Arancia Meccanica è uno dei film che ha riscontrato maggiore scalpore sia da parte della critica cinematografica sia da parte del pubblico. Un cult, amato o odiato dallo spettatore, a tratti lentissimo ma in grado di riprendere ritmo più velocemente di un’auto in corsa. Arancia Meccanica non è solo un lungometraggio che tratta argomenti scottanti degli anni ’70, ma è di più: è un viaggio attraverso la mente di un violento verso una scottante critica ad una società incoerentemente più subdola del criminale stesso.

Un film “strano quanto un’arancia a orologeria”.

Arancia Meccanica è un film della Warner Bros diretto da Stanley Kubrick nel 1971. Il regista americano naturalizzato britannico dirige l’adattamento del romanzo distopico di Anthony Burgess, uscito nel 1962.

Arancia Meccanica ha come protagonista Alex DeLarge, ragazzo totalmente coinvolto in ciò che lui ama definire come ultraviolenza. Oltre che egregiamente eseguita a livello tecnico, la scena di apertura di Arancia Meccanica offre già allo spettatore tutti i dettagli necessari per la comprensione della trama; essa è presentata da un Alex narratore, dove descrive il concetto di ultraviolenza e presenta i suoi drughi: Pete, Georgie e Dim. I quattro sono parte di una banda criminale che, tra un assalto e l’altro, amano ritrovarsi al Korova Milk Bar dove servono il Lattepiù (bevanda a base di latte che con aggiunta di droghe incita all’eliminare ogni freno inibitorio). Alex però non è ciò che ci si aspetta: è un ragazzo proveniente dalla media società, estremamente antisociale, eccentrico, ma soprattutto amante delle buone maniere e di gusti raffinati.

Il protagonista sembra avere due nature dentro di sé, paradossali e contraddittorie. Di fatti, spesso le scene dove Alex commette dei crimini sono accompagnate da brani di musica classica, soprattutto da brani di Beethoven, che lui chiama affettuosamente “Ludovico Van”. Quest’ultimo sarà anche il nome della cura che verrà sottoposta ad Alex in seguito all’omicidio di una donna, nonché dell’abbandono dei suoi Drughi, quali decidono di non coprirlo. La cura nel film verrà proposta dal ministro degli interni britannico: si tratta dell’uso dell’elettroshock per portare Alex a provare nausea nel momento in cui abbia qualsiasi istinto violento. Nonostante essa sia davvero cruente, Alex accetta pur di essere scagionato il prima possibile e non dover affrontare ventinove anni di carcere: essa infatti riesce.

Con sua grande sorpresa Alex, nonostante la passione per i crimini violenti come pestaggi e stupro, non riesce nemmeno a malmenare un barbone per strada. Ancora più paradossali saranno i suoi Drughi, che da criminali passano ad essere poliziotti; ma nonostante essi siano dei garanti della legge, quando incontrano Alex sfogano tutta la loro rabbia su di lui.D’altronde non sorprende una cosa del genere, specialmente se l’oggetto trattato è l’Inghilterra degli anni Settanta: un paese in declino, che perde sempre di più il suo prestigio storico e con un’economia totalmente in crisi.

Il crollo del prestigio occidentale e la vittoria della violenza: gli anni di piombo, nuove guerre e la crisi economica in Occidente.

Il mondo dei paesi firmatari del Patto Atlantico, negli anni ’70 vede uno stravolgimento nel suo contesto economico, sociale e culturale. Nel corso di una decina d’anni l’economia sembra quasi essere uno spleen in pieno stampo baudelairiano: dal miracolo economico degli anni ’60, avvenuto soprattutto in Germania e in Italia, nel corso di una decade si passa ad una crisi così forte da sfociare in conflitti diplomatici, economici e bellici.

Da ricordare che gli anni ’70 vedono l’Italia in un periodo davvero singolare, quello degli anni di piombo, dove la giovanissima Repubblica italiana non riesce a mantenere la sua immagine di innocenza a lungo tempo. L’Italia di quel periodo vede apparire fenomeni di banditismo che non si fermano alla semplice delinquenza di quartiere, il paese è in preda a veri e propri episodi di attentati terroristici da gruppi di stampo politico tra loro avversari: i partiti dell’epoca non capendo la reale pericolosità dei gruppi eversivi, permettono loro di mettere discussione e minacciare con attentati, stragi e uccisioni, l’intera istituzione repubblicana. Mentre lo stragismo di destra sfocia il 12 dicembre 1969 con la bomba scoppiata alla sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano, le Brigate Rosse organizzano campagne di sequestri, di uomini legati alle fabbriche, o di rapine di uomini dello stato( come quella del 1974 il magistrato Mario Sossi). Nel fermento culturale italiano, tra l’avanzata dei diritti civili e la lotta alle imposizioni sociali tramite una guerra all’uso dei costumi tradizionali, trova spazio persino la violenza che sfocerà con il sequestro e la morte di Aldo Moro.

