All in all you’re just another brick in the wall. Storie di ieri e di oggi dei muri

Berlino, 9 novembre 1989. E’ sera, decine di migliaia di berlinesi accorrono davanti ai valichi del Checkpoint Charlie e della Porta di Brandeburgo. Le guardie, che da 28 anni presidiano i posti di blocco alla frontiera, non sanno cosa fare. Poco prima, nel cuore della DDR, era in corso una conferenza stampa. In riferimento alla possibilità da parte dei tedeschi dell’est di spostarsi liberamente all’estero, Riccardo Ehrmann, ex corrispoytndente dell’Ansa, chiese “Da quando?”. Il ministro della Propaganda rispose “Ab sofort” (da subito).

Si aprono i punti di accesso e le persone si riversano come un fiume in piena, in preda a un’euforia collettiva che non può essere contenuta. E’ la fine del simbolo della Guerra fredda e dell’incubo che ha diviso non solo la città di Berlino, ma il mondo intero in due blocchi contrapposti e inconciliabili (capitalismo e comunismo) perennemente sotto pericolo di uno scontro nucleare. In lacrime, i tedeschi dell’est e dell’ovest possono finalmente riabbracciarsi.

L’abbattimento di quel muro e l’immediata riunificazione della Germania è finalmente realtà. Si rievoca così una data storica che quest’anno compie il suo trentennale. Per celebrarla, Sky da lunedì 4 novembre fino a sabato 9 darà via a una fitta programmazione di approfondimenti, interviste e documentari dedicati all’argomento.

Situazione attuale: esempi dei vari muri nel mondo

Sono passati trent’anni, eppure quell’ideologia di protezione e contenimento verso qualcosa o qualcuno che potrebbe minacciarci, è ancora attuale.

Lo dimostra il fatto che ad oggi di muri nel mondo ne esistono ancora e tanti. Viene in mente ad esempio la linea di demarcazione militare che divide la Corea del nord dalla Corea del sud, all’altezza del 38° parallelo, le cui origini risalgono al 1953.

Le tensioni tra i due paesi sono forti e, proprio come accadde per la città di Berlino, il fulcro della divisione riguarda sempre la contrapposizione tra la cultura filo occidentale da una parte (Corea del Sud) e filo sovietica dall’altra (Corea del Nord).

Fortunatamente, quella delle due Coree è una storia che potrebbe trovare uno spiraglio per una soluzione di pace. Recentemente infatti, il 30 giugno 2019, il confine Nord Coreano è stato varcato da Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti.

Trump e Kim Jong-Un (il leader nord coreano) si sono incontrati lungo la linea di demarcazione tra le due Coree. Un segnale forte, visti i tesi rapporti che da anni intercorrono tra USA e Corea del Nord e che sicuramente fa ben sperare per il futuro.

E’ un fatto straordinario che allo stesso tempo sorprende, se si pensa che proprio gli stessi Stati Uniti ancora oggi sono al centro di una vicenda che ha per protagonista un muro. Risale al lontano 1994, sotto l’amministrazione Clinton, la creazione di una barriera in lamiera tra Messico e USA, al fine di impedire il passaggio di migranti messicani irregolari e il traffico di droga. Oggi il Presidente Trump, con lo stesso intento, sta cercando di rafforzare questa barriera, costruendo un vero e proprio muro in cemento.

Altro noto esempio è il muro che divide Israele dalla Palestina. Iniziato nel 2002, il muro è lungo circa 570 km (il progetto iniziale ne prevedeva 764), ed è stato costruito da Israele, occupando per la maggior parte il suolo palestinese.

Cambia l’area geografica, ma il motivo della realizzazione è sempre lo stesso: la sicurezza. Israele giustifica la costruzione di questo muro con la motivazione di voler scongiurare gli attentati terroristici da parte dei palestinesi; i quali rivendicano, ormai da decenni, i loro territori occupati da Israele. E’ una storia lunga che sembra purtroppo non voler giungere a una conclusione. Considerando che le tensioni e gli attentati tra i due paesi sono all’ordine del giorno.

Non serve neanche andare molto lontano per parlare di muri; basti pensare a quello che sta accadendo in Europa, riguardo ai recenti flussi migratori che in questi ultimi anni sono al centro del dibattito politico di ogni Paese.

Il riferimento più tangibile è la recinzione metallica che divide l’Ungheria dalla Serbia realizzata dal governo ungherese in pochi mesi, a partire da luglio 2015. Lo scopo è quello di bloccare il flusso migratorio irregolare proveniente dalla Serbia. Questa barriera (alta circa 3,5 metri e lunga 175 km) è stata costruita dopo che il primo ministro ungherese Orban aveva accusato l’Unione Europea di non fare abbastanza per fermare l’emergenza immigrazione.

Per quanto riguarda il nostro paese, in Italia la politica di chiusura dei porti recentemente adottata dall’ex ministro dell’interno Salvini, o la proposta da parte di Giorgia Meloni (leader del partito Fratelli d’Italia) di un blocco navale per impedire le partenze dei barconi di migranti provenienti dalle coste africane, fa riflettere.

Cenni storici: cosa ha portato alla loro creazione

 Il muro di Berlino, costruito nell’agosto 1961, deriva dalla seconda guerra mondiale e dalla conseguente guerra fredda tra i due blocchi vincitori (USA e URSS). Per motivi sociali ed economici tantissime persone dell’est scappavano a Berlino ovest e il governo della DDR per impedire ciò chiuse, con il muro, il confine tra le due città.

La separazione tra le due Coree costituisce la fase calda della guerra fredda (1945 – 1953). Anche Israele, come è noto, nasce con la seconda guerra mondiale, su territorio palestinese.

Nel muro una breccia

 L’Arabia Saudita ha recentemente aperto le proprie frontiere al mondo. Un altro segno di apertura è stato quello di permettere alle donne arabe di prendere la patente. Un piccolo gesto dal grande significato: sono i muri mentali a essere i più difficili da abbattere. E forse, anche quelli (faticosamente) stanno cominciando a vacillare.

The Wall: il rock senza barriere

Quest’anno, oltre al trentennale del crollo del muro di Berlino, ricorre anche un’altra data storica: i quarant’anni dall’uscita del celeberrimo album “The Wall” dei Pink Floyd, pietra miliare della musica rock, pubblicato il 30 novembre 1979.

E’ la storia di Pink bambino, divenuto poi rock star e vittima della propria vita. Perde il padre quand’è ancora in fasce. Una madre iperprotettiva, una scuola disumanizzante, gli eccessi di alcool e droga e un divorzio. Tutti eventi che lo portano a rinchiudersi in se stesso, costruendosi un muro mentale che lo farà sprofondare nella solitudine, fino a giungere alla follia.

Alla fine deve fare i conti con le sue scelte e la sua vita dissoluta: un processo di autocondanna che determinerà l’abbattimento di quel muro che si era costruito e il riappropriarsi della propria integrità.

In tanti si sono chiesti e si chiedono tuttora, se questo album fosse un segno premonitore di quello che sarebbe accaduto a Berlino, dieci anni dopo. In ogni caso quando il muro è crollato e si è compiuta la riunificazione della Germania, Roger Waters (fondatore e bassista dei Pink Floyd) non ha potuto sottrarsi dal realizzare quello che diventerà uno dei più grandi e importanti concerti della storia della musica: il concerto “The Wall” tenutosi a  Potsdamer Platz a cui parteciparono centottantamila persone.

I berlinesi dell’est e dell’ovest uniti dalla musica, che senza più barriere, dopo anni fa ritrovare tutti insieme a cantare nella stessa piazza.

 

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