvare la sua ragazza; il secondo viene da Milano, si trova a Napoli solo per una vacanza, non ne conosce i lati oscuri e criminali e viene arrestato per aver ucciso il suo migliore amico durante un banale gioco finito in tragedia.
Entrati nel penitenziario, i due personaggi principali diventano subito amici e poiché ostili alle regole della violenza e dei soprusi, divengono il bersaglio di Ciro, figlio di un camorrista, che considerato “capo” tra i detenuti dell’IPM, attraverso i suoi bracci destri, non perde occasione per far capire loro chi comanda lì.
A stare dalla loro parte invece, sarà Natidza, ragazza rom che pur di sfuggire ai diversi matrimoni combinati da suo padre, commette più volte atti vandalici, preferendo la cella di un carcere ad un marito che non ha scelto liberamente.
A loro si uniscono altri giovani detenuti, alcuni accusati di aver commesso reati gravi, altri meno gravi, chi in maniera consapevole, chi perché costretto dalla necessità, ma pur sempre tutti figli di scelte sbagliate, fatte di droga, pistole, coltelli e tutti con lo stesso obiettivo: scontare la pena.
A guidarli e far capire loro che lo stile di vita adottato è senza dubbio sbagliato saranno gli occhi vigili della nuova direttrice Paola, il comandante Massimo e l’educatore Beppe.

Il regista di Mare fuori e la questione sociale
Tutta la serie si muove sullo sfondo della criminalità napoletana, come si era già visto nella ben nota serie “Gomorra” (2008) e sembra riprendere gli stessi giovani malavitosi del film “La Paranza dei bambini” (2019).
Un fenomeno, quello della criminalità minorile a Napoli, che ha radici profonde nella
camorra e preoccupa parecchio, in quanto sono sempre di più i giovani sedotti dal pericolo, dalle armi, dai guadagni facili, che credono di poter prendere tutto ciò che vogliono con la forza e la violenza. Ieri come oggi, dunque, la piaga delle “baby gang” è sicuramente un problema da risolvere: le istituzioni sono chiamate ad attuare la prevenzione e la repressione non solo dei giovani dalle strade ma anche dell’idea di violenza dalle loro coscienze.
È esattamente questa l’idea del regista della prima stagione di Mare fuori, Carmine Elia, il quale in una videointervista sostiene che “La società civile deve avere bisogno dei giovani e se i giovani arrivano ad entrare dentro un carcere minorile, è una grande sconfitta per la società   ”.
Ed è proprio affinché non si parli di sconfitta ma di vittoria della società, che il regista fa trapelare, attraverso i fatti narrati nella serie, il fondamentale messaggio indirizzato ai giovani, lo stesso che la direttrice e il commissario rivolgono ai ribelli delinquenti: c’è sempre un riscatto, una seconda possibilità.
Quanto costa rispettare e far valere le regole della criminalità? Il prezzo può essere davvero caro e il regista lo dimostra nel finale della prima stagione, in cui la morte di Ciro, avvenuta per tener fede a quelle maledette regole, fa riflettere sul fatto che non è mai troppo tardi per imboccare una via d’uscita dal buco della malavita.
Il regista, sempre nella videoregistrazione, afferma che “In Mare fuori siamo dentro e siamo al contrario, non sai se dentro è più sicuro di fuori o se fuori è più sicuro di dentro”, lasciando intendere che la violenza è sempre in agguato, fuori dal carcere, quanto dentro: è contro tutta la violenza di questa malavita e tutta la violenza in generale che si scaglia il regista. Egli ci insegna che a vincerla è in ogni caso il bene, come quello che lega Carmine e Filippo, la cui amicizia abbatte la legge del più forte sul più debole del gruppo dei bulli di Ciro; oppure come quello che Gemma- detenuta della seconda stagione- conosce in prigione con il carcerato Gianni, scoprendo il vero significato dell’amore, che di certo non picchia e lascia segni di violenza, come faceva l’amore malato che aveva vissuto al di fuori del penitenziario.

Dietro le sbarre, il “Mare fuori
Si tratta di un vero e proprio dramma psicologico che sa di onore, vendetta, orrore ma anche di sogni e amori tipicamente adolescenziali.
Una visione cruda e reale della criminalità, da cui però c’è sempre la speranza di poter uscire, la stessa speranza che si evince dalle parole che Carmine rivolge a Filippo in un episodio: “Le cose belle che ti restano fuori non buttarle via perché sono quelle che tengono vivo finché stai qua”. E quella speranza che trasmette il “mare fuori”, guardato da dietro le sbarre delle finestre, avrà il nome di Futura, la piccola figlia di Carmine, un vero e proprio inno al futuro e alla positività della vita.
Una serie fortemente educativa che insegna a riconoscere i propri errori e a come ripartire
da questi: una serie assolutamente da vedere!

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