Secondo i dati Istat degli ultimi anni nel nostro paese vivono sempre meno italiani e quelli che rimangono sono sempre più anziani. Ma perché? Università e mondo del lavoro: separazione in casa? Direttore responsabile: Claudio Palazzi
Una delle risposte è da attribuirsi ai riscontri (o non riscontri) che i giovani ricevono dal mondo del lavoro. Esiste, infatti, un grande gap tra un’istruzione universitaria di livello eccellente, pienamente riconosciuta all’estero, e un mercato del lavoro che non offre opportunità adeguate alle nuove leve.
Filippo Greco è dipendente Tim da gennaio 2009 e si occupa di Front End e di Back Office al Caring Service Mobile Consumer (119). Si è Laureato Dottore Magistrale in “Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale” a marzo 2018. Nello stesso anno ha ricevuto l’abilitazione alla professione di Pianificatore Territoriale (Sez. A – Sett. B). Studioso di Cartografia, Web Mapping, ed esperto di Sistemi Informativi Territoriali (GIS), ha sempre manifestato un grande interesse per le dinamiche che riguardano la sua città natale, Palermo.
Rispetto alla sezione “sbocchi lavorativi” del tuo corso di studi, vi è un effettivo riscontro con il mondo del lavoro?
Le possibilità previste da quella sezione si scontrano con la realtà dei fatti. La mia figura, nata circa venti anni fa, non è ancora riconosciuta in Italia. Essa viene sostituita nei suoi compiti dall’architetto, dall’ingegnere o dal geometra. Il pianificatore, invece, ha una visione più ampia sul contesto urbano ed è mediatore tra forze pubbliche e private.
I tuoi colleghi universitari lavorano nel vostro settore o hanno un lavoro parallelo?
Direi che un 60% ha trovato un lavoro parallelo. Un 40% di loro si è avvicinato al nostro settore anche reinventandosi. Molti stanno tentando la strada dell’insegnamento soprattutto al Nord Italia. Altri si sono trasferiti all’estero senza incontrare particolari difficoltà.
Per quanto riguarda te, che strade stai tentando per lavorare nel tuo settore?
Avendo un lavoro parallelo sono più rilassato nella ricerca. Nutro interesse per l’insegnamento e ho cominciato dalle supplenze. Partecipo anche ai pochi concorsi banditi soprattutto dai comuni che, in un processo di aggiornamento, cercano la mia figura (anche se per poche unità). Infine sono venuto a conoscenza dell’opportunità di lavorare come urbanista presso la mia azienda, poiché essa è talmente grande da occuparsi di territorio.
So che hai dovuto rinunciare alla borsa di dottorato per una mancanza di flessibilità da parte dell’Università. Cosa è accaduto?
La borsa di dottorato prevedeva la frequenza di un anno all’estero per lo sviluppo del progetto. Considerazioni quali i costi da sostenere e il mio lavoro in Italia, mi hanno costretto a rinunciare. Avevo chiesto un ridimensionamento a dottorato nazionale ma non è stato possibile. Mi porto dietro la soddisfazione di aver vinto una sfida ma rimane il rammarico di non aver intrapreso la strada accademica.
La XXII Indagine sulla Condizione occupazionale dei Laureati condotta da Almalaurea mostra, per l’anno 2019, un tasso di occupazione interessante tra i laureati di primo e secondo livello. Tuttavia il report afferma che:
- “i laureati dei gruppi ingegneria, scientifico, chimico-farmaceutico e medico risultano favoriti;
- le lauree di secondo livello mostrano maggiori opportunità di occupazione;
- si confermano significative le tradizionali differenze di genere e territoriali, con la migliore collocazione degli uomini e di quanti risiedono o hanno studiato al Nord”.
Da aggiungere che molti dei nuovi occupati svolgono un lavoro parallelo rispetto ai loro studi e che alcuni corsi universitari, con i relativi sbocchi occupazionali, non sono in linea con le figure professionali riconosciute dalla normativa italiana. L’esempio di Filippo Greco vale per tutti.
In un periodo di grandi rivolgimenti a livello nazionale, di cui la pandemia di Coronavirus è stata purtroppo uno degli input necessari, possiamo aspettarci dei cambiamenti inediti?