Effetti collaterali del Covid-19: stabilità a rischio?

Via del Corso. Roma

Il 2020 è stato segnato dalla diffusione a livello mondiale del virus, altamente contagioso, detto Coronavirus. Il collasso delle strutture ospedaliere e delle aziende funebri costrinse diversi governi nel mondo a chiudere frontiere e a dichiarare quarantene ovunque. L’Italia è stata in quarantena totale per quasi tre mesi, gran parte delle attività economiche e produttive sono rimaste chiuse, e milioni di italiani sono rimasti senza stipendio costretti a restare a casa. Ora il nostro paese, che già prima dell’epidemia doveva far fronte a problemi di crescita economica, si ritrova con un considerevole calo del PIL e con un aumento della disoccupazione.

I danni del virus infatti non si limitano ai sintomi della malattia, come qualsiasi calamità saranno molteplici gli effetti collaterali che esso lascerà nella società mondiale soprattutto a livello psicologico. Gli esperti non si sentono pronti a determinare gli effetti esatti nell’economia ma prevedono un forte arretramento, alimentato dal crollo della domanda mondiale e della supply chain, sfociando in una possibile recessione. Per il momento sono solo previsioni numeriche, che potrebbero cambiare con interventi di politica economica, quelle che invece sono decisive nel benessere politico e sociale sono le percezioni che i cittadini hanno sul futuro dell’Italia.

Pandemie e crisi economiche

Il patogeno è stato identificato il 31 dicembre 2019 in un laboratorio di Wuhan, luogo da cui è partito il focolaio. L’origine del virus non è stata ancora chiarita, anche se esiste l’ipotesi dell’origine animale. Appartiene alla famiglia dei coronavirus, che possono causare da un lieve raffreddore comune a una grave polmonite o bronchite. Il coronavirus umano, o betacoronavirus, è stato scoperto nel 2003 dopo che fosse isolato il SARSCov dal focolaio di Guangdong, all’epoca l’epidemia fece perdere 23 miliardi di dollari al Pil cinese, la metà di quello che invece sta perdendo con il Covid19. Anni più tardi ci fu un focolaio in Arabia Saudita con un virus simile detto MERS, che provocò non solo più di 300 morti, ma particolari danni al turismo e alle quotazioni petrolifere.

Le epidemie però non sono un tema recente, ricordiamo la “Peste di Giustiniano” del 541 che colpì l’Impero Bizantino provocando la morte del 40 % della popolazione. L’imperatore per combattere la crisi economica dovette ridurre la quantità d’oro nelle monete, senza avere successo. Situazione diversa si visse nel 1300 quando l’Europa venne colpita dalla peste nera che oltre a provocare un forte crollo demografico segnò la fine dell’economia feudale.

Anche se sotto alcuni aspetti non ebbe un effetto negativo nell’economia forzando al riequilibrio dei salari e alla redistribuzione della ricchezza, la scarsità di manodopera portò all’aumento dei conflitti sociali. Alla fine della prima guerra mondiale, l’influenza spagnola uccise più di 50 milioni di persone, ma anche se l’impatto a livello psicologico ed emotivo fu altamente traumatico non danneggiò la crisi della domanda e dell’offerta dato che l’età delle vittime era soprattutto di età adulta.

La problematica nella situazione italiana

L’Italia, però, non è stata solo lo scenario storico di grandi epidemie ma anche di periodi di forte tensione economica e politica segnati da grandi scioperi e manifestazioni di massa. Infatti l’economia italiana è il risultato di numerosi interventi politico – economici che nella storia ne hanno inciso la struttura. Riforme che non sempre hanno soddisfatto le aspettative dell’intera popolazione ma che hanno più volte cercato di salvaguardare il benessere generale. Pensiamo al Governo Giolitti con le sue riforme sociali per la tutela del lavoro, alle cause dietro alla diffusione del fascismo, alle secolari disparità economiche che hanno da sempre diviso il Nord dal Mezzogiorno italiano, ai riformisti Massimo D’antona e Aldo Moro, o alla crisi inflazionistica in seguito alla Golden age.

L’entrata nell’Eurozona e l’accesso alla moneta unica sembrava essersi guadagnato il consenso popolare, considerato un segno di risveglio e stabilità economica dopo gli anni d’incertezza della guerra fredda. I giudizi sull’euro però, cambiarono radicalmente dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008 negli Stati Uniti, un’inevitabile recessione mondiale. Presero voce in politica le posizioni che ritenevano l’Eurozona un ostacolo alla crescita economica italiana. Le conseguenze di quest’ultima crisi aggravarono ulteriormente questo quadro di endemica debolezza. Ed è proprio nel momento in cui l’economia mondiale e quella europea sembravano aver imboccato con una certa decisione il cammino della ripresa, e l’Italia sembrava finalmente uscire da una lunga instabilità politica, che il mondo venne messo in ginocchio dall’ennesima pandemia.

