Stabilimento abbandonato in provincia di Perugia
Società Aeronautica Italiana: un pezzo di storia dimenticato?
L’ex S.A.I. Ambrosini ha bisogno di un’opera di riqualificazione
A Passignano, sulle rive del Trasimeno, è situato lo scheletro di quello che in passato è stato un progetto glorioso: la Società Aeronautica Italiana Ambrosini.
Oggi lo stabilimento è abbandonato a sé stesso e per questo inagibile: molte strutture sono crollate e logorate dal tempo.
Ma quel che oggi evoca desolazione, un tempo è stato la sede di attività con un peso storico rilevante.
Gli anni d’oro
Infatti, nel 1916 fu fondata una scuola militare per piloti di idrovolanti. Inizialmente si parlava di Società Anonima Industriale di proprietà dell’ingegnere Prampolini di Reggio Emilia.
L’officina Ambrosini di Milano si occupava allora della revisione dei motori dei mezzi aerei militari.
Questa scuola formò numerosi piloti militari che presero parte al primo conflitto mondiale.
Nel 1933 Angelo Ambrosini, aviatore, ingegnere aeronautico e imprenditore, diventò socio principale tanto che la proprietà prese il nome di “Società Aeronautica Italiana ing. Ambrosini & C”. La sede si spostò così a Passignano, in provincia di Perugia.
La società si occupò oltre che della formazione di pilotaggio, anche della produzione di aerei. Nel 1939 fu realizzato il primo aereo da caccia, chiamato SAI Ambrosini S.S. 4., ma si ricordano anche il S.A.I. 107, il S.A.I. 207 e il S.A.I. 203 Dardo, utilizzati durante la Seconda guerra mondiale.
Queste ideazioni conferirono una notevole superiorità negli scontri con gi avversari.
Il periodo di crisi
Tuttavia, nel corso del secondo conflitto lo stabilimento fu attaccato e bombardato. Oltre ai danni alla struttura, un forte bombardamento del 1944 causò la morte di 40 anni. La struttura rimase così inagibile per un periodo.
Il dopoguerra segnò per la società un forte periodo di crisi.
Una strategia per fronteggiarla fu quella della differenziazione industriale: l’azienda iniziò a produrre attrezzature agricole, telai e fisarmoniche. Ma, nonostante gli sforzi, nel 1958 lo stabilimento chiuse per fallimento.
Momenti di ripresa
Negli anni Sessanta iniziò una lenta ripresa. Nel 1966 la società ricevette il rimborso per i danni subiti durante il conflitto. Così, lo stabilimento avviò una produzione di materiale ferroviario e antenne radar per la Selenia, azienda elettronica italiana.
La società si occupò in questo periodo di una produzione privata e dedicata alle competizioni sportive, realizzando imbarcazioni a motore e a vela come la YENA, sopravvissuta alla tempesta del Fastnet del 1969, il LONGOBARDA, il grande yacht in fibra di carbonio e l’AZZURRA, lo scafo più famoso d’Italia che partecipò nel 1983 all’America’s Cup, il più importante torneo di vela.
Si ricorda anche Il Moro di Venezia, che gareggiò nell’edizione del 1992, anno in cui la società chiuse definitivamente.
Nel 2004 prese vita la collaborazione tra la S.A.I. e l’azienda Tecnologie d’Avanguardia, produttrice di orologi di precisione. Così la società di Ambrosini diventò fornitrice dell’Aeronautica Militare. Ancora oggi gli orologi Ambrosini sono indossati dai piloti italiani.
Nel 2008 la società riprese il progetto Silveray, fallito nel 1990. Si trattava della costruzione di un catamarano in lega di alluminio. Il progetto suscitò interesse anche grazie alle nuove tecnologie che permettono un miglioramento della qualità della navigazione via mare.
S.A.I. oggi: in attesa di riqualificazione
Purtroppo, oggi la sede della società, situata tra il lago e la ferrovia, è abbandonata. Tra mura sgretolate e tetti mancanti si trovano tracce di quella che è stata una grande struttura militare.
