Fermento. Agitazioni. Ogni giorno manifestazioni da tutto il mondo occupano le pagine dei quotidiani. Molte sono le popolazioni coinvolte e appartenenti a paesi emergenti, terzo mondo, paesi industrializzati. Una moltitudine di etnie è in rivolta in Iraq come in Spagna, in Cile come in Egitto, in Ecuador come in Algeria, a Hong Kong come in Iran. Ma avvengono ancora cortei in forma pacifica, ad esempio quelli del movimento delle “sardine” in Italia. Cultura e democrazia Direttore responsabile: Claudio Palazzi

Anche altri paesi hanno avuto contestazioni, ma in forme più aggressive, negli ultimi anni: Brasile e Francia, per nominarne due. Qual è il collegamento tra tutti questi eventi? Segue un’analisi per tappe degli elementi in comune nei paesi protagonisti della recente cronaca.

Punto di vista economico e fallimento del neoliberismo

Facile considerare che tali criticità siano state accentuate dalla crisi economica del 2018. Ma ciò non toglie che le agitazioni accennate prima siano state causate da alcuni elementi che hanno determinato loro stessi la crisi.

Continuando a dare rilevanza agli elementi economici come concausa, è possibile constatare che l’adozione da parte di molti paesi di politiche neoliberiste si sia dimostrato un fallimento. Alexander Rüstow teorizzò la completa estraneità delle istituzioni nell’andamento dei mercati. Ma perseguendo questa tesi economica si è accentuato il divario tra ricchi e poveri. Questi ultimi in preoccupante crescita rispetto ai primi.

La politica elitaria continua ad adottare soluzioni sempre più favorevoli ai più abbienti. Tali scelte, in un sistema come quello descritto, vengono istituzionalizzate perché perpetrate dalle lobby al potere.  Il problema persistente è che queste azioni vengono mascherate dalla dialettica populista e sovranista che, con l’inganno, porta le inconsapevoli vittime ad alimentare la linfa vitale degli uomini al potere.

Ovviamente negli stati assoluti ciò è chiarante palesato. Mentre laddove la democrazia, attraverso il voto, legittima il comportamento della casta, accade che vi sia un inconsapevole consenso dalla stessa collettività. Il giro di vite vede tale comunità depredata di alcuni diritti e perciò incline alla contestazione. L’astensione o il voto errato è quindi la causa principale dello status quo negativo contingente.

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Punto di vista politico e antropologico

Gli espedienti utilizzati dalla dialettica populista sono spesso gli stessi. E potrebbero essere riassunti in tre punti.

Il primo: immancabile nella strategia dell’esperto populista è l’utilizzo di un’attenta comunicazione. La dialettica deve essere di basso livello e comprensibile a tutti. Si trattano argomenti complessi ma con estrema leggerezza. La semplificazione è indispensabile, soprattutto quando l’interlocutore non è in grado di comprendere. È poi facile falsare il contenuto di un concetto o un problema se riportato in maniera sommaria. È possibile riformularlo, inventando attraenti soluzioni ma inefficaci nella realtà.

Il secondo mezzo del buon populista è quello di riversare il sentimento di odio e ostilità, enfatizzati dal disagio sociale in cui si vive, inventandosi un nuovo nemico. Qual è il capro espiatorio che ha sempre acceso l’animo umano? Ovviamente il “diverso”. Ecco quindi le istituzioni stesse indicare come la causa di tutti i mali l’immigrato. Il diverso per eccellenza. Colui che viene da fuori per portare instabilità, delinquenza e indigenza rubando agli autoctoni il lavoro. Se poi tale individuo ha la pelle di un altro colore, allora tutto è più scontato. Non importa se sia storicamente provato che la mescolanza di culture abbia portato solo giovamenti e arricchimento in gran parte delle società. Comunque il razzismo prevarrà nella sua brutalità togliendo spazio al raziocinio e la valutazione oggettiva del vero problema. Lo spiega Jared Diamond nel suo bellissimo saggio: “Armi acciaio e malattie”. Anche Yuval Noah Harari ha trattato l’argomento, anche se in forma diversa, in “Da animali a dei. Breve storia dell’umanità”.

