Nel cuore del Municipio XI di Roma, tra i quartieri Ostiense e Marconi, affacciati sul Tevere, risaltano diversi edifici, vecchie strutture in mezzo al verde, o a quello che dovrebbe essere uno spazio verde. È qui che si trova il complesso edilizio dell’ex saponificio Mira Lanza, a cui fa da sfondo lo storico Gazometro di Ostiense. Un complesso che ha subìto numerosi cambiamenti nel corso della sua storia e che ora si trova, in alcune delle sue parti, abbandonato a sé stesso. Storie di quartiere: l’ex Mira Lanza di Roma
Mira Lanza
Nel panorama italiano, la Mira Lanza ha detenuto il primato nel mercato di detersivi, detergenti casa e saponi fino agli anni ’70. Ma quale è la storia di questo colosso?
Nel 1831 viene installata una fabbrica di candele per uso interno, nel comune di Venezia, a Mira. La struttura ha subito avuto un impatto positivo nella zona, con l’occupazione di molte persone all’interno della fabbrica. Con la crescita della produzione, che iniziò a mettere in commercio anche saponi, e la conseguente espansione dello stabilimento, la “Fabbrica di candele Mira”, nel 1905, diventa società anonima e acquisisce, alcuni anni dopo, lo stabilimento di Roma Ostiense della “Società prodotti chimici colle e concimi”. La scelta fu dettata principalmente dalla forte concorrenza, in quegli anni, con un’altra società italiana di saponi e candele: Lanza.
Le produzioni delle due fabbriche si videro contrapposte nel primo dopoguerra, in quelli che vennero definiti come gli anni della “Guerra del Sapone”. L’alta competizione tra le due abbatté i prezzi, contribuendo così alla diffusione, in Italia, del sapone e del suo utilizzo. Una diffusione che ebbe, senza dubbio, incredibili benefici igienici su una popolazione appena uscita dalla guerra. Nel 1924 verrà sancita ufficialmente la fusione tra le due società e così nascerà la “Mira Lanza società autonoma”, con sede a Genova. In pochi anni inizierà la sua espansione in tutto il territorio nazionale, con la creazione di nuove sedi, oltre che a Genova e Venezia (Mira), a Torino, Napoli e Roma, moltiplicando anche i depositi. La Mira Lanza diventerà la società leader nella distribuzione di sapone da bucato e gli anni ’20 saranno caratterizzati da una sua espansione su tutto il mercato nazionale, con centri di stoccaggio e distribuzione sparsi sul territorio.
I problemi iniziano a sorgere con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. I rifornimenti di materie prime dall’estero sono resi problematici dalle sanzioni contro l’Italia del 1935. Sarà, infatti, proprio durante il conflitto, che chiuderanno i primi stabilimenti di Torino, Napoli e Cornigliano. La natura non prioritaria della produzione creò non pochi problemi alla società, facendo sorgere difficoltà nella coordinazione tra fabbriche e sezioni adibite alle vendite. Inoltre, mancando le materie prime per la produzione, il consumo di sapone divenne razionato, creando ulteriori problemi alla popolazione. Nell’immediato secondo dopoguerra gli stabilimenti di Mira e Rivarolo sono illesi, mentre la fabbrica di Roma Ostiense viene leggermente danneggiata, ma chiuderà, in ogni caso, nel 1952. L’ennesima chiusura non fermerà l’incredibile crescita degli anni seguenti, con un’enorme produzione di saponi e detersivi, una grande linea dirigenziale, con l’occupazione di migliaia di impiegati, rappresentanti e operai nelle strutture. Ma il 1968 sarà l’ultimo anno in positivo dell’azienda, l’anno seguente la Mira Lanza perderà il suo primato nel mercato italiano.
La Mira Lanza rimane un ricordo caldamente diffuso in Italia. Chi ha vissuto gli anni della sua produzione non può non ricordarla e anche chi non li ha pienamente vissuti ne ha sentito parlare. Fu proprio questo uno dei punti di forza della società, la diffusione di pubblicità e caroselli, rimasti nella memoria italiana, come il famosissimo pulcino Calimero (Ava come Lava!), e la promozione nei punti vendita. Quest’ultima venne organizzata non solo attraverso sconti, ma soprattutto tramite il più che noto concorso a punti delle figurine Mira Lanza, iniziato negli anni ’50 e interrotto solo negli anni ’80. Durante gli anni ’70 l’azienda inizierà ad avvertire il peso della crisi economica e dell’inflazione. La Mira Lanza verrà venduta più volte a diversi gruppi acquisendo un ruolo sempre più marginale.
