Il vincolo della comunicazione

Dal 490 A.C, quando Filippide corse 40 km per informare gli ateniesi della vittoria a Maratona, le modalità di comunicazione hanno subito notevoli cambiamenti.
Solo a metà del 1800, con l’avvento del telegrafo, si parla di notizia contemporanea: il messaggio arriva al latore prescindendo la vicinanza del mittente. Il 1900 è il secolo della comunicazione di massa, la radio ha aperto la strada al cambiamento, la televisione ha stabilito l’andamento del progresso. Uno schermo, prima in bianco e nero, poi a colori, è diventato il simbolo di un’esperienza sensoriale e culturale completa. Questo si pensava fino l’avvento di Internet, a fine degli anni 70, ancora del word wide web nel 1991 e dello smartphone nel 2008. E’ del tutto evidente: l’innovazione tecnologica è continua e, negli ultimi anni, rapidissima.

Il digitale, nato per demolire i limiti della conoscenza, sta concorrendo per il primato sulla notizia.
Il cartaceo sta lentamente lasciando posto alla disponibilità h24 dell’informazione online.
Il lettore, senza doversi confrontare con un venditore reale, si approccia alla notizia sul web. È possibile reperire articoli passati e quelli in continuo aggiornamento, scegliere di approfondire il tema al quale si è interessati guardando video ed ascoltando interviste; eppure, perché ancora qualcuno sostiene la produzione su carta?

Oltre il mezzo, anche la modalità di comunicazione è stata risucchiata dal vortice del cambiamento. La disintermediazione, ossia il rapporto diretto fonte-notizia-fruitore, privilegia un incontro molto più intimo e frontale con la notizia stessa. Attraverso i social media- nati per l’intrattenimento – e uno smartphone è possibile ascoltare direttamente il messaggio di un politico, con l’opportunità di porgli delle domande, oppure il pensiero del proprio scrittore preferito, e così via. Si lavora giorno dopo giorno per costruire una nuova formalità e una nuova paradossale socialità: un avvicinamento illusorio, soggetto di studio e manipolazione, perfetto per andare on stage. Pare, dunque, di essere di fronte una scelta: la mediazione e, talvolta, il disvelamento del giornalista oppure il soggetto interessato e la modalità con la quale egli decide di apparire.

Il paradosso

La velocità degli sviluppi della tecnologia è lo stesso limite che ne determina l’utilizzo. Avendo un confronto con mio padre, uomo all’avanguardia classe 1960, è emerso quanto, per coloro che non rientrano nella Generazione Z ,siano sorprendenti le evoluzioni della rete, della notizia e del rapporto del lettore con essa e quanto, talvolta, sia un ostacolo cogliere la loro complessità; il notiziario, gli Uffizi visitabili da ogni divano, la notifica del tweet del Papa, quasi fosse un sms, sembrano appartenere alla sceneggiatura di Ritorno al futuro. D’altra parte, sarebbe naïf credere che al mondo, senza necessariamente lasciare l’Italia, non esista una forte divisione e disuguaglianza, dunque che tutti abbiano gli strumenti per accedere al magico universo multimediale- pc,connessione,elettricità.
Stiamo andando incontro ad una apertura dell’informazione, oppure, in virtù del raddoppiamento dei mezzi per accedere ad essa, stiamo precipitando verso un’esclusione sociale e generazionale?

È realmente pensabile un futuro eco-sostenibile, in grado di comprendere in sé passato, presente e futuro, privo di inchiostro su carta, oppure è una mera edulcorazione di una prospettiva fallace? Una posizione infallibile nell’ipotesi in cui a tutti fossero concesse le stesse possibilità ma, per l’ovvio mancato livellamento, la produzione della carta stampata sembra essere l’ultimo appiglio della divulgazione democratica.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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