Le aspettative degli italiani

Da alcune settimane le misure restrittive della quarantena sono state allentate, i negozi hanno cominciato riaprire e le strade italiane hanno iniziato a riempirsi. Siamo stati quasi tre mesi in blocco totale e con un virus che si è sparso in tutta la nostra penisola generando percezioni nonché contrastanti nella popolazione. Da sempre i social sono stati il mezzo di comunicazione per eccellenza degli italiani che vogliono esprimere le proprie opinioni e idee sui diversi aspetti della vita: politica,economia, storia, psicologia, ecc. l’impatto di questa pandemia non è da meno e non ci è voluto molto perché la gente volesse far notare le diverse impressioni che hanno avuto.

Per questo abbiamo chiesto ad alcune persone quali prospettive hanno sull’Italia post-Covid. C’è una forte convinzione che i primi tempi dopo la quarantena saranno difficili per tutti a livello economico. Il blocco infatti oltre a fermare le attività a fatto riflettere sulle esigenze, le abitudini, sui cambiamenti drastici che si possono presentare e alla fragilità del nostro sistema; è evidente come il turismo e il commercio siano stati particolarmente danneggiati, città come Roma e Milano sono famose per la Movida e per le grandi quantità di turisti che visitano i nostri musei. Rimane l’incertezza che le antiche abitudini positive al commercio possano tornare e con esse le garanzie economiche che potevano assicurare una forte ripresa dato che i confini mondiali sono ancora chiusi e gli assembramenti sono vietati. Scene come la Fontana di Trevi affollata di gente o le lunghe file dentro e fuori dal Colosseo sono difficili da immaginare nella vita dopo il Covid-19.

Via del Tritone. Roma

Non mancano però gli italiani che hanno fiducia nel riuscire a far ripartire l’Italia con speranza e con la frase persuasiva “rimboccandoci le maniche”:
“…è tutto un ciclo come la borsa, dopo una grande discesa c’è sempre una grande risalita e poi un equilibrio sino a nuove situazioni che ricambiano il gioco..”
“…la storia lo insegna mille e più volte dopo una grande crisi c’è sempre un periodo di costruzione…basta fasciarsi la testa prima ancora di prendere la mazzata, rimbocchiamoci le maniche”
Sono molte anche le critiche al governo, di come sta affrontando le divergenze economiche e come le problematiche preesistenti possano influire negativamente: “…si è ricominciato a ripartire, ma con ordini rimasti in sospeso … in Italia con i pagamenti 60/90 giorno a fine mese c’è gente che lavori fatti a gennaio a fine marzo non hanno ancora incassato, poi due mesi di stop… realisticamente la vedo grigia…”

Si parla di problemi nelle riforme del lavoro, pagamenti dei bonus d’emergenza in ritardo, lavoratori precari che con titubanza affrontano le proprie quotidianità , individui e aziende indebitati per poter resistere alla mancanza di risorse, infermieri, detti “eroi della pandemia”, senza contratti fissi e costretti a far parte di cooperative che non li garantiscono indennità, ferie, malattia, infortuni, ed uno stipendio adeguato alla sua qualifica, impiegati sanitari sottopagati.
Questo però, non scoraggia gli italiani che ancora hanno affidamento in un rilancio: “…però non resta altro che tener duro è un po’ alla volta sperare di riprendersi…”

L’importanza dell’unità

Le preoccupazioni non si fermano alla necessità di trovare un vaccino. Il mondo in questo momento è invaso da un serio scetticismo. Nonostante la fiducia nel ricominciare e nel tornare alla normalità o che almeno le persone possano migliorare la propria situazione attuale, l’aumento della sfiducia negli interventi politici non è positiva.

L’Italia ha vissuto anni di grande instabilità dopo la recessione del 2009, in seguito alle dimissioni del Governo Berlusconi si è riusciti con estrema difficoltà ad affermare un governo, diffondendo ulteriormente l’insoddisfazione dell’opinione pubblica. Ora il nostro paese dopo aver sofferto la morte di migliaia di persone si ritrova a dover affrontare una difficile impresa nel far ripartire un motore economico già stagnato: le cessate attività, le persone che hanno perso il lavoro in mezzo alla pandemia, imprenditori che dovettero entrare in affari loschi e mafiosi per riuscire a salvare le proprie attività, le rinunce delle famiglie e degli studenti per mancanze di fondi economici, non sono un buon panorama per il futuro, soprattutto in un paese che anche se ricco ha sempre contato con alte percentuali di precarietà e povertà.

Questo non toglie che ci possa essere un miglioramento economico generale della nazione e che le politiche economiche adottate possano funzionare ma l’ottimismo del popolo è a rischio e con esso la tranquillità. Sono sempre di più le persone disposte a lottare contro gli orientamenti politici del governo, avvenimento che in questo momento non è efficace alla restaurazione della normalità, ma contribuisce ad aumentare le problematiche e le divisioni della nostra società. La popolazione appena sconvolta da una tragedia non è pronta per patire ulteriori guerre, è importante che cittadini e politici di tutti i colori facciano tregua, anche temporaneamente, collaborino per affrontare insieme i danni devastanti che il virus sta ancora provocando in modo di far ripartire questo paese risolvendo i problemi sociali in serenità.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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