Direttore responsabile: Claudio Palazzi

Il rientro a scuola e nelle università per questo settembre è stato molto discusso e soprattutto desiderato. A marzo le lezioni sono state sospese e tutti, alunni e professori, hanno imparato un nuovo modo di fare didattica, per poter garatire continuità al percorso di studio di ciascuno. Sono state organizzate lezioni, compiti in classe ed esami universitari online e i professori, così come gli alunni e i genitori degli stessi, hanno dimostrato un forte spirito di adattamento. Oggi le lezioni sono ricominciate nelle aule ma nessuno si è dimenticato del nemico che si sta combattendo dall’inizio di questo 2020: il covid-19. Per questo motivo la didattica sta provando a tornare alla normalità, senza escludere il fatto che questa sarà una nuova normalità nella quale bisognerà imparare a inserirsi. Rientro in facoltà: l’università che riparte.
Il rientro nelle scuole

All’indomani del lockdown ci si è cominciati a chiedere cosa fosse davvero importante per il Paese, per la salute dei cittadini e per il loro futuro. Uno dei punti su cui maggiormente si è discusso è stato proprio l’istruzione. Se la didattica online ha rappresentato un ponte di raccordo tra il prima e il dopo quarantena, non può continuare a rappresentare un nuovo modo di fare scuola.

Il rientro in aula, oltre ad aiutare i genitori nella gestione del loro tempo, è fondamentale per la crescita personale di ogni studente. In un mondo che punta sempre di più alla digitalizzazione, il rapporto tra alunni e insegnanti è un momento di scambio non sostituibile da nessun ritrovato tecnologico. Lo schermo del nostro computer, tablet, telefono che sia, ha spersonalizzato tutti quei momenti della quotidianità centrati sul rapporto umano, come potevano essere, prima di marzo 2020, una lezione in aula o un esame importante. Per molti la routine della scuola rappresentava un motivo per alzarsi la mattina, uscire, darsi degli obiettivi e un ritmo oramai distrutto: esami in pigiama, lezioni con webcam spenta, poca, se non addirittura nulla, partecipazione, hanno portato molti a sminuire questo impegno a distanza. 

Dunque, risulta chiaro perché si sia spinto tanto per la riapertura delle scuole e delle università per l’inizio del nuovo anno scolastico, vagliando tutte le possibilità per poter garantire un rientro in sicurezza, sia per gli studenti sia per il personale, che si occupa di gestire la sanificazione degli ambienti e il rispetto delle regole anti-covid (consultabili sul sito del Ministero dell’Istruzione nella sezione Rientriamo a scuola https://www.istruzione.it/rientriamoascuola/).

Le Università

Se però, per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria sono state fornite direttive precise da seguire, sia al personale che alle famiglie, lo stesso non si può dire per le università. 

La coordinazione degli atenei di tutta Italia è lasciata alle università stesse, che devono impegnarsi per realizzare le condizioni di possibilità di un rientrò nelle facoltà in sicurezza. Seguendo alcune linee generali fornite dal Governo, quali il mantenimento della distanza interpersonale, l’obbligo della mascherina e la sanificazione degli ambienti, le università italiane hanno dovuto ideare soluzioni su misura per permettere la ripresa delle lezioni in presenza e degli esami in sede. 

L’Università La Sapienza di Roma, uno degli atenei più grandi e frequentati di tutta Italia, ha ripensato da zero la sua organizzazione: per entrare nella città universitaria, su richiesta di addetti alla sicurezza, bisogna esibire, unitamente a un’autocertificazione che dichiara il buono stato di salute dell’individuo, la conferma dell’appuntamento fissato con un docente o una segreteria; le lezioni in presenza, invece, sono prenotabili tramite la piattaforma, ideata ad hoc, Prodigit, nel rispetto di una turnazione stabilita seguendo il numero di matricola. 

Questo sistema non scampa alle critiche né rappresenta una soluzione definitiva, ma rimane una delle possibilità da tenere in considerazione per il ritorno alla vita universitaria. Diversi sono i dubbi sollevati tra gli studenti: quanto conviene a un fuorisede prendere una stanza in affitto, a esempio, oppure quanto questa turnazione potrà essere fruttuosa per gli studenti, che dovranno seguire lezioni in parte in aula e in parte a casa, perdendo così a intermittenza il contatto con la realtà universitaria e, di conseguenza, una continuità didattica. E diversi sono anche gli ostacoli da superare a partire dalla gestione delle risorse, ancora troppo limitate, di cui le università dispongono. 

Ancora, dunque, si è lontani dal raggiungere il punto di arrivo di un percorso che sembra lungo e senza fine. Il lockdown ha dato sicuramente una scossa e ha aiutato a velocizzare una digitalizzazione già iniziata qualche anno fa, ma i passi da compiere sono ancora molti.

Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, ha affermato: “Dobbiamo immaginare una università che continui a essere comunità in presenza ma che utilizzi le potenzialità offerte dalle tecnologie e dal digitale per diventare più inclusiva e capace di rispondere ad esigenze che cambiano nella società, per una società più competente e democratica”

Questo è l’impegno che si assumono dunque le università: evoluzione tecnologica da considerare non come sostituto della vita universitaria, ma come una maggiore inclusione simultanea. 

Certamente si tratta di una situazione delicata, da considerare in tutti i suoi aspetti, e molte saranno le nuove proposte che sorgeranno nei prossimi mesi per rendere i luoghi dell’istruzione più sicuri ed efficienti possibili. L’obiettivo è quello di dare vita a una nuova didattica, che non cancelli il passato, che non elimini le lezioni, gli incontri e i dibattiti che prendono vita nelle aule scolastiche, ma che inserisca questa realtà in un’ottica più ampia capace di rendere l’istruzione dinamica e interattiva a livello globale. 

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