Una serie tv che,sulla carta, poteva andare in due direzioni opposte: trasformarsi in una nuova stella nel firmamento delle serie cult targate HBO o essere ricordato come uno dei più grandi flop degli ultimi decenni. Quando un libro viene adattato come serie tv o film molti lettori non possono che temere che la magia che traspare nelle pagine possa essere strappata via da produttori senza scrupoli pronti ad eliminare le parti più introspettive per più melodramma, rivalità e gare di urla tra belle donne in stile Desperate Housewives. Il romanzo da cui la serie è tratta – Piccoli Grandi Bugie di Liane Moriarty- incorreva in questo rischio, eppure la spiccata sincerità del libro nel raccontare la vita delle donne nell’ apparente perfetto quadro californiano di Monterey è stata ritrovata dagli spettatori con una forza addirittura superiore, superando di gran lunga le aspettative.

Il motivo forse sta nel fatto che le due produttrici esecutive e principali interpreti della serie, i premi Oscar Nicole Kidman e Reese Witherspoon, non hanno mai nascosto quanto fossero legate al romanzo tanto che, quando ne hanno acquistato i diritti nell’agosto del 2014,  hanno subito annunciato di voler coinvolgere Moriarty nel progetto.

Inizialmente concepita come lungometraggio, nel febbraio del 2017 Big Little Lies è finalmente approdata su HBO come miniserie. Il primo episodio si apre con una seducente sequenza dei personaggi principali che danzano sulla spiaggia, un cast corale che vede attrici più affermate; oltre a Kidman e Witherspoon si è aggiunta Laura Dern (poi vincitrice di un Oscar nel 2020), affiancate da le giovani e promettenti Shailene Woodley, già nota al grande pubblico per la sua interpretazione nel film drammatico “Colpa delle stelle” (2014), e Zoë Kravitz, figlia del più famoso Lanny, con il suo primo ruolo principale in televisione.

La tematica centrale della serie è il rapporto tra donne: alleate, confidenti, complici o rivali, tutte le donne di Monterey, l’idilliaca ricca cittadina californiana dove la serie è ambientata, vedono le proprie vite intrecciarsi nel cortile della scuola elementare che i loro figli frequentano.

In Big Little Lies il loro ruolo di madre non diventa un’uniforme da indossare che mette da parte il resto della loro personalità ma è fattore che viene inserito nel quadro caratteriale di ogni personaggio a pari merito di altri loro aspetti identitari.

Madeline (Reese Witherspoon) è il primo personaggio che viene introdotto. Apparentemente una donna organizzata e perfettamente integrata nella comunità locale, fa in realtà fatica a gestire la sua famiglia allargata: dopo un divorzio burrascoso si è sposata con un affermato imprenditore digitale ma il risentimento che continua a nutrire nei confronti del suo primo marito la porta ad avere un rapporto conflittuale con la figlia maggiore. Nonostante la sua apparente sicurezza sente un forte senso di rivalità della giovane nuova moglie del suo ex, Bonnie (Kravitz), che ,rilassata e spirituale, è il suo completo opposto: se da una parte Madeline la disprezza, dall’altra non può che invidiare come il suo ex marito si comporti nei suoi confronti in maniera completamente diversa rispetto a quando era sposato con lei. È forse questo l’aspetto della vita di Madeline con il quale le donne spettatrici si possono riveder di più: è molto comune per una donna chiedersi se sia stata lei il problema in una relazione passata, se semplicemente non fosse stata abbastanza per ottenere quel genere di attenzioni es accortezze dal partner. È proprio questo profondo senso di inadeguatezza che la porta a sentirsi  insoddisfatta ed incompleta anche nel suo secondo matrimonio, un vuoto che ha tentato di colmare iniziando una relazione extraconiugale con il suo assistente.