Tra i resti si trovano poltrone, affissi sui muri, libretti di dipendenti, stemmi della società. Non mancano graffiti sui muri e rifiuti poiché sembra non esserci nessun tipo di custodia.
La struttura comprende ampi spazi, alcuni dei quali oggi somigliano a dei garage all’aperto. Questi potrebbero ospitare molte attività, tanto che un progetto di riqualificazione risulterebbe pertinente ed interessante.
Verso questa direzione, il 27 settembre 2019 si è svolto un incontro nell’auditorium Urbani, al quale hanno partecipato la società, le istituzioni locali, architetti, ingegneri ed imprenditori. L’obiettivo dell’incontro era quello di progettare un’idea di riconversione dell’area urbana, mantenendo però intatta la memoria di quel luogo che ha fatto parte della storia italiana.
Già nel 2006 si pensava ad una riqualificazione dell’area, mirata soprattutto all’utilizzo di alcuni capannoni per scopi commerciali. Tuttavia, i finanziamenti non sono mai arrivati.
Successivamente, è stato avviato un secondo progetto nel 2009, che ha aggiungeva agli edifici commerciali la costruzione di un ristorante, un anfiteatro, parcheggio seminterrato ma anche edifici residenziali. Un anno dopo, un terzo progetto che prevedeva una riduzione di cubatura tra costruzioni pubbliche e private. Tutti i progetti non si sono realizzati.
Nel 2015 Lega Ambiente ha lanciato l’iniziativa “Puliamo il mondo” che coinvolgeva anche l’area dell’ex Aereonautica Militare Ambrosini. Si trattava di una giornata di pulizia al fine di rendere accessibile il luogo ai cittadini e ai turisti. Così, l’area è stata ripulita ed assegnata al Comune di Passignano, che ha avviato un progetto mirato a lavori di riqualificazione, come la costruzione di una pista ciclopedonale ed un museo degli idrovolantisti.
Tale progetto di riqualificazione dell’area dell’ex Sai previsto per il biennio 2018-2019 risulta essere in stato di avanzamento.
Sebbene la costruzione di edifici a scopo commerciale sembri essere la soluzione più accattivante, un tentativo di riqualificazione dell’area potrebbe prescindere, almeno in un primo momento, dall’ottica economica, mirando maggiormente a quella culturale e sociale.
Si potrebbe pensare ad un luogo d’incontro di culture, soprattutto giovanili.
Gli ampi spazi della struttura potrebbero trasformarsi in grandi sale di discussione e dialogo.
La struttura potrebbe diventare un luogo di ritrovo per tanti ragazzi che hanno bisogno di confortarsi tra loro per conoscere il mondo e per conoscere sé stessi.
Affrontare dibattiti sul bullismo e il cyberbullismo, sull’identità di genere, sull’educazione sessuale significherebbe sensibilizzare i giovani su tematiche che non possono essere ignorate. Si creerebbero così sorte di forum dove l’ascolto reciproco è la regola principale.
Raccontare le proprie esperienze, esporre domande, esternare i propri dubbi e i propri problemi, questa è l’opportunità che può essere conferita a tanti ragazzi attraverso iniziative di questo genere.
Non mancherebbero professionisti che, attraverso un’ottica pedagogica, spiegherebbero determinati temi e fornirebbero le risposte alle domande dei ragazzi.
Gli altri spazi della struttura potrebbero essere utilizzati come palestre o sale da ballo.
Riqualificare lo stabilimento puntando anche allo sport può essere opportuno in quanto tale pratica rappresenterebbe per i giovani un momento ricreativo ma soprattutto un’occasione di espressione sia personale che collettiva. Attraverso lo sport ci si conosce e si imparano delle regole.
In questo senso, riqualificare l’ex S.A.I. significherebbe offrire un’opportunità ai giovani di avere un luogo di ritrovo, all’interno del quale possano esprimersi e sentirsi al sicuro, e allo stesso tempo, offrire un’opportunità alla struttura stessa di essere riprogettata per un fine utile.