Everything’s Gonna Be Okay: la straordinarietà dell’ordinario

La grande sfida delle serie tv oggi resta l’originalità
Nell’attuale scenario mediatico il pubblico, abituato negli ultimi decenni a ogni tipo di proposta, ricerca sempre più trame da rompicapo, intrighi senza fine o amori mozzafiato.
Gli appassionati di commedie drammatiche, però, sanno bene che per coinvolgere lo spettatore e tenerlo incollato allo schermo non servono necessariamente intrecci vertiginosi. Il quieto caos della quotidianità, riflesso di un mondo e di problemi con cui ci confrontiamo giornalmente, è di per sé sufficiente e fornisce l’occasione per riflettere su temi sociali che spesso scivolano nella disattenzione.
Everything’s Gonna Be Okay punta proprio su questo.
All’apparenza una semplice dramedy, completa di cliché sentimentali e sfondo liceale, in realtà va ben oltre il suo genere.

UNA NUOVA VOCE

Di produzione americana, la serie del 2020, ideata e interpretata dal comico australiano Josh Thomas – già autore della fiction semi-autobiografica Please Like Me –  ha riscosso subito successo negli Stati Uniti, tanto da essere rinnovata per una seconda stagione.
Si tratta di un prodotto non convenzionale, ricco di spunti, che ci si augura arrivi presto anche in Italia.

Protagonista è Nicholas, un giovane entomologo, trasferitosi a Los Angeles a seguito della recente morte paterna, per fare da tutore alle due sorellastre adolescenti: Matilda e Genevieve.
La sua esistenza, già stravolta dalla scomparsa del padre – malato di cancro – verrà segnata dalle sfide del mondo adulto e genitoriale in cui si ritrova catapultato senza alcuna preparazione, con il supporto del nuovo fidanzato, Alex.

In parallelo si snodano le vicende delle due ragazze: Matilda, affetta da autismo e alle prese con le piccole grandi sfide del quotidiano mentre sogna di entrare alla Juilliard School, e la minore, Genevieve, una quattordicenne introversa, molto più matura della propria età.
Nella fiction la vita quotidiana, così come il lutto e la disfunzionalità familiare vengono raccontate in modo brillante, auto-ironico, con occasionali punte di dark humor. Anziché sfuggire all’imbarazzo di situazioni controverse – ad esempio, come intrattenere parenti e amici a un funerale – l’autore vi indugia e affonda con naturalezza.
I motivi tradizionali della crescita, delle prime volte, la difficoltà di essere accettati nella propria individualità vengono qui esibiti, decostruiti e aggiornati senza mai sfociare nel banale.

L’ATIPICO TRA GLI STEREOTIPI

A proposito di rinnovamento, certamente innovativa e attuale è la performance di Kayla Cromer (Matilda), prima attrice con ASD (Autism Spectrum Disorders) a dare vita sul piccolo schermo ad una protagonista nello spettro autistico.

Negli ultimi anni il panorama mediatico si è aperto alla rappresentazione di personaggi autistici, ma come emerge da uno studio del 2020 dell’Università di York, il quadro restituito è incrostato di stereotipi nocivi, ritratti parziali e inesatti: individui che non ricevono amore, del tutto fuori controllo, persino pericolosi, o al contrario dotati di eccezionale genialità.
Una tendenza, questa, comune a molte fiction che hanno un notevole impatto sul pubblico, ma sembrano dimenticare gli ostacoli che persone con ASD possono incontrare nel loro percorso di integrazione sociale, scolastica, lavorativa.

Frizzante, curiosa, appassionata di musica, in Everything’s Gonna Be Okay Matilda è ben lontana nella sua creatività da doti straordinarie; consapevole dei propri limiti, dei successi e delle sfide che desidera vincere, li rivela apertamente. Nell’emozionante encomio al funerale del padre, ricorda di essersi affidata al genitore per poter interpretare il mondo dalle sue fondamenta, a partire da azioni come allacciarsi le scarpe o attraversare la strada senza essere investita.
Si conquista lo spazio che è stato spesso negato, a livello cinematografico e letterario, all’autismo femminile, a favore invece del genere maschile (dove le diagnosi risultano statisticamente superiori).

Il personaggio stimola e sensibilizza il pubblico, sottoponendo allo spettatore riflessioni su tematiche delicate quali consensualità nei rapporti, consumo di alcool e orientamento sessuale, aspetti altrimenti trascurati nella raffigurazione della neurodiversità.
Nell’impazienza delle prime esperienze e nell’interrogarsi sul proprio orientamento, Matilda permette di superare l’apparente tabù dell’educazione alla sessualità, dando voce alla maggioranza di adolescenti e adulti con ASD, senza disabilità intellettiva, che dichiara di vivere esperienze sessuali (studio di Byers e Nichols, 2014) e a chi si identifica come parte della comunità LGBTQ.

PREPARAZIONE PRIMA DI TUTTO

Al centro del messaggio mandato dalla performance di Kayla Cromer spiccano due aspetti fondamentali: l’importanza di una diagnosi precoce e della preparazione richiesta per affrontare le diverse fasi dello sviluppo.
Si stima che negli ultimi anni negli USA l’autismo interessi 1 bambino su 59, in Italia – secondo i dati forniti dal Ministero della Salute – 1 su 77.

Il Servizio Sanitario Nazionale italiano garantisce alle persone nello spettro autistico prestazioni per diagnosi, cura e trattamento individualizzato (DPCM gennaio 2017).
Se è ben presente l’obiettivo di assicurare interventi appropriati in diverse aree – sanità, istruzione, lavoro –  per tutte le età della vita, le tecniche diffuse sul territorio restano a discrezione delle singole Regioni e l’istituzione di fondi o altre iniziative a supporto di famiglie e pazienti sono limitate a meno di un quarto del territorio nazionale (Linee di indirizzo del Ministero della Salute).

È quindi auspicabile per il futuro un’uniformità nell’approccio della gestione dei pazienti autistici e una formazione specifica nel settore della disabilità rivolta a un più alto numero di operatori.

Il tratto peculiare della serie di Josh Thomas risiede nella capacità di parlare di tematiche attuali senza fornire soluzioni preconfezionate e mantenendo sfondi leggeri, a tratti quasi da musical. Dimostra come ciascun individuo affronti le difficoltà dell’ordinario in un modo straordinariamente personale, atipico.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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