L’ESTATE 2020 E IL COVID-19

L’estate 2020 sta ormai volgendo al termine e in continuità con i mesi che l’hanno preceduta, ha visto una serie di limitazioni rispetto agli anni precedenti. Il bisogno di contemperare la necessità di controllare la situazione relativa ai contagi con la necessità di far sopravvivere l’economia italiana ha inoltre determinato una serie di compromessi. Da un lato sono rimaste vigenti alcune disposizioni in grado di rendere meno probabile il contagio (distanziamento sociale e mascherine al chiuso), dall’altro lato il governo ha voluto allentare la presa, richiedendo comunque un certo grado di maturità alla popolazione.

Il covid-19 non ha cambiato solo le abitudini e il modus operandi di molte attività, ma anche la geografia delle vacanze degli italiani. Secondo un’indagine realizzata da Isnart-Unioncamere, circa 24 milioni italiani sono partiti o partiranno durante l’estate – il 40% in meno dello scorso anno – ma soprattutto solo il 4.8% andrà all’estero, contro il 26% dello scorso anno. Le mete preferite sono Sicilia, Toscana e Puglia, mentre chi sta soffrendo particolarmente l’assenza del turismo straniero sono le grandi città d’arte, generalmente riempite da visitatori esteri. Nonostante l’Istat non abbia ancora pubblicato i dati ufficiali dell’estate, appare infatti evidente che l’aumento degli italiani che viaggiano all’interno dell’Italia non sia in grado di pareggiare le prestazioni del turismo degli anni precedenti. Secondo quanto riportato dall’analisi di luglio dell’Osservatorio Confturismo- Confcommercio ed Swg tra giugno e settembre ci saranno 25 milioni di turisti stranieri in meno. Questa diminuzione grava soprattutto sul settore degli alberghi di lusso, che ha visto una diminuzione dell’80% delle presenze. I turisti provenienti da Stati Uniti, Giappone, Russia, Australia, Brasile e Cina (che rappresentano negli ultimi anni circa il 90% della domanda degli alberghi di lusso) sono impossibilitati a venire in Italia e questo ha comportato una significativa perdita nel turismo.

Come sono cambiate le vacanze?

Se da un punto di vista economico il 2020 è certamente un anno nero, anche dal punto di vista turistico è stato anomalo. È quindi interessante osservare il punto di vista di coloro che hanno viaggiato – sia all’estero, che in Italia – per poter comprendere quanto il covid-19 abbia effettivamente cambiato le abitudini dei turisti e dei lavoratori. Per questo sono state poste alcune domande a sei intervistati di età compresa tra i 20 e i 30 anni, procedendo attraverso un’intervista semi-strutturata. La scelta di questa tipologia di intervista è stata fatta per approfondire più liberamente le tematiche trattate, mantenendo però il focus su alcuni punti chiave quali: il mezzo con cui si è viaggiato, il periodo, il rispetto dell’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi, il rispetto del distanziamento fisico, l’atteggiamento da parte degli altri turisti e/o residenti, le differenze rispetto agli anni passati se si è tornati in luoghi già visitati e il possibile tampone o test sierologico dopo esser tornati a casa.

LAZIO

M.S. ha 25 anni ed è partita con la sua famiglia nella seconda metà di luglio. Ha viaggiato in macchina ed è rimasta sia a luglio che ad agosto tra Tor San Lorenzo e Anzio, dove passa ogni anno la maggior parte dell’estate. Non ha riscontrato significative differenze rispetto agli anni precedenti. Mentre in alcune tipologie di locali (come ristoranti, panetterie e pasticcierie) c’è stata la volontà da parte dei proprietari degli esercizi commerciali di far rispettare le norme di sicurezza attraverso l’obbligo di utilizzo della mascherina e in alcuni casi, attraverso l’utilizzo di un altoparlante situato fuori dal negozio per gestire meglio i tempi di attesa, tali accorgimenti – e persino il rispetto delle norme minime di sicurezza – sono invece venuti meno nei locali (compresi alcuni stabilimenti) situati in prossimità della spiaggia.

In questi casi, infatti, l’unica forma di prevenzione è rappresentata da alcuni cartelli che rimettono ai clienti la responsabilità di evitare situazioni di rischio. Inoltre, nonostante i divieti ufficiali, anche la notte di Ferragosto il comportamento non è stato dissimile da quello degli anni precedenti, con molti falò in spiaggia e un gran numero di persone prive di mascherina. In generale, l’utilizzo della mascherina è sembrato essere l’eccezione e non la regola, se non nei posti in cui i titolari degli esercizi commerciali hanno imposto il rispetto delle norme.