Jane Chapman (Shailene Woodley) è una ragazza madre single che arriva con suo figlio a Monterrey per lasciarsi la sua vecchia vita alle spalle, conosce Madeline mentre accompagnano i propri figli a scuola e quest’ultima decide subito di prenderla sotto la sua ala. La grande differenza di età con le altre madri, tutte sulla quarantina e affermate, la porta ad essere inizialmente scambiata per una tata e , nel corso della serie, spesso viene trattata da insegnanti e genitori con condiscendenza perché suo figlio non ha un padre. La situazione peggiora quando suo figlio Ziggy viene accusato da un’altra bambina di averla aggredita e nonostante lui neghi  tutto Jane non può che chiedersi se il bambino abbia davvero un’indole violenta ereditatoa dal padre biologico: viene infatti rivelato che Ziggy è il risultato di uno stupro subito durante l’adolescenza. Con il suo personaggio la serie esplora la tematica dello stupro in chiave diversa, non concentrandosi sul periodo immediatamente successivo all’accaduto tanto che l’evento viene mostrato solo di sfuggita in un flashback. La serie invece mostra come, a distanza di anni, questo trauma  influenzi  ancora la sua vita: la sua visione delle relazioni, dell’amore e del sesso sono state cambiate per sempre quella notte e da allora Jane non è mai più riuscita ad essere in intimità con un uomo. Secondo i dati raccolti dal RAINN (Network nazionale per stupro, abuso e incesto) negli Stati Uniti qualcuno è vittima di molestie o violenza sessuale ogni 92 secondi e in un campione statistico di 1000 stupri, 995 non vedranno il colpevole condannato, da una parte perché tante persone non denunciano il fatto, dall’altra perché raramente sono raccolte prove sufficienti per arrivare ad un verdetto a favore della vittima.

Fino al suo trasferimento a Monterrey, Jane sembrava avere solo Ziggy: si era completamente isolata nel crescere suo figlio per la paura che qualcun altro potesse ferirla ulteriormente. Nel corso della serie gli spettatori hanno l’occasione di vederla finalmente  affrontare il suo passato e guarire! . Jane stringe una solida amicizia con Madeline e Celeste che , una volta appreso del suo passato, si offrono subito di aiutarla ad investigare per scoprire l’identità dello stupratore e farle ottenere finalmente giustizia.

L’ultima tra le tre protagoniste ad essere introdotto nella serie, Celeste (Nicole Kidman) viene presentata come una donna ideale: alta, bella, educata ed intelligente, viene interpretata dall’attrice con una tale grazia e pacatezza da farla sembrare fuori contesto quando interagisce con le altre mamme di Monterrey. Questa facciata di donna angelo viene presto infranta quando il suo segreto viene rivelato alla fine del primo episodio: la sua grande riservatezza ed il suo apparire sempre distratta, distaccata da ciò che la circonda, sono motivate dall’inquietudine per il suo matrimonio con Perry, padre dei suoi gemelli, che a porte chiuse la abusa regolarmente. La rappresentazione della violenza domestica è tra le più crude e realistiche: suo marito non viene rappresentato in maniera monodimensionale come un orco in un perpetuo stato di rabbia, ma sembra alternare due facciate completamente diverse: la prima è quella di un marito amorevole ed un padre premuroso, la seconda, rivelata solo nel privato, è quella di un uomo manesco, un vero e proprio tiranno nei confronti della moglie che ha costretto a rimanere a casa con i bambini ed abbandonare la carriera. Perry negli anni passati insieme è riuscito ad isolare Celeste, una strategia tipica dei coniugi violenti che vogliono essere l’unico punto di riferimento per il partner, abbassando in maniera significativa le probabilità che questo lo denunci.

Celeste, come tante donne nella sua situazione, riserba ancora speranza che il marito possa cambiare e dopo l’ennesimo violenza subita i due si rivolgono ad una terapista di coppia: nonostante i due tentino di nascondere la vera natura dei loro problemi durante la sessione, la psicologa intuisce la verità e, quando Perry non è presente, spiega a Celeste che se rimarrà in quella relazione tossica potrebbe anche costarle la vita. È una scena fin troppo struggente quando lei si ostina a giustificare la violenza del marito. Sostiene di essere anche lei abusiva nei suoi confronti ( in alcune scene viene vista reagire con altrettanta violenza) ma la cruda realtà è che una relazione mutuamente abusiva non esiste: c’è sempre un carnefice ed una vittima, e se quest’ultima tenta di reagire, anche con la violenza, i ruoli non vengono mai invertiti perché il potere resta sempre saldo nelle mani di chi le alza per primo.

Big Little Lies si è affermata come una delle serie più acclamate negli ultimi anni. La combinazione vincente di una scrittura sagace, autentica, alterna ai momenti più drammatici dell’ intimità femminile una serie di scenari alla quale gran parte delle donne vengono chiamate a far parte: spettegolare con le proprie amiche, coltivare una rivalità con un’altra mamma, organizzare eventi sociali alla quale non si ha neanche voglia di partecipare. Ogni donna è costretta a mentire per mantenere le apparenze, per essere all’altezza dell’immagine aulica che la società le impone. Ma le piccole grandi bugie dette prima o poi vengono a galla: solo la vera solidarietà femminile, salda non solo perché basata su una comune condizione ma solida nella consapevolezza che potrebbero trovarsi al posto dell’altra, permetterà a Madeline, Jane e Celeste di liberarsi dalla prigione di menzogne che si erano costruite.

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