La Mira Lanza a Roma
Il terreno oggi noto come ex Mira Lanza venne acquistato nel 1899 dalla “Società prodotti chimici colle e concimi”. La sua attività finirà nel 1913 e il territorio passerà nelle mani del Comune di Roma il cui intento era di destinarlo ad impianto per la gestione dei rifiuti, ma il progetto non andrà mai in porto e pressioni politiche porteranno alla vendita dell’area alla fabbrica di candele di Mira. La zona, essendo molto vicina al mattatoio di Roma, consentiva, infatti, l’utilizzo degli scarti grassi animali per la produzione di sapone.
Nel primo dopoguerra la fabbrica inizia a espandere lo stabilimento. Oltre agli edifici necessari alla produzione verranno creati un refettorio, un’infermeria e un asilo per i figli degli operai. Dopo la fusione e la nascita della “Mira Lanza società autonoma”, lo stabilimento di Roma Ostiense subisce diverse modifiche dovute alla necessità di ottimizzazioni per la produzione. Trovandosi, ora, a Genova la sede centrale, gli edifici che ospitavano la direzione e gli uffici non erano più necessari, vengono dunque dismessi e ceduti nuovamente al Comune di Roma che ne farà una scuola ancora oggi esistente. Contemporaneamente verranno costruiti altri edifici legati alla logistica e ai servizi, come gli alloggi degli operai, attualmente in stato di abbandono su Via dei Papareschi.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la crisi aziendale e la mancanza di materie prime e manodopera, la Mira Lanza inizierà a produrre detersivi sintetici, non più di origine animale, rendendo, così, obsoleta la produzione dello stabilimento di Roma, basata invece sugli scarti animali del vicino mattatoio. Questo porterà alla chiusura della fabbrica di Ostiense nel 1952. Una parte verrà nuovamente ceduta al Comune di Roma, mentre gli edifici e i magazzini su Via Pagnotti, verranno utilizzati, per molti anni ancora, per la distribuzione e la gestione dei premi del concorso Mira Lanza.
Riqualificazione
Sono passati molti anni e gli edifici del complesso hanno preso strade e vissuto storie diverse. Numerosi sono stati i progetti di riqualificazione dell’area, ma non tutti sono stati attuati, molti non sono neanche partiti. Ad oggi, dunque, se da un lato si trovano edifici completamente ristrutturati, riorganizzati e funzionali, allo stesso tempo se ne trovano altri in totale stato di abbandono, con aree gravemente danneggiate. Sono questi gli edifici soggetti a diverse occupazioni e conseguenti sgomberi da parte del Comune di Roma negli anni.
La situazione, tuttavia, rimane invariata. Il problema sembrerebbe essere proprio alla radice: ci si ferma agli sgomberi degli edifici occupati, ma non si riesce a procedere verso una reale bonifica delle strutture e dell’area circostante, le mura si mostrano estremamente pericolanti e le condizioni igieniche al loro interno gravemente scarse. Con queste premesse non si può pensare di arrivare ad una efficiente riqualificazione degli edifici.
È proprio sotto questi tetti a cielo aperto che, nel 2016, si sviluppa una particolare iniziativa. Portato avanti dal 999Contemporary, lo stesso che prese parte alla creazione dei murales di Tor Marancia, il progetto vede coinvolto l’artista francese Seth nel trasformare l’area corrispondente agli edifici abbandonati in un museo “abusivo”, grazie all’installazione di diverse opere e disegni sulle mura pericolanti della struttura. Per visitare il museo occorre entrare da un buco nella recinzione, su via Amedeo Avogadro. Lì si viene accolti da una famiglia rom che abita l’edificio e che gestisce il museo. Ovviamente niente qui è lasciato al caso. Il museo abusivo è infatti un chiaro segnale per l’Amministrazione Capitolina, una spinta artistica che possa mettere il Comune di Roma davanti l’evidenza della necessità di prendere in mano il recupero dell’area.
