Nel cuore di Copenaghen – Perché i Danesi sono il popolo più felice del mondo?
Quando qualche anno fa, ho preso la metro che dal Terminal 3 dell’aeroporto di Copenaghen mi avrebbe portato in soli 15 minuti alla stazione di NØrreport, nel cuore della città, ho capito subito alcune cose di quella capitale che stavo per visitare. La prima? Che Copenaghen era ed è una città fortemente costosa. Un biglietto della metro (varia in base alle zone e al tragitto percorso) si aggira intorno ai 4.50€. Esattamente il triplo di quanto noi spendiamo normalmente a Roma. Il rapporto è più o meno 1 a 3. Così per la birra, così per un caffè o una cioccolata calda, così per un pranzo low cost.
Dopo un primo momento di panico generale (eravamo solo tre studentesse universitarie in vacanza) ho deciso di chiedermi il perché. Perché questo costo della vita. Cosa c’era di diverso in quella città e nel paese che la ospitava di così differente dall’Italia? E soprattutto perché la Danimarca era stata definita il posto più felice del mondo? Con gli occhi attenti e lo sguardo curioso, ho iniziato il mio diario di viaggio, ho catturato ogni tassello ed elemento nuovo, ho toccato la diversità, e quando ho potuto, l’ho fatta mia. Ho affittato biciclette, camminato tanto e assaggiato ancora di più.
Perché ecofriendly
Biciclette. Biciclette ovunque. Il mezzo di trasporto più utilizzato dagli abitanti di Copenaghen è senza dubbio la bicicletta. Ad ogni ora del giorno e della notte, in ogni momento dell’anno, temperature basse comprese, le biciclette sfrecciano in tutte le vie. Si vedono ciclisti pedalare in ogni strada. Non sono solo i giovani ad usarle, ma gran parte della popolazione. Donne e uomini, bambini e anziani indistintamente scelgono di muoversi così.
La città ospita quasi 400 km di piste ciclabili facilmente contrassegnate e ben identificabili. Le piste sono separate dall’area pedonale e non è raro che un turista, magari sovrappensiero, finisca nella zona sbagliata della strada rischiando di essere investito (letteralmente investito) da una bicicletta. Scendendo dalla metro o da una stazione ferroviaria, non si può non provare sorpresa o meraviglia nel vedere la moltitudine di persone che decide di spostarsi in questa maniera.
Uno dei ricordi più vividi che ho, rispetto a Copenaghen, è proprio legato agli spostamenti degli abitanti e in qualche maniera, al loro modo di vivere. Era un sabato mattina di inizio marzo, di un inizio marzo qualunque, le temperature in città si aggiravano intorno ai 2°, forse anche qualche cosa in meno.
Mentre passeggiavamo per raggiungere uno dei tanti luoghi da visitare, ci imbattiamo in una piccola famiglia danese. Padre, madre e tre figli molto piccoli al seguito. Fin qui niente di particolarmente strano. Ci accorgiamo però che i bimbi sono trasportati dalla madre in una specie di cestino della bici, è un po’ più grande del classico cestino per la spesa, assomiglia più propriamente ad un passeggino. Ecco di sabato mattina, di un inizio marzo qualunque, con un freddo considerevole, una coppia di giovani adulti portava in giro, in bicicletta, la propria famiglia. Da lì in poi ho iniziato a far caso a quelle particolari forme di biciclette e mi sono accorta che erano più diffuse di quanto potessi immaginare.
Un altro aspetto interessante, legato ai mezzi di trasporto, è la totale efficienza e allo stesso tempo silenziosa armonia del loro funzionamento. Nel 2010 la metro di Copenaghen ha vinto il premio come migliore metropolitana del mondo. Le linee funzionano tutto l’anno, giorno e notte, senza sosta. Direi una premessa leggermente diversa da ciò a cui noi siamo abituati quotidianamente nella capitale d’Italia. E poi il silenzio.
Mi è capitato di leggere recentemente, in un’intervista, la storia di un’italiana trasferitasi a Copenaghen per lavoro. La ragazza ammetteva di essere rimasta colpita sin da subito dal silenzio della città e dalla rilassatezza delle persone. Passeggiando per le strade è quasi impossibile sentire suoni di clacson ai semafori, urla o discussioni accese provenienti dagli automobilisti, la differenza in decibel di rumore tra Copenaghen e una qualsiasi città medio- grande italiana è notevole.
Spazi condivisi: opportunità per tutti
Le iniziative di condivisione sociale e culturale sono a Copenaghen particolarmente frequenti. Non è raro imbattersi in luoghi destinati, progettati e pensati per il cittadino. Sono molti in città i posti nei quali la tecnologia si mescola con il design, la modernità con la storia, l’utilità con la bellezza.