SARDEGNA

S.C. ha 22 anni ed è partito con i suoi amici per Palau il 23 luglio. Sono partiti con la loro macchina e hanno girato la Sardegna per una settimana. L’obbligo di mascherina è stato rispettato sul traghetto per Olbia, mentre il distanziamento sociale no. L’unica forma di controllo preventivo è stata la compilazione di un modulo per i turisti in cui si dichiarava di non avere sintomi da Covid-19 e di non essere entrati in contatto con persone poi risultate positive. All’interno dei luoghi chiusi i lavoratori hanno sempre rispettato l’obbligo di rispettare la mascherina, i tavoli e gli ambienti comuni venivano disinfettati regolarmente ed erano presenti dei percorsi prestabiliti per l’entrata e l’uscita dai locali, ma i clienti spesso non portavano la mascherina e non veniva in alcun modo controllato il numero di persone all’interno dei locali. Le discoteche erano aperte, ma il distanziamento fisico non veniva rispettato. Al ritorno S.C. non ha effettuato né il tampone né il sierologico in quanto non obbligatorio né dal suo punto di vista necessario.

GRECIA

G.M. ha 30 anni ed è partita per la Grecia il primo agosto, girando tra Mykonos, Folegandròs e Santorini. Ha viaggiato in aereo e sia in aeroporto che in volo il distanziamento e l’utilizzo delle mascherine è stato rispettato. Prima di partire ha dovuto compilare un PLF, al quale è stato associato un QR CODE casuale in base al quale si sceglieva a chi fare il tampone. Per quanto riguarda il rispetto delle misure di prevenzione, G.M. afferma che tutti quanti le abbiano rispettate, che tutti quanti abbiano utilizzato le mascherine al chiuso e in molti anche all’aperto. Non erano presenti misure di sicurezza particolari, ma i turisti sono stati mediamente molto attenti ad evitare rischi. È tornata in Italia il 14 agosto, dunque dopo l’ordinanza del Ministero della Salute del 12 agosto che ha reso obbligatori i tamponi ai turisti di ritorno dalla Grecia. G.M. ha affermato che inizialmente c’è stata molta confusione relativamente alla procedura da seguire per il tampone, ma che in ultima istanza i tempi sono stati brevi (drive-in il 15 agosto e i risultati il 16).

PUGLIA

E.O. ha 23 anni ed è stato nel Nord della Puglia dal 20 al 27 luglio. Ha viaggiato in aereo e sia a Fiumicino che all’aeroporto di Bari sono state rispettate le distanze, era obbligatorio l’utilizzo della mascherina e veniva misurata la febbre con il termo-scanner. Prima di partire ha dovuto inviare un modulo per accedere nella regione, mentre al ritorno ha dovuto compilare un modulo con i posti da lui visitati. I proprietari dei negozi e dei ristoranti hanno sempre indossato la mascherina, mentre spesso i clienti non l’hanno indossata. L’unico episodio significativo è stato in un ristorante in cui un cameriere teneva la mascherina sotto il mento e – redarguito da un suo collega – ha risposto: “Capirai, sai che cambia”. I luoghi visitati da E.O. non sono mai stati particolarmente pieni di gente. L’unica eccezione è stata il lungomare di Trani, dove però non erano presenti forze dell’ordine a disincentivare il rischio di assembramenti. In generale però, c’era un certo livello di attenzione nell’evitare gli assembramenti (c’erano gruppi di conoscenti, ma a distanza rispetto agli altri turisti). Al suo ritorno non ha fatto il tampone, non ritenendolo necessario. Nei mesi precedenti però ha effettuato un tampone al drive-in dell’ASL di Largo Preneste, rimanendo soddisfatto dei tempi di attesa in coda e del tempo che ha dovuto aspettare.

BERGAMO

A.D.S. (30 anni) è partito in macchina per Grumello del Monte (BG) il 19 agosto ed è tornato il 23. Secondo quanto ha affermato tutti quanti indossavano la mascherina, sebbene ci fossero alcune eccezioni. I tavoli venivano costantemente disinfettati e il distanziamento veniva strettamente osservato, tanto che una cameriera ha voluto aggiungere un ulteriore tavolo, arrivando a 4 tavolini per 6 persone. È da sottolineare però come non ci fossero moltissime persone in giro e come – nonostante l’attenzione generale – alcune scelte da parte dei negozianti fossero discutibili, come ad esempio una ciotolina di arachidi comune per tutte le persone all’aperitivo. Nei luoghi più a rischio (ad esempio supermercati e farmacie) erano presenti dei segnali per seguire dei percorsi prestabiliti per le casse e da quel che sa A.D.S. tutti gli eventi pubblici erano sospesi. Non ha riscontrato la stessa serietà negli autogrill, dove le norme non venivano rispettate. La maggior parte delle persone a Bergamo indossava la mascherina, mentre chi non lo faceva veniva guardato in malo modo. La paura per i mesi passati e il timore per i mesi futuri è ancora molto presente in quelle zone: “Non c’è spazio per il negazionismo. Chi non ha perso propri cari conosce comunque qualcuno che li ha persi e tutti sanno perfettamente che le bare a Bergamo erano piene”. Non è la prima volta che A.D.S. va in provincia di Bergamo. Ciò che ha notato però è che in giro ci sono molte meno persone e che in molti hanno dovuto chiudere la propria attività. Non ha avuto alcun obbligo di tampone o di sierologico, ma per sicurezza ha deciso comunque di effettuare il test sierologico.