Terzo ed ultimo mezzo, ma non per questo meno importante, utilizzato dall’esperto populista è di allontanare l’attenzione da qualsiasi problematica non risolvibile nel breve periodo. I riflettori devono essere invece convogliati su una qualsiasi questione che prenda alla “pancia” dell’elettore.

Le difficoltà sociali indotte da un’economia sbagliata e iniqua sarebbero risolvibili solo attraverso nuove politiche di ampio respiro, dove i risultati verrebbero alla luce solo nel lungo periodo. Inoltre tali politiche, rivolte ad aiutare i disagiati, agirebbero a discapito delle classi privilegiate. Questi due elementi sono ovviamente un deterrente per i politici. Il primo però è meno immediato: gran parte dei governi democratici al momento sono particolarmente instabili e la durata dell’esecutivo è spesso più breve degli effetti delle politiche economiche intraprese. La casta non riesce quindi a cogliere i frutti per la eterna prossimità delle elezioni. Quindi il clima di perenne campagna elettorale porta la politica a pensare a come mantenere il potere, piuttosto che occuparsi dei bisogni reali degli elettori.

Ecco quindi spiegati gli innalzamenti di muri tra stati e la chiusura dei porti. Dimenticando come le più grandi culture siano state, in passato, arricchite grazie all’incontro di popoli che hanno saputo integrarsi tra loro. Gli Stati Uniti sono una delle popolazioni più esemplificative e più contraddittorie di questo fenomeno. Nascono come la mescolanza di etnie, ma tra i più accesi dibattiti dell’attualità c’è l’ampliamento del muro al confine col Messico.

In Italia si parla di chiudere i porti dimenticando i fenomeni di emigrazione che hanno visto protagonisti gli italiani nella storia (durante il fascismo, il dopo guerra, l’attuale “fuga dei cervelli”). O i fenomeni di immigrazione e mescolanza etnica (greci, arabi, africani, popoli germanici, normanni, spagnoli, etc.) che hanno portato giovamento alla nostra cultura. Non dimentichiamo che i latini all’inizio si limitavano a costruire rudimentali capanne e vivevano di pastorizia.

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Carenza di cultura

Cerchiamo ora di comprendere come possano certi lobbisti arrivare a prendersi gioco della massa. Riescono a danneggiare, sfruttare per i propri interessi e, al contempo, aumentare il proprio consenso. Per guardarsi dai raggiri gli uomini sarebbero tutti dotati di un organo che potrebbe fungere da sistema di difesa: il cervello. Il pensiero può essere un’arma di attacco ma anche di difesa. La mente però, per essere efficace, deve essere caricata con le giuste munizioni: la cultura. Invece inculcando informazioni ingannevoli, l’arma sembra carica ma in realtà è a salve. Quest’ultimo stratagemma perpetrato dalle lobby al potere le rende invincibili. Di conseguenza anche il voto diventa un’arma a doppio taglio. L’elettore: non cosciente di cosa abbia sostenuto attraverso il suo contributo, non capisce di essere stato lui stesso la “causa del suo mal”.

La massa se non istruita è facilmente malleabile. Un esempio empirico potrebbe essere quello di Orson Wells. Nella trasmissione radiofonica che conduceva simulò un attacco dei marziani. Molti credettero allo scherzo, senza porsi domande banali del tipo: come mai le altre stazioni radio non stavano accennando minimamente a tale attacco di portata mondiale? Il panico si diffuse in poco tempo. Tale aneddoto insegna che basta usufruire del mezzo giusto di comunicazione, essere convincenti, ma soprattutto essere ascoltati da un pubblico sprovveduto.

Altro esempio più recente è stato quello del voto favorevole alla Brexit. È emerso che la maggior parte dei sostenitori sono stati i contadini che usufruivano inconsapevolmente dei fondi della Politica agricola comune (PAC). Di conseguenza, l’uscita dall’UE determinerà la perdita del diritto di avvalersi di tali risorse. Le conseguenze economiche sono abbastanza prevedibili.

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Ostacoli e soluzioni

Per combattere il fenomeno della carenza di cultura e necessario domandarsi se la didattica delle scuole e nelle università sia efficiente e svolga al meglio il proprio compito. Tali istituzioni devono garantire alle nuove generazioni un bagaglio culturale che sia più ricco rispetto a quello fornito alle generazioni  precedenti.