Entrando in una libreria mi sono accorta, per esempio, degli innumerevoli spazi dedicati alla lettura. Per noi la libreria è, nella maggior parte dei casi, il luogo indirizzato alla compravendita del libro. Lì l’approccio sembra essere diverso. Librerie grandissime, strutturate su molti piani, ospitano tavoli, poltroncine, divanetti e sedie dove è possibile consumare un caffè o un thè caldo, sfogliare un volume oppure navigare gratuitamente in internet con il proprio pc.
Ci sono poi postazioni computer, una rete Wi-Fi efficiente, assolutamente gratuita, e zone intere dedicate ai bambini. Qui si possono trovare mamme e papà a raccontare fiabe ai figli, bambini intenti a giocare tutti insieme in uno spazio condiviso o fanciulli appartati a leggere comodamente un fumetto, rannicchiati dolcemente sulla poltrona.
Ai tempi della visita a Copenaghen, non ero a conoscenza di un’altra iniziativa locale molto condivisa e apprezzata dagli stessi abitanti della città. Parlo della riqualificazione urbana del Superkilen Park, nel quartiere multietnico di NØrrebro. Un parco urbano, suddiviso in tre zone distinte da tre fasce cromatiche diverse (rossa, nero verde), che accoglie altalene, panchine, fontane, insegne, sculture, murales, piccoli parco giochi per bambini e postazioni barbecue completamente gratuite messe a disposizioni dei cittadini. Ragazzi con lo skate, coppie in bici e bambini che corrono si mescolano a pranzi domenicali di famiglia; un luogo dove le persone possono liberamente essere e coesistere a prescindere dal sesso, dalla razza o dalla religione.
Luoghi fiabeschi e comunità sui generis
Ma cosa visitare a Copenaghen? Quali sono le mete consigliate a un turista che decide di trascorrere qualche giorno nella capitale danese? Ecco direi sicuramente non la “Statua della Sirenetta“. Almeno non come prima scelta. La città offre molto di più della statuetta in bronzo, posizionata su una roccia di granito, nel porto di Nyhavn, realizzata dallo scultore Edvard Eriksen, e commissionata per omaggiare il grande scrittore danese Hans Christian Andersen, autore della celebre fiaba la “sirenetta”. È considerata la principale attrazione della Danimarca, ma nel novantanove per cento dei casi ne rimarrete delusi, un po’ come accade con la Statua della Libertà.
Sembrano meritare invece un po’ più tempo e attenzione: la passeggiata al porto dove si possono ammirare le graziose casette colorate che si affacciano sul canale, canale regolarmente navigabile attraverso piccoli traghetti o imbarcazioni, un esempio è la GoBoat, ovvero una barca ecologica, che funziona ad elettricità grazie ai pannelli solari, che si noleggia anche senza patente e che consente di fare un giro dei canali di Copenaghen in completa autonomia; il castello di Rosenmborg, antica residenza dei reali, che ospita un museo delle Collezioni Reali Danesi; poi ancora il parco di Tivoli, meta non solo di famiglie e bambini, ma anche di uomini di affari in pausa pranzo o anziani in passeggiata, è il secondo parco divertimenti più antico del mondo, la sua costruzione risale al 1843.
Un luogo fiabesco è invece il castello di Kronborg, nella cittadina di HelsingØr, a circa 50 chilometri da Copenaghen e alla distanza minima con la Svezia. È detto anche il “castello del principe Amleto” perché sembra sia proprio qui che William Shakespeare abbia ambientato le vicende di una delle sue celebri tragedie. Un luogo lontano dal tempo e dallo spazio, dove l’orizzonte è sospeso tra le nuvole e il mare, capace di riportarti a casa. In una casa che non è mia e non è vostra, ma è un po’ forse la casa di tutti.
L’ultima menzione non può non ricadere su Christiania, il quartiere più alla moda di Copenaghen e unico in tutta Europa, quartiere semi-autonomo che ospita quasi 850 residenti. Qui gli abitanti si autogovernano, vivono in una sorta di autogestione in base alla legge Città Libera di Christiania del 1989. La zona hippie si contraddistingue per i locali alternativi, le persone assolutamente sui generis che la abitano, per le strade senza automobili e per i chioschi dove si può comprare e fumare liberamente marijuana e hashish.
Visitare una città come Copenaghen ti consente di entrare a contatto con un tipo di lifestyle diverso dal nostro, fatto di ecosostenibilità e gentilezza, di armonia e confronto, di efficienza e accoglienza (non potrò mai dimenticare il loro spontaneo fermarsi per chiederti in inglese, lo parlano tutti perfettamente, se hai bisogno di aiuto mentre tu sei lì ad armeggiare con una cartina, perso e affranto, in cerca della direzione giusta). Visitare Copenaghen ti consente, nella maggioranza dei casi, di entrare in contatto con una realtà nuova, piena di luoghi magici e di volti gentili.