MALTA

E.V. ha 25 anni, è partita per Malta il 9 di agosto ed è tornata il 12. Ha viaggiato in aereo, tutti indossavano la mascherina, ma le distanze non dovevano essere mantenute. Prima di partire ha compilato due moduli in cui affermava di non essere stata in determinati Paesi nei giorni precedenti e che non aveva avuto contatti con persone infette. I proprietari degli esercizi commerciali indossavano la mascherina, ma i clienti spesso non le indossavano. Non c’erano modalità per evitare assembramenti. Una sera E.V. è stata invitata a partecipare ad una festa. Sebbene fosse stato stabilito un tetto massimo di persone, l’intervistata ha preferito declinare l’offerta perché si trattava comunque di un evento al chiuso con musica. E.V. ha sottolineato anche come a suo avviso ci fosse meno attenzione rispetto che in Italia. Ad esempio, sui mezzi pubblici vigeva l’obbligo di indossare la mascherina, ma non c’era un controllo reale delle misure da osservare. E.V. è tornata il 12, mentre l’obbligo del tampone è iniziato dal 13 agosto, ma per sicurezza ha voluto sostenere il test sierologico privatamente.

Alcune riflessioni

La premessa fondamentale per svolgere una riflessione sulle testimonianze precedentemente riportate è la seguente: ogni individuo ha una sensibilità differente, pertanto ognuno nota cose differenti. Banalmente, chi ha un’attenzione maggiore nei confronti delle misure preventive per il Covid-19 noterà cose differenti rispetto a chi invece non è preoccupato dai possibili contagi e dalle possibili conseguenze, dunque queste testimonianze non possono essere considerate imparziali e obiettive. Chiarite queste premesse, è interessante osservare e confrontare le diverse esperienze. Mentre E.V. ha sottolineato come in Italia ci sia una maggior osservanza delle regole rispetto a Malta, le dichiarazioni di altri intervistati (M.S. e S.C.) contraddicono tale visione ed evidenziano che sia nel Lazio che in Sardegna le regole spesso non vengono rispettate.  G.M. e A.D.S. invece hanno evidenziato un corretto rispetto delle regole da parte degli abitanti e da parte dei turisti. In linea generale però ciò che emerge è che mentre i commercianti e i proprietari dei ristoranti – probabilmente anche per il timore di chiudere, che significherebbe ulteriori perdite – sono coloro che rispettano maggiormente le norme, gli stabilimenti balneari e i turisti tendono ad essere meno attenti. Un ultimo aspetto da notare è che nelle zone maggiormente colpite dal Virus le persone sono più attente e cercano di evitare possibili nuove ondate di contagi. Le interviste sembrano tracciare una mappa geografica del livello di rispetto delle norme anti-Covid: maggiore è la vicinanza alla costa e minore è il grado di attenzione, probabilmente anche a causa delle difficoltà nel rispettare le norme nelle zone balneari. Stesso discorso sembra applicarsi anche procedendo verso Sud. Probabilmente, ciò è dovuto tanto al fatto che la concentrazione dei turisti è nelle zone balneari, quanto al fatto che il Sud finora è stato statisticamente meno colpito dal virus.

Dopo aver riportato delle esperienze dirette e dunque non scientifiche, è necessario svolgere un’ultima riflessione di natura analitica sulla situazione attuale. I nuovi contagi superano ormai i mille casi giornalieri. Questo sta facendo nascere una nuova ondata di timore che inizia ad essere sempre più percepibile. La costante diminuzione dell’utilizzo della mascherina da parte delle persone sembra aver avuto una battuta di arresto e una nuova inversione di rotta. Ma l’aumento di contagi è assimilabile a quello di marzo? Matteo Villa ha affrontato recentemente il problema attraverso un post su Twitter. Secondo quanto riportato dal ricercatore dell’ISPI, l’Italia sta riuscendo a controllare e trovare in modo più efficiente i nuovi casi e dunque – momentaneamente – la situazione sembra essere sotto controllo. La vera partita si giocherà però da settembre. La riapertura delle scuole e il processo di normalizzazione delle nostre vite rischieranno di generare nuove difficoltà e larga parte della capacità del sistema sanitario di resistere passerà per le nostre mani. Nonostante alcune scelte siano state poco comprensibili – ad esempio la scelta di non rendere obbligatorio il tampone anche prima di arrivare in Sardegna oppure la mancanza di controllo la notte di Ferragosto e nelle discoteche – non basteranno le mere direttive statali per evitare una nuova crisi, ma sarà necessario un alto grado di responsabilità da parte della popolazione, che sembra esser diminuito durante l’estate.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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