Gli istituti scolastici dovrebbero creare le basi culturali per determinare una coscienza civica che porti al rispetto del prossimo. Le scuole dovrebbero preparare l’alunno ad intraprendere una scelta consapevole dell’indirizzo universitario o del percorso lavorativo da intraprendere. A sua volta l’università dovrebbe fornire gli strumenti (sia teorici che pratici) per introdurre nel mondo del lavoro persone già qualificate.

Viviamo un’epoca dove il digitale permette l’accesso ad un’infinita mole di dati e di notizie. Grazie alla rete siamo tutti aggiornati nell’istante successivo a quello in cui i fatti sono accaduti. Possiamo reperire facilmente informazioni riguardanti avvenimenti presenti e passati. Ma anche questa opportunità può andare a discapito del fruitore. La maggior parte dei dati accessibili dalla rete non hanno alcun controllo o supervisione. Quindi il fenomeno delle fake news è sempre più frequente. E per combattere questa possibilità la soluzione è sempre la stessa: avere un adeguato bagaglio culturale al fine di valutare la bontà della notizia.

Sempre a causa della rete diversi sono i fenomeni che ostacolano l’istruzione e la cultura. Un esempio riguarda la moda degli “youtuber” che dilaga tra i giovanissimi “follower“. Questi “surfers del web”, come il famoso Cicciogamer, cavalcano l’onda di un nuovissimo business: pubblicare online le proprie riprese video seduti davanti alla console, giocando e commentando i videogames. I giovani ammiratori, guardando i video degli youtuber, annullano del tutto le loro capacità intellettive. Non c’è più nulla di educativo in quello che vedono. I videogiochi in sé possono essere criticabili o meno. Alcuni necessitano un minimo impegno prevedendo puzzles da risolvere. Altri prevedono solo qualche dote di prontezza e istinto: ad esempio i cosiddetti “sparatutto”. Con Cicciogamer, invece, anche quel poco di buono che possono offrire i videogames viene annullato. A risolvere i puzzles e a sterminare il nemico ci pensa Cicciogames. Lo spettatore, oltre a demandare a terzi il minimo impegno che richiede un videogioco, ascolta, imbambolato, gli improperi e i commenti di basso livello del noto youtuber.

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Fallimento della democrazia?

Il punto forse più delicato. E strettamente legato a quello dell’insufficienza culturale è: la democrazia ha fallito? Il voto deve essere limitato alle persone che dimostrano di essere degne detentrici? Esistono già alcune gravi fattispecie che prevedono l’interdizione al voto. Che debbano essere estese al superamento di un esame di idoneità attitudinale e cultura generale? L’autobus o l’automobile sono un mezzo utile, ma posti nelle mani sbagliate di chi non sa guidare o ne fa un uso sconsiderato, possono divenire persino un’arma. Per questo motivo è stato istituito l’esame della patente e dei successivi controlli negli anni per stabilire l’idoneità del guidatore.

Ebbene questa è sicuramente un’estremizzazione e anche una provocazione. Ma sicuramente il voto nelle mani sbagliate può essere pericoloso. È per questo che, anche se è sempre importante andare a votare, è altrettanto essenziale farlo con coscienza. Esiste solo un modo perché ciò avvenga: fornire un’adeguata istruzione. In questo modo i partiti sarebbero costretti ad elevare il livello dei programmi politici e impegnarsi di più nell’espletare il proprio dovere, poiché sarebbero esposti al giudizio di un elettorato più consapevole.

Direttore responsabile: Claudio Palazzi

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2 Commenti

  1. Thanks for your great article!
    It seems a very accurate analysis (although sad) of ‘what’g going on’ in contemporary society.
    More articles like this!

    Simo

  2. I tempi in cui il diritto di voto era ristretto solo alle classi ricche e colte, hanno visto regimi terribili, sanguinosi, guerrafondai, razzisti e colonialisti.
    La tesi del “voto nelle mani sbagliate” era anche lo slogan di chi voleva mantenere il divieto di voto alle donne.
    Attenzione a non farsi ingannare, possono venire ingannati anche gli acculturati!
    Quello che possiamo dire è che il diritto per tutti al voto è una condizione necessaria ma non sufficiente a una vita democratica.

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