Il Regno Unito in quegli stessi anni ha una vera e propria decadenza del proprio status privilegiato nello scacchiere internazionale. Il suo impero coloniale è ormai stato smantellato facendo sì che lo stato non abbia più le garanzie economiche dei paesi conquistati, inoltre l’economia inglese riceve un ulteriore colpo di grazia, a causa del crollo del Gold Standard nel 1971 con la conferenza di Bretton-Woods: il mondo occidentale non riesce più a garantire la convertibilità aurea della moneta; ciò causa un crollo economico dovuto ad un forte sbilanciamento tra i prezzi in aumento e la qualità della vita in relazione agli stipendi. Tantissimi giovani della working class vivono in condizioni estremamente precarie, frustati sia dalle poche possibilità che dà il futuro sia dai genitori che sembrano ancora vivere in un’atmosfera austera come quella dell’epoca vittoriana. Il conformismo però non risulta essere una regola da voler rispettare: il grande fenomeno di quel tempo è la corrente Punk, corrente piena di spirito di ribellione nei confronti delle istituzioni britanniche.

Nemmeno gli USA riescono a rimanere fuori da questa nuova corrente: negli anni ’70 troviamo la formazione delle prime gang di quartiere. Queste gang, formate indistintamente da maschi e femmine tra i 15 e i 30 anni, si occupano di attività illecite come spaccio e prostituzione. Ognuna di esse si occupa del proprio quartiere, con tanto di segni distintivi come simboli su propri vestiti o di vere e proprie uniformi. L’America dei primi anni ’70, troppo impegnata nella guerra in Vietnam e l’invasione in Cambogia, sembra quasi aver dimenticato i propri ragazzi. Nonostante ciò, essi riescono a trovare una disciplina ed un ordine sociale tutto loro, anche se questo porterà a guerre di fazioni ed episodi drammatici, a volte finiti persino in omicidi: basti pensare che in quel periodo a New York troviamo più di 300 gang, di cui la maggior parte locate nel South Bronx. Da ricordare sono Savage Skulls, i Black Spades e I Ghetto Brothers, tre gang che praticavano giochi macabri molto simili a quelli di Alex in Arancia Meccanica. Tra le gang era molto comune, durante le serate noiose, ubriacarsi con sei bottiglie di birra ed in seguito trovare sei ragazze con le quali avere rapporti sessuali in quella stessa sera (poco importava se le ragazze fossero state consenzienti o meno). La baby gang del newyorkese però porteranno all’ascesa di Rudolph Giuliani, avvocato e futuro sindaco di New York nei tardi anni ‘70: soprannominato “il procuratore di ferro”, riuscirà a dichiarare guerra ad ogni forma di crimine nel South District, di cui fu il procuratore.

I cambi della violenza moderna: le baby gang subiscono l’influenza dei media?

Fino ad adesso si è analizzato il contesto storico e culturale che Kubrick volle denunciare tramite Arancia Meccanica, ma al giorno d’oggi, possiamo ricollegare la figura di Alex alla criminalità giovanile? La risposta è ovviamente sì: anche se la storia non ama l’anacronismo, rimane pur sempre la scienza che analizza il cambiamento e permette di poter fare parallelismi.

Ad oggi in Italia i mass media parlano continuamente di questo fenomeno delle baby gang, dicendoci che le regioni con maggiore presenza risultano essere il Lazio, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna. In seguito alla pandemia si riporta che il numero di minori denunciati è cresciuto del 10%, dal 2021 risultano essere 25.000mila i minori denunciati; ma che reati commettono? Lesioni personali, minacce, stupri, spaccio, rapine e resistenza a pubblico ufficiale risultano essere attività ancora in comune con le bande di drughi degli anni ‘70, ma abbiamo una novità! Se nell’Inghilterra di Alex il movimento punk nasce anche all’insegna dell’anti razzismo, e se negli USA vi sono proteste e rivolte sociali a causa delle politiche accusate di nuovo colonialismo in Vietnam, al giorno d’oggi in Italia troviamo baby gang dove l’elemento di discriminazione razziale non sembra essere esistente. Si tratta di gang formate anche da ragazzi di seconda generazione, a quanto pare nella criminalità odierna si è riusciti a trovare un luogo dove le distinzioni etniche e religiose sono superate. Se prima era spesso l’elemento politico condiviso che permetteva a questi gruppi di esistere, ad oggi sembrano solo essere basate solo su un senso di fratellanza che va persino oltre l’ideologia politica dei membri; ma allora qual è il collante?