Lo stesso problema lo affronta lo spazio verde adiacente alle strutture: Parco Papareschi. Il parco è infatti, o potrebbe essere, “l’unico polmone verde nel quartiere”, ma, anche qui, le condizioni di elevato inquinamento necessitano un intervento di bonifica. Nel quartiere Marconi da anni si spera in una riqualificazione della zona ex Mira Lanza, che passi però soprattutto da Parco Papareschi. L’area fa parte di uno storico progetto, il Progetto Urbano Ostiense Marconi, avviato dall’Amministrazione Capitolina nel lontano 1995, ma di cui, ancora oggi, non si vedono che pochi risultati.
Non tutto, però, è degrado e abbandono. Alcuni edifici sono stati rimessi in funzione già da tempo, come la scuola, che ha preso il posto della direzione e degli uffici, o come gli edifici che si affacciano su Via Pagnotti, gli ultimi ad essere stati dismessi, che sono stati presi in gestione dalla Croce Rossa. Ma emblema della riqualificazione della zona è sicuramente il progetto che ha portato alla creazione di Teatro India.
Teatro India
Nel 1999 una parte del complesso aziendale, quella che corrispondeva al nucleo originario della “Società prodotti chimici colle e concimi”, è stata acquistata, recuperata e ristrutturata dal Comune di Roma con l’intento di destinarla al Teatro di Roma come seconda sede (Teatro Argentina è la prima). Nasce così il noto Teatro India, gestito dall’Associazione Teatro di Roma, un “ente teatrale stabile di produzione ed iniziativa pubblica”, costituito da Roma Capitale, Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Lo spazio e l’architettura dell’area è messo a disposizione delle persone con l’apertura e l’organizzazione di eventi all’interno del teatro. Un’iniziativa di grande successo volta al restauro dello spazio urbano del quartiere Marconi e che ha coinvolto non solo la realtà locale, ma l’intera realtà romana attraverso concerti, spettacoli e incontri.
Progetti in corso
Nel 2019 torna la speranza di una effettiva riqualificazione dell’area. Viene pubblicato un bando globale che vuole premiare soluzioni innovative in ambito urbanistico e ambientale che portino avanti progetti di sviluppo sostenibile. Ad indire il bando è il C40 (Cities Climate Leadership Group), un forum che coinvolge numerose città con l’obiettivo di condividere strategie e di “stimolare un’azione globale contro il cambiamento climatico”.
Il nome del bando è Reinventing Cities, il suo obiettivo: la promozione di innovazioni ad emissioni zero nel mondo e la presentazione di proposte che possano trasformare siti sottoutilizzati “come esempio di sostenibilità e resilienza, che fungano da vetrina per futuri sviluppi urbanistici a impatto zero”. Il bando arriva anche a Roma con riferimento a progetti di riqualificazione urbana in cinque aree: l’ex filanda, nel quartiere San Giovanni, le zone dismesse della stazione Tuscolana, l’ex mercato di Torre Spaccata, l’ex Istituto Vertunni, nel Municipio V, e, infine, l’ex Mira Lanza.
“La riqualificazione del sito Mira Lanza è un’occasione strategica per rafforzare la centralità Ostiense Marconi e dotare Marconi di servizi di eccellenza”, così recita il bando relativo all’area. Le idee sono molteplici e passano dall’attrezzare a parco pubblico l’area Papareschi, su cui si torna a porre l’accento, alla costruzione di servizi di artigianato e studi d’artista, con centri di formazione, di istruzione e di cultura. Le proposte sono mirate al rafforzamento dell’inclusione sociale, cercando di accogliere “le aspettative dei cittadini in termini di uso condiviso”. Si cercano, quindi, nuove pratiche di cooperazione sociale attraverso il contributo della realtà del quartiere, pratiche che possano portare al rinnovamento e allo sviluppo dell’area tramite un’innovazione intesa “come nuovo modello di welfare metropolitano”. Sarà il comune di Roma a valutare le proposte.
Molte cose sono state fatte, alcuni siti ristrutturati e resi funzionali, mentre molti altri attendono ancora tra l’incertezza di numerosi progetti, in quella che è una delle tante realtà storiche di quartiere di Roma che aspetta impaziente il suo turno per riemergere positivamente all’interno del vastissimo panorama della città.