Proprio rispondendo a questa domanda, troveremo l’ulteriore novità che non ritroveremo in Arancia Meccanica: è la diffusione del Web, strumento utile quanto pericoloso, portatore di diverse ideologie e responsabile dell’unificazione del pensiero politico nei giovani nati dagli anni ’90 in poi. Il procuratore dei minori di Milano Cascione ha dichiarato in una recente intervista al quotidiano La Repubblica: «I ragazzi hanno sperimentato un senso di smarrimento che li ha indotti ad assumere atteggiamenti devianti mediante l’utilizzo del web e dei social: il maggior ricorso alla rete ha accresciuto sia i rischi di venire virtualmente a contatto con contenuti di carattere illecito sia la commissione di condotte delittuose online».
Il sistema di valori tradizionale è ormai fallito, il web ormai consente più facilmente il rischio di venire a contatto con contenuti di carattere illecito: come nelle gang di New York, tramite il web si diffondono i segnali da condividere, i riti di iniziazione, il nuovo linguaggio distintivo delle gang, persino il tipo di musica da ascoltare.

Fatto sta che a differenza degli anni ’70 non parliamo più di una guerra tra poveri, al giorno d’oggi persino i figli delle famiglie agiate ne fanno parte: forse un metodo per combattere la noia? O forse è ribellione nei confronti dei valori trasmessi dalla propria famiglia?

Karl Popper, sociologo del ‘900, denunciava la cattiva influenza della televisione sui giovani e la descriveva come “un’autorità morale” alla quale doveva essere imposto un criterio di limitazione dei poteri e il controllo della libertà da parte della legge: secondo il sociologo ciò non sarebbe andato contro i principi del liberalismo, ma ne sarebbe stato parte integrante in quanto necessario affinché la televisione non diventasse una “palestra di violenza”. Se per Popper la televisione è uno strumento utile alla trasmissione di valori nella società di massa e da tenere sotto controllo, per la filosofa Hanna Arendt la violenza non è solo qualcosa che serve per tenere lo telespettatore davanti lo schermo: per quest’ultima la violenza è intrinseca nella categoria mezzi-fine ed è da ricondurre negli affari umani, soprattutto ai fini politici, senza però essere mai prevedibile se applicata a questo campo.

Se le azioni di violenza da parte dell’essere umano hanno il controllo di colui che le commette, la violenza per Hanna Arendt subisce solo il controllo della fortuna, poiché non si possono mai calcolare gli elementi che entreranno in gioco nello scenario violento, motivo per il quale l’uomo che commette azioni violente è un fedele della buona sorte.

Anche se i tempi cambiano, la violenza si adatta ad ogni contesto senza mai cambiare la propria natura: motivi politici, religiosi, di ribellione, un segnale per chiedere aiuto, una maniera per cercare l’attenzione della propria famiglia o delle istituzioni. La violenza può essere collegata a qualsiasi contesto in qualsiasi epoca e, anche se ad oggi vi sono campagne sensibilizzatici ai fini della pace, bisogna tenere a mente che prima di guarire un paziente bisogna prima chiedergli se vuole guarire. Sarà per questo che alla fine di Arancia Meccanica, quando Alex in ospedale capisce che la cura Ludovico Van non ha più effetti su di lui, esclama finalmente di essere guarito?

La violenza non è un principio considerato onorevole, esattamente come coloro che la praticano nelle associazioni a delinquere. Forse dovremmo smettere di vedere questi giovani come persone senza un futuro. Forse dovremmo cominciare a vedere la violenza da parte di questi giovani come un forte grido di aiuto nei confronti delle istituzioni tradizionali completamente sorde e noncuranti delle loro necessità.
Chissà se il reale bisogno di guarire l’abbia per davvero Alex… o